martedì 29 giugno 2010






In occasione del 50 esimo anniversario della rivolta antifascista di Genova del 30 giugno 1960 pubblichiamo l’intervista concessa al secolo XXI dallOn. Fulvio Cerofolini. Presidente provinciale ANPI di Genova
http://ilsecoloxxi.wordpress.com/2010/06/28/il-cinquantesimo-del-30-giugno-1960-che-successe-a-genova/

In che contesto avvennero i fatti del 30 giugno di 50 anni fa?
Il contesto internazionale:
Dal punto di vista internazionale eravamo a pochi anni da alcuni eventi che hanno messo a soqquadro vecchi equilibri da tempo consolidati. La crisi del colonialismo, la Francia che si doveva ritirare dalle sue colonie, dalla polveriera algerina come dall’Indocina. In Occidente eravamo a pochi anni dalla rivolta anti sovietica ungherese soffocata dai carri armati. Quella costituì la prima incrinatura del Patto di Varsavia, eravamo in piena guerra fredda. Il 1960 è quel periodo di incubazione che è poi esploso nel ’68 con la rivolta giovanile.
Il contesto italiano:
Sul piano nazionale era un momento di grande fibrillazione politica: la DC era al potere ininterrottamente dal 1947 e alle soglie degli anni ’60 si trovava a fare i conti con il fatto che le era sempre più difficile governare con quella maggioranza ( socialdemocratici, repubblicani e liberali). Le difficoltà poggiavano sui rapporti numerici di una maggioranza risicata, ma soprattutto sulle questioni sostanziali di politica economica.
Il contesto genovese:
Arrivando a Genova, dal punto di vista produttivo, gli anni’60 sono ricordati come gli anni del miracolo economico, ma un miracolo che a Genova non era arrivato: sino ad allora eravamo reduci delle grandi operazioni di ridimensionamento e trasformazione del potenziale industriale, soprattutto a partecipazione statale, che hanno interessato decine di migliaia di lavoratori con battaglie sindacali epiche, scioperi lunghissimi e occupazioni di fabbriche.
Con questo panorama economico e sociale che gravava sulla città la situazione politica genovese ovviamente non poteva non risentirne. Al Comune nel ’51 si era insediata una maggioranza quadripartita con sindaco DC: l’onorevole Pertusio. Ad un certo punto di sono ritrovati a non avere più la maggioranza in Consiglio comunale e quindi chiesero e ottennero l’appoggio di 3-4 consiglieri del MSI. Di fatto diventava una maggioranza legata al Movimento sociale, l’erede politico ideologico del partito fascista, infatti i dirigenti erano tutti gerarchi di grande livello del passato regime. L’esperienza durò pochissimo perché era palesemente incongrua rispetto alla realtà storica di Genova e alla sua tradizione e in quel breve lasso di tempo che visse provocò una presa di posizione rigida della dirigenza nazionale del partito socialdemocratico, il Segretario nazionale Matteo Matteotti, figlio di Giacomo, ordinò agli assessori del suo partito di uscire da quella Giunta. L’abbandono determinò la crisi dell’amministrazione comunale e la successiva nomina del commissario prefettizio





Quando accaddero i fatti del 30 giugno il comune di Genova non aveva un’amministrazione ordinaria.
Questi eventi si intrecciano e si accavallano con analoghi momenti di crisi del Governo nazionale: dopo vari tentativi di formare un governo con una maggioranza e un programma su cui lavorare si arriva a Tambroni, dell’ala sinistra della DC, che realizza un’intesa, sempre con il vecchio quadripartito e con l’appoggio esterno del MSI. Questo suscitò molta tensione nel paese e anche nello steso governo tanto che dopo poche settimane 3 ministri democristiani, fra i quali il senatore Bo, di Sestri levante, si dimisero. In questo contesto giunse notizia che l’MSI aveva annunciato di fare il proprio congresso nazionale a Genova chiedendo e ricevendo dal governo il sostegno adeguato con l’invio in città del nuovo questore Lutri. I missini fanno sapere che il congresso si terrà al teatro Margherita, oggi sede della vecchia Feltrinelli, a 50 metri dal sacrario dei partigiani sotto il ponte Monumentale e che il presidente onorario del congresso sarebbe stato l’ex prefetto Basile, il quale durante, l’occupazione tedesca come prefetto di Genova, firmava i bandi per le deportazioni, per l’arruolamento coatto e per le fucilazioni.
La provocazione era dichiarata ed esplicita, l’MSI cercava una sorta di legittimazione dopo 15 anni di ombra disprezzati da tutti, in quel momento come stampella del governo sente di poter tentare di fare una cosa così eclatante a Genova, città medaglia d’oro della resistenza.
Cosa ricorda di quelle giornate e del giorno degli scontri?
Comincia subito una grande mobilitazione, il 30 giugno è stato un evento che ha coinvolto tutte le locali forze politiche d’ispirazione democratica. I promotori sono stati fondamentalmente due soggetti: l’ANPI e la Camera del lavoro CGIL. Furono organizzate assemblee in tutti i quartieri, riunioni nelle fabbriche e costituzione ad ogni livello di comitati di protesta, fu una moltitudine di prese di posizione contro l’intervento missino. Si costituisce anche il comitato dei partiti che aderiscono alla protesta: comunisti, socialisti, socialdemocratici, repubblicani e radicali. L’ANPI convoca tutti i comandanti delle Brigate partigiane ed è un fiorire di iniziative e manifestazioni, anche molti parroci e professori si schierano apertamente. Il congresso dell’MSI era stato preventivato per il 5/6 luglio. Per il 28 giugno ANPI, Camera del lavoro, il comitato dei partiti e il consiglio federativo della resistenza decidono di promuovere una manifestazione pubblica in piazza della Vittoria. Chiamiamo Pertini a parlare. In parallelo la Camera del lavoro proclama per il 30 giugno uno sciopero di 4 ore pomeridiane di tutte le categorie della provincia. Siamo convocati dal Prefetto che, ricordando che il Governo aveva intenzione di garantire la libertà di riunirsi ai missini, ci propone di rinunciare alla manifestazione dicendo che il congresso si sarebbe tenuto a Nervi invece che in centro.
Noi rifiutiamo
Arriviamo così al 30 giugno, giorno di sciopero. Alle 15.30 in Piazza dell’Annunziata c’erano ancora poche persone, alle 16.15 cominciamo a muoverci e la manifestazione si ingrossa sino a piazza De Ferrari dove realizziamo di essere una marea di gente, via XX settembre era stipata eravamo, in centomila. Si arriva in Piazza della Vittoria e verso le 18.00 la manifestazione si scioglie, ma la mobilitazione continua. La maggioranza delle persone che tornano indietro risalgono Via XX si scontrano con la polizia (era accorsa per l’occasione anche la tristemente famosa celere di Padova) la polizia comincia a girare vorticosamente per la piazza cercando di sfollarci, ma in un battibecco sono finiti nella vasca . Gli scontri durano sino alle prime ore notturne. Mentre qui a Genova la polizia con il suo atteggiamento provocatorio era stata sconfitta e il congresso del MSI non si sarebbe fatto, la polizia si prende la rivincita a Reggio Emilia, Catania e Roma. ( Per approfondimento). Dopo quei fatti il governo Tambroni nei primi giorni di luglio si dimette.
Perché oggi si ricorda con orgoglio chi ieri contestò apertamente, mentre allo stesso tempo si bolla come estremista chiunque contesti altrettanto apertamente la situazione attuale?
La protesta che i centri sociali impersonificano è del tutto legittima e comprensibile, guai a mettere in discussione il diritto di protestare contro la deriva che stiamo vivendo. La protesta è da contestare quando a queste rivendicazioni si associano degli episodi di violenza.
Genova è ancora una città di sinistra?
Genova è una città democratica e per fortuna conserva ancora un apprezzabile e concreta memoria di quello che è stata la guerra, il fascismo, la resistenza ed è una città che sa e saprà sempre battersi per conservare il patrimonio della resistenza, cioè la Repubblica e la Costituzione. Se questo si chiama essere di sinistra allora è una città di sinistra.
Che cos’era il fascismo di ieri e cos’è il fascismo di oggi?
Ieri la dittatura feroce che come tale aveva soppresso qualsiasi libertà producendo ignobili leggi razziali, trascinando l’Italia in una guerra finita tragicamente e in ultimo offrendo la sua collaborazione alla Germania anche quando la stessa divenne nemica e occupante del nostro paese.
Oggi il fascismo a parte le parate provocatorie, le sceneggiate dei vecchi riti mussoliniani e gli atti teppistici che sono compiuti qua e la senza essere repressi adeguatamente, si esprime attraverso quel messaggio che è lasciato trasparire dalle vocazioni plebiscitarie, alla sudamericana con il rapporto diretto fra il condottiero e il popolo, bypassando le istituzioni, dai propositi autoritari, dalla spericolata richiesta di assegnare maggiori poteri al condottiero del governo, unite con le lamentele per l’eccessivo peso che la Costituzione della Repubblica assegna al Parlamento e al Presidente delle Repubblica.
Le COOP hanno perso il loro ruolo fondante di organizzazioni lavorative nate per la tutela del lavoratore per diventare aziende che come le altre perseguono in primis la maggiorazione dei loro introiti, a scapito dei lavoratori, allo stesso tempo anche i sindacati sono diventati un’istituzione conservatrice di burocrati che con le rivendicazioni dei lavoratori hanno poco a che vedere. In che momento si è invertita la rotta snaturando le rispettive funzioni?
E’ un giudizio che non condivido totalmente, non mi ergo a difensore né del sindacato né delle COOP, però non mi sentirei di accettare questo giudizio. Bisogna che le COOP siano consone nel comportamento dal riconoscimento che li viene dalla storia e dallo stesso dettato costituzionale, ogni atteggiamento diverso è da considerarsi negativamente e fortemente rischioso per il futuro dell’istituto cooperativo.
La funzione del sindacato oggi è di fronte a un dilemma non da poco, nella tendenza di conferire più potere d’azione alle categorie a lasciare alla confederazione un mero compito di rappresentanza formale. Bisogna invece ribadire l’importanza della confederalità, che le camere del lavoro debbano avere il loro potere. Una grande sfida è anche costituita dal tutte le nove di categorie di lavoratori che devono essere tutelati, in primis immigrati e precari.


FUORI DALLE GABBIE
Le lotte operaie contro le gabbie salariali , nel Sud e a Brindisi in un libro che sarà presentato mercoledì 30 giugno 2010 all’Archivio di Stato di Brindisi ( piazza Santa Teresa) alle 1800

La recensione dell’Archivio Storico Benedetto Petrone sul libro di Donato Peccerillo
http://www.pugliantagonista.it/archivio/fuori_dalle_gabbie.htm


Perché un libro sulle lotte alle gabbie salariali in Puglia ed in particolare a Brindisi?

Riteniamo importante questo esperimento di recupero della memoria ma anche sollecitazione a riaprire una profonda riflessione sui movimenti sociali che resero la piccola città di provincia di Brindisi, grazie ad una giovane e combattiva classe operaia, un punto di riferimento delle lotte e vertenze di settore, nazionale e per la democrazia nel nostro paese.
Storie di contadini e artigiani convertitisi ad operai di produzioni tecnologicamente avanzate, di giovani studenti affascinati dalle teorie rivoluzionarie che si intersecano nel biennio 68-69 a Brindisi e che in seguito danno vita a collettivi e gruppi extraparlamentari, comitati di lotta, ma anche ad una forte sindacalizzazione , la costruzione di una combattiva FLM.
Nonostante il riflusso operaio e studentesco degli anni 80, a Brindisi la voglia di sperimentare e non arrendersi al provincialismo diede seguito ad importanti esperienze del movimento femminista , ma anche la nascita di un Centro sociale (all’avanguardia in Italia) contro l’emarginazione giovanile, di comunità di recupero, di un nucleo combattivo di soggetti che portarono avanti per anni la lotta alle Megacentrali a carbone e al tentativo di portare il nucleare nella nostra Regione.
Ha un senso parlare del passato , se pure glorioso, in momento in cui il quadro industriale brindisino attraversa grandissime difficoltà e sindacati ed operai sembrano chiusi e divisi arroccati nella difesa di ristretti interessi?
Un impulso viene dalla cosiddetta società civile e dai tanti giovani brindisini che in questi ultimi tempi abbiamo visto impegnati a manifestare in molteplici forme per un diverso sviluppo della città riaprendo un confronto su quale e come l’industria, in particolare quella energetica, possa rapportarsi col territorio senza ricadere negli errori del passato.
Il libro di Donato, al quale abbiamo contribuito con lo stimolo della la discussione , può rappresentare un ottimo strumento di ricerca e di comparazione, ma anche di rielaborazione dei fenomeni che hanno profondamente cambiato la nostra città ,i suoi strati sociali , i suoi soggetti politici.
Fuori dalle Gabbie è un libro-denuncia contro qualunque ipotesi di restaurazione di meccanismi iniqui quali le gabbie salariali, ma anche un appello, attraverso il recupero della memoria operaia, ad uscire dagli steccati artificiosi di un sindacalismo corporativo e/o accondiscendente.
“Fuori dalle Gabbie!” è anche il sentimento comune dei tantissimi giovani studenti di allora che, come noi, decisero di lottare contro le gabbie imposteci dall’autoritarismo, da una società ancora patriarcale ed oppressiva , da coloro che li volevano chiusi nelle aule e lontani dalle piazze operaie.
Una storia , quella successiva , degli anni 70 a Brindisi che speriamo poter vedere affrontare da studenti, ricercatori, sindacalisti in altri documenti e libri come quello di Donato Peccerillo

ANTONIO CAMUSO
Per l’Archivio Storico Benedetto Petrone
29 giugno 2010

venerdì 25 giugno 2010




BRINDISI 25 GIUGNO 2010
SCIOPERO DELLA CGIL E DI ALCUNI SINDACATI DI BASE CONTRO LA FINANZIARIA
LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE IN PIAZZA E UN NOSTRO COMMENTO
(Attenzione le foto di minori su pugliantagonista non sono riproducibili senza nostra esplicita approvazione)


http://www.pugliantagonista.it/openarea/25giugno2010.htm
Nonostante le contraddizioni interne e le critiche giunte da più parti, compresa la FIOM, sulla vicenda di Pomigliano e più in generale sulla linea Epifani, riteniamo positivo oggi il fatto che anche da parte della CGIL si sia finalmente giunti a dichiarare lo sciopero generale.
In piazza oggi c'era solo qualche centinaio di manifestanti , ma vi erano rappresentate tutte le fasce sociali colpite dalla crisi capitalista, dalle politiche economiche del governo Berlusconi con la complicità di sindacati che si possono ritenere solo uno spettro delle corporazioni del ventennio fascista
Sul palco si sono succeduti diversi interventi di semplici operai e rappresentanti sindacali delle realtà produttive e sociali della provincia brindisina , mentre in piazza abbiamo visto gli operai del settore aeronautico, ma anche delle piccole aziende che stanno soffrendo i contraccolpi della crisi, c'erano i pensionati, i disoccupati, gli studenti dell'UDS e gli scolari delle scuole elementari e materne che hanno colorato con i loro pensierini contro la riforma scolastica della Gelmini e i tagli di Berlusconi, il palco sindacale.
Tra essi la giovanissima dei NO AL CARBONE, che abbiamo visto in testa al corteo, armata di megafono, appena pochi giorni fa durante il corteo contro gli insediamenti inquinanti e per un modello di sviluppo. Lei, oggi, si è voluta far fotografare sotto il cartello dei pensionati della CGIL, visto che sarà un miraggio per la sua generazione raggiungere la pensione. Per adesso ha voluto esprimere la sua critica ai tagli alla scuola con un :
"- La scuola offre pure amici. Meno ore significa meno divertimento-"
Condividiamo in pieno con lei il suo pensiero. La scuola ha il dovere di formare personalità, soggetti capaci di interagire collettivamente e non teste piene di formule e nell'appiattimento dei sentimenti e senza opinione...
Grazie piccola contestatrice, confidiamo in te e nella tua generazione...

La redazione brindisina di Pugliantagonista.it
Brindisi 25 giugno 2010

giovedì 24 giugno 2010


A Pomigliano, il 22 giugno 2010

rinasce l'Autonomia della classe operaia?

22 giugno 2010
A Pomigliano rinasce l’autonomia della classe operaia ?
http://www.pugliantagonista.it/openarea/pomigliano.htm

Una vittoria del sì al ricatto molto risicata che si evince dalle analisi più attente tra gli operai e gli impiegati, ( SOLO IL 52 % DEGLI OPERAI HA DETTO Sì) cioè tra coloro che direttamente dovranno subire gli effetti del nuovo ciclo produttivo e chi invece dovrà controllare che esso sia sempre ai livelli previsti dai piani padronali , è il dato che ha gettato nel panico alle prime luci dell’alba di oggi sindacalisti asserviti e consenzienti, giornalisti incapaci di comprendere la inumanità della fabbrica a ciclo continuo e della rabbia che cova in ogni singolo schiavo salariato che olia con il suo sudore e il suo sangue lo sferragliare infinito delle macchine e la voglia di dare una scatto di reni, un segnale che il Sud è sempre pronto a fare la sua parte per la rivoluzione sociale.

50 anni fa a Battipaglia , a un centinaio di chilometri da Pomigliano, le operaie , i braccianti, i disoccupati con la loro rivolta diedero fuoco non solo a centinaia di mezzi della polizia e ai simboli di uno Stato che aveva svenduto l’economia meridionale agli interessi del capitale industriale e finanziario del Nord, ma anche all’illusione che l’Italia del modello consumista e dell’industrializzazione di massa, fosse pace sociale ed eliminazione del conflitto di classe.

Battipaglia fu l’inizio di una lunga stagione di lotte e di conquiste e di sconfitte ma rimase nell’immaginario collettivo il legante di una lotta anticapitalista , ma anche riformatrice dell’intero paese. Senza il Sud e senza rispetto del popolo meridionale non si va da nessuna parte!

Oggi è ancora una volta, a cinquant’anni, un altro paese campano, a dare un grande segnale di civiltà e di riscossa: altri uomini e donne , lavoratori di questo Sud che hanno utilizzato non la benzina delle molotov , ma semplicemente il loro sangue , sudore, la loro dignità vilipesa ,per scrivere il loro NO su una scheda.

Il 22 giugno 2010 quegli uomini e donne che hanno scritto il loro NO lo ricorderanno bene, comunque vadano le cose , un giorno col quale potranno guardare a testa alta i loro figli, col quale potranno argomentare il loro invito a non prostituirsi svilendo la propria dignità umana ,a NON leccare la mano a chi impugna la frusta, a chi impone il pizzo, e di NON voltare lo sguardo da un’altra parte quando passa il boss di turno.

Rinasce a Pomigliano l’autonomia di una classe che si dichiarava in via di estinzione ? Quest’ennesimo segno di resistenza saprà legarsi ai mille momenti di lotta per la salute, per il rispetto dell’ambiente, per la rinascita del Meridione, per una nuova economia? Questa è la scommessa a cui tutti dovremo lavorare.

EDITORIALE A CURA DELLA REDAZIONE DELLA OPENAREA DI PUGLIANTAGONISTA
23 giugno 2010

martedì 15 giugno 2010




SABATO 19 GIUGNO 2010


BRINDISI
i video di pugliantagonista.it


MANIFESTAZIONE POPOLARE CONTRO GLI INSEDIAMENTI INQUINANTI, PER UN DIVERSO MODELLO DI SVILUPPO

IL REPORT E LE FOTO e i video di pugliantagonista.it


Brindisi 19 giugno 2010 Manifestazione popolare

L’urlo dei giovani:”- A Brindisi malata di carbone, il silenzio non cura”-

http://www.pugliantagonista.it/openarea/19_giugno_brindisi.htm

Una grande manifestazione quella che oggi 19 giugno 2010 si è svolta a Brindisi:
una manifestazione che ha visto una presenza di tutte le fasce sociali e di età e dove giovani e giovanissimi han fatto sentire la voce di chi da sempre è escluso dalle decisioni per il proprio futuro.
In testa i trattori della Coldiretti, gonfaloni delle amministrazioni locali e provinciali presenti con i loro rappresentanti, ma anche coloro che furono negli anni 80 in testa ad altri cortei, altre proteste contro le lobby dell’Energia padrona e del nucleare, e che oggi vedono confermata la giustezza di quelle lotte.
A seguire,nel corteo, mischiati tra la gente i due protagonisti istituzionali che sorreggono l’onda ambientalista brindisina: il sindaco di centro-destra Mennitti e il presidente della regione di centrosinistra Nichi Vendola. Tutti e due uniti in un colloquio che è proseguito con un’intervento a due mani sul palco del comizio finale e dove a beccarsi i fischi per la sua mancata presenza è stato il presidente della Provincia Massimo Ferrarese.
Una presenza nel corteo delle bandiere del Partito democratico, Sinistra e Libertà, del Partito dei Pensionati , della CGIL, dei Cobas, di Rifondazione Comunista, di Lega Ambiente, dell’Unione degli Studenti (UDS) e di tante altre associazioni fa comprendere quanto vasto fosse il fronte di lotta rappresentato in questa manifestazione.
Il gruppo più agguerrito e che da un anno primeggia nelle lotte ambientali era quello del NO AL CARBONE che vedeva in testa le donne e i bambini compresi quelli in passeggino. Tra questi ultimi , una nostra vecchia conoscenza , la giovanissima militante NO AL CARBONE che non ne perde una di iniziative , che questa volta armata di megafono trascinava dietro di sé alcune centinaia di suoi compagni in quella che è stata una splendida dimostrazione della volontà dei giovani brindisini di non voler delegare a nessuno il proprio destino.



Report a cura della redazione brindisina di Pugliantagonista.it
19 giugno 2010 ore 23.30

domenica 13 giugno 2010




Comunicato stampa su


INIZIATIVA BRINDISI PER GAZA E IL POPOLO PALESTINESE



Le associazioni brindisine proPalestina, insieme a Pugliantagonista.it e Brindisi per Gaza hanno effettuato ieri sera, 13 giugno, in Piazza Vittoria una iniziativa di sensibilizzazione , sulle drammatiche condizioni in cui vivono gli abitanti di Gaza sottoposti da un durissimo assedio/embargo da parte degli israeliani da oltre tre anni.

Particolare interesse è stato manifestato da coloro che interrompendo il passeggio serale si sono fermati ad assistere alla proiezione di filmati provenienti dagli operatori umanitari internazionali, tra cui il giornalista Vittorio Arrigoni, che a Gaza fanno da scudi umani a contadini e pescatori palestinesi che cercano di coltivare campi e rifornire di cibo una popolazione ormai stremata, ma che spesso sono oggetto di un crudele tiro al bersaglio delle guardie di frontiera israeliane.

L’iniziativa di ieri sera rientra in quelle che hanno fatto seguito nei giorni scorsi alle proteste internazionali per il massacro di operatori umanitari che cercavano di forzare il blocco israeliano con alcune navi cariche di aiuti.

Da parte degli organizzatori dell’iniziativa proPalestina è stato ribadito che rimuovere il blocco può essere un primo passo verso uno sblocco delle trattative che possano condurre ad un reale processo di pace che garantisca sicurezza e stabilità per il popolo palestinese, israeliano e disinnescare un pericolo per la pace mondiale.

A nome delle associazioni proPalestina
La redazione di Pugliantagonista.it
pugliantagonista@libero.it
Brindisi 14 giugno 2010

venerdì 11 giugno 2010


COMUNICATO STAMPA

Pioggia di iscrizioni all’ANPI di Brindisi nella prima giornata di tesseramento.

Una presenza di più generazioni a confronto quella che ieri ha discusso e approvato la scelta di far nascere a Brindisi e provincia l’ANPI (Associazione nazionale Partigiani d’Italia)
Una scelta di impegno nella difesa dei diritti Costituzionali, frutto della lotta unitaria antifascista della Resistenza, in un giorno molto particolare che unisce il ricordo di scelte scellerate del passato, ( esattamente 70 anni fa dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini annunciava l’entrata in guerra dell’Italia) e quelle del presente , con l’approvazione del testo della legge bavaglio sulle intercettazioni da parte del governo Berlusconi.
Indignazione e volontà di resistere, sono stati i concetti ripetuti da molti degli intervenuti al dibattito, accanto al renderli concreti, nella quotidianità delle lotte nella difesa dell’ambiente, della salute, dei beni comuni come l’acqua , del diritto ad un lavoro degno per una società civile.
Un pensiero particolare è andato alle vittime dell’incidente sul lavoro accaduto poche ore prime presso un’industria chimica di Brindisi, l’ennesima tragedia in un contesto preoccupante di presenza di appalti e sub-appalti in una zona ad alto rischio ambientale che si vorrebbe sede anche di un grande e contestato rigassificatore.
Da parte dei giovanissimi studenti , in gran parte dell’UDS, che hanno aderito all’ANPI di Brindisi è venuto l’impegno di portare tra i giovani e nelle scuole il messaggio che viene da lontano ma sempre attuale della Resistenza e dell’Antifascismo.
Ben trenta son state le tessere fatte nel corso della serata ma molte altre richieste di adesione, provenienti dal web, fanno auspicare l’estensione nell’intera provincia , della campagna di tesseramento affinché presto la presenza dei presidi antifascisti dell’ANPI sia capillare sul territorio brindisino e supporto alle lotte di associazioni, sindacati e partiti a difesa della nostra democrazia.

Il fiduciario dell’ANPI di Brindisi
Donato Peccerillo
anpibrindisi@libero.it

Brindisi 11 giugno 2010

martedì 8 giugno 2010


Giovedì 10 giugno 2010. ore 18,30 presso la piazzetta antistante le colonne Romane, nella sede di Brundisum.net, assemblea-dibattito con i promotori della sezione ANPI ( Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) a Brindisi:

Per una nuova stagione di antifascismo, in difesa dei diritti e della Costituzione Nel corso della serata si proietteranno filmati e si darà il via alla campagna di tesseramentoIl comitato promotore provinciale di Brindisi




"Acqua e libertà" nelle storie partigiane.


Sintesi di un articolo di Giordano Bruschi, partigiano Giotto, presidente dell'acquedotto storico Valbisagno Il secolo XIX 3 giugno 2010-06-08 .La lotta partigiana fu lotta di controllo del teritorio e la vinsero coloro che con il territorio, i suoi monti, i suoi fiumi, le sue pianure seppero mantenere un patto di libertà..Questo patto lo troviamo negli scritti partigiani di GB Lazagna , Attilio Camorano che raccontano le battaglie sulle sponde del Bisagno, del Lentro, del Consasca, presso le acque del Noci. Curiosamente, o forse no, alcuni partigiani presero il nome di battaglia dai fiumi: Aldo Gastaldi divenne Bisagno, Aurelio Ferrando si chiamò Scrivia. Quattro combattenti della Volante Severino ispirarono i loro nomi dai grandi fiumi: Volga, Nipro, Donez, Tevere.La brigata Garibaldi Cichero , il 14 giugno 1944 ebbe il battesimo sulle rive del fiume Lentro..sul ponte Cavassolo, che conduce l'acqua a Genova , il 16 luglio 1944, il 19 ottobre 1944 e il 12 febbraio 1945, i partigiani condussero tre battaglie vittoriose sui Nazifascisti, loro della brigata Severino erano in 27 e i nazifascisti rastrellatori in 1400, molti dei quali si ritrovarono prigionieri il 25 aprile 1945.Partigiani come Ermes, Vagge, Martin, con il giovane Paride Batini, che si ritrovarono insieme con l'acqua a combattere un'altra battaglia di Resistenza molti anni dopo, il 30 giugno 1960, quando parteciparono alle giornate antifasciste do Genova, intorno alla vasca Di Piazza De Ferrari, immortalati dalle foto e i filmati di quei giorni..In occasione del 50° anniversario dei moti di Genova , del 30 giugno '60, le Associazioni dell'Acquedotto storico ricorderanno il contributo di uomini modesti alla libertà di Genova e dell'Italia