domenica 28 agosto 2011



Brindisi città del sole, del mare e dell’aria pulita
Ovvero , la chimica brindisina anticipa la festa di San Teodoro!

http://www.pugliantagonista.it/openarea/inchiesta_28ago2011_torce_petrolchimico.htm





Anche quest’anno le industrie chimiche del capoluogo hanno voluto mantenere viva la tradizione di festeggiare i momenti più significativi della nostra città dando prova della propria esistenza con le capacità “eruttive” dei loro camini, nonostante inchieste, sequestri, interventi tecnici e dissequestri.

Lo abbiamo testimoniato nelle inchieste fotografiche e video del nostro sito Pugliantagonista.it che hanno immortalato le “eruzioni” degli scorsi anni in coincidenza delle notti Rosa, della domenica delle Palme, addirittura durante le primarie del PD, dimostrando come la vita civile e religiosa di questa città ha come “testimonial” i camini delle industrie chimiche di Brindisi.

Oggi , domenica 28 agosto 2011 dalle prime luci dell’alba una imponente eruzione o dal fumo nero, denso,si è sprigionata da una delle torce del petrolchimico e il vento proveniente dal mare l’ha spinta a bassa quota per chilometri ,in direzione sud-ovest, mettendola di traverso alla discesa degli aerei civili che in quelle ore atterravano provenendo da Sud sull’aeroporto della città.

Così, dall’imponenza delle fiamme e del fumo che scaturivano dalla bocca della torcia possiamo dichiarare aperti in pompa magna i festeggiamenti ai santi protettori di Brindisi: San Teodoro e San Lorenzo da Brindisi che si terranno in questa settimana e che potranno esser ricordati in una bella cartolina ( stile Napoli col Vesuvio di famosa memoria) in questa estate 2011 dal clima torrido.
Le immagini che abbiamo raccolto a poca distanza dal vulcano in eruzione erano di una “normalità brindisina” che dà per acquisita la convivenza con scarichi industriali, in mare, ombrelloni tra divieti di balneazione e fumate color nero di seppia…
Solo quando questa indifferenza sarà sostituita dall’indignazione di massa e popolare e diverrà una lotta che coinvolga l’intera popolazione e tutte le generazioni, per garantire un futuro diverso, si potrà ottenere quello che neanche giudici e carte bollate riescono ancor oggi ad imporre sul rispetto dei vincoli ambientali.
Da parte nostra facciamo alcune domande:
1)quale parte del ciclo di processamento dei prodotti chimici è andata in fumo oggi nel cielo di Brindisi?
2)Quanta è stata la quantità di questo prodotto bruciata, visto che dopo ore è ancora in corso?
3) Le autorità che hanno la responsabilità della sicurezza del traffico aereo su Brindisi sono state avvisate della presenza del fumo sul cammino di discesa degli aerei?
4)Quali provvedimenti sono stati presi?
6)Sono state avvisate le autorità competenti sul territorio relative alle emergenze ambientali?
Solo rispondendo sinceramente a queste domande si potrà sapere quali residui di combustione sono stati sparsi in cielo, per le campagne e per la città, ma anche se tutti coloro che hanno responsabilità nella gestione ambientale e della sicurezza pubblica abbiano fatto la loro parte.

La redazione brindisina di Pugliantagonista.it
Brindisi 28 agosto ore 14.30

domenica 7 agosto 2011




Strage di migranti, la NATO e la lezione di umanità del cane ferroviere
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/cane_ferroviere.htm


Parte prima : il sacrificio del cane ferroviere di Rocchetta Sant’Antonio
L’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo si è svolta sotto lo sventolio del gran pavese della NATO issato sui pennoni delle navi della missione Unified Protector, troppo impegnate nel dar la caccia ad una marina fantasma di Gheddafi per poter prestare soccorso a qualche centinaio di straccioni di africani in gita di piacere su un barcone alla deriva.
In queste ore ipocriti scarica-barile vanno in scena, come da copione già visto in altre occasioni simili: quello dello scandalo dell’uranio impoverito in Bosnia e nel Kosovo, l’incidente dell’aereo PAM a Pristina, o le stragi di civili da “effetti collaterali” che hanno accompagnato gli ultimi 15 anni le attività dell’Alleanza nel suo nuovo ruolo di gendarme del mondo o come accadde quando una nave della Marina militare Italiana, la Sibilla nel marzo 1997 speronò la barchetta albanese Kater I Rades
Come da copione, quando lo scandalo esplode, nomi e responsabili scompaiono ed appare un soggetto che con il suo acronimo NATO garantisce anonimità e impunità ai livelli più alti del comando politico militare di questa organizzazione.
Il frettoloso richiedere chiarimenti da parte Italiana a questa “misteriosa” NATO su come si sia svolto questo ipotetico mancato soccorso e chi potrebbe esserne responsabile , ebbene sa troppo di campanello di allarme suonato a tutti i soggetti coinvolti e non vorremmo che esso sia il segnale a sbrigarsi a far sparire prove , addomesticare testimoni, e preparare versioni accettabili da fornire a qualche maledettissimo magistrato che volesse aprire un’inchiesta per mancato soccorso in mare e procurata strage di migranti.
Da parte nostra come già fatto in altre occasioni cercheremo di rompere il muro di gomma controinformando, fornendo dati e ponendo le domande chiavi che potrebbero servire per condurre un’inchiesta seria sull’accaduto.
Ma in questa prima parte del nostro articolo non parleremo di generali, navi e cannoni, ma bensì della perdita di quel senso di umanità, di spirito di fratellanza umana che dovrebbe contraddistinguere noi esseri pensanti in posizione eretta, dal resto del regno animale , da qualche milione di anni e che invece abbiamo perduto come dimostrano avvenimenti come quello accaduto nel Mediterraneo
Ebbene, a ricordarci dello spirito solidale , di quell’essere tutti fratelli e sorelle che fu centrale nel messaggio del Santo di Assisi, spesso non sono gli uomini, bensì i nostri fratelli a quattro zampe ad insegnarcelo e con esempi di immenso e profondo valore.
Così è stato pochi giorni fa in una sperduta , ma pur pittoresca stazioncina del nostro Sud, Rocchetta Sant’Antonio , punto di snodo del traffico ferroviario interno tra la Puglia, la Basilicata e l’Irpinia , come riportano le cronache di un sito web che cura la promozione dei piccoli borghi e paesi di quelle zone http://piccolipaesi.wordpress.com/2011/07/28/il-cane-ferroviere-e-lultimo-sacrifico-in-nome-dellamicizia/
E’ la storia di un cane pastore tedesco che avendo trovato ospitalità presso il personale di quella stazioncina ne era divenuto parte integrante divenendo un tutt’uno con il capostazione, gli addetti e i loro ritmi di vita e di lavoro. Un cane che ormai conosceva a memoria gli orari degli arrivi e delle partenze, pronto a salutare festoso i passeggeri e i macchinisti e come tale era divenuto per tutti il cane ferroviere di Rocchetta., Un cane che da poco aveva trovato un nuovo amico, un altro cane , un dalmata, col quale si accompagnava indissolubilmente facendo così raddoppiare il numero dei cani ferrovieri della stazione di Rocchetta.
Poi come nelle pagine più commoventi del libro Cuore è giunta la tragedia: qualche giorno fa il dalmata è rimasto con la zampa incastrata in uno scambio mentre sopraggiungeva il treno da Potenza e il cane ferroviere è rimasto fermo accanto a lui abbaiando nel tentativo di aiutarlo a liberarsi senza temere la morte che purtroppo li ha falciati, inesorabilmente sotto gli occhi impotenti del macchinista del treno.
Forse , se a comandare la flotta NATO nelle acque libiche ci fosse stato quel cane , oggi sarebbero in vita un centinaio di donne e bambini, ma, purtroppo ai cani è impedita l’accademia Navale e né possono fare gli stage presso le scuole di specializzazione della NATO…
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
A breve seguirà:

Parte seconda: ammiragli di pace . Quando il muro di Gomma della NATO fa il bis al caso dell’Uranio impoverito

giovedì 4 agosto 2011

solidarietà ai migranti in lotta contro il lavoro nero (Masseria Boncuri-Lecce) e nei CIE e CARA
comunicati e report su
http://www.pugliantagonista.it/openarea/migranti_boncuri.htm

mercoledì 3 agosto 2011



La rivolta di Varsavia e i paradossi della Storia.

Il 1 agosto del 1944 alle 17.00 l’esplosione di una bomba nel quartiere della Gestapo di Varsavia diede il via alla rivolta antinazista. Cinquantamila soldati dell’armata partigiana polacca clandestina , aiutati da tutta la popolazione si impadronirono in cinque ore di combattimenti della capitale.
Sembrava ormai fatta 1’Armata Rossa era alle porte della città…ed invece era solo l’inizio del martirio e dell’olocausto in cui scomparve un ‘intera capitale europea…

1 agosto 2011
Mentre scorrono sugli schermi Tv, le immagini della sanguinosa repressione in atto in Siria , con la NATO che intima lo STOP all’Inghilterra sull’opzione intervento militare “umanitario”, pena il ritrovarsi in un vespaio senza via di uscite molto peggiore di quello libico, riteniamo importante ricordare una vicenda emblematica della Resistenza al Nazifascismo in Europa, nella Seconda Guerra Mondiale , nella quale si possono ritrovare tutti i tragici paradossi che accompagnano il cammino della Storia dell’Umanità e dei quali anche nei giorni d’oggi possiamo essere testimoni.

Parliamo della rivolta di Varsavia nell’agosto del 1944 e della distruzione conseguente di una bellissima ed antica capitale europea, dello sterminio a colpi di cannonate e lanciafiamme di quasi la metà della sua popolazione e la deportazione nei lager dei superstiti.
Una vicenda terribile , ma ancor più terribile e paradossale fu il fatto che questo massacro avvenne sotto gli occhi di un ‘Armata Rossa che era alle porte della città e che non intervenne per ordine di uno Stalin irritato dal testardo orgoglio nazionalista del governo polacco in esilio che sognava, illudendosi , di ripristinare territorialmente , a guerra finita la Grande Polonia , non comprendendo che la Russia, al momento della spartizione dell’Europa, avrebbe messo sul piatto della bilancia il peso delle decine di milioni di suoi cittadini immolati per la vittoria sulle armate nazifasciste.
Così , in quella tarda estate del 1944, esattamente a cinque anni di distanza dall’invasione della Polonia da parte delle armate di Hitler , la conseguente entrata in guerra di Francia ed In Inghilterra nel secondo conflitto mondiale, ebbene cinque anni dopo né americani, né inglesi vollero irritare lo Stalin che comandava quell’Armata che stava facendo il lavoro sporco contro le divisioni corazzate tedesche.
Parafrasando lo slogan del pacifismo oltranzista del ’39 “- Morire per Danzica? No, Grazie!-“ in quell’agosto del 1944 andò in voga il “- Morire per Varsavia? No, grazie!-
Il coro fu unanime sia da parte dei generali delle armate angloamericane appena sbarcate in Normandia, desiderosi di guadagnare senza rischio medaglie e promozioni , che dei loro soldati impauriti di veder arrivare dal fronte russo i veterani delle panzer divisionen , se lo Stalin avesse ordinato lo STOP alla avanzata dei suoi T34 sul fronte orientale, per rappresaglia ad un aiuto militare significativo da parte alleata alla resistenza polacca “influenzata da elementi reazionari e borghesi presenti nel governo in esilio a Londra”.
In un gioco di spartizione dell’Europa in aree di influenza e di eliminazione in esse di movimenti, partiti ed individui che potessero metter in discussione lo status quo, (che successivamente si formalizzò nella Guerra Fredda) , Varsavia e i suoi abitanti furono condannati nel rogo del cinismo della politica e della prevalenza degli interessi dei più forti.
Ma fu anche un monito a tutti i movimenti partigiani ed in particolare quello italiano affinchè essi non forzassero la mano , anticipando l’arrivo delle truppe alleate nell’Italia del Nord, lanciando prematuramente l’insurrezione e imponendo un governo influenzato da comunisti e socialisti che non fosse gradito agli anglo-americani e ai capitalisti di Londra e di Wall Street
Eppure, nonostante tutto ciò, duecentomila cittadini di Varsavia dettero in poco più di due mesi la vita, in nome dalla lotta per la libertà e contro il nazifascismo, e con essi un piccolo pugno di piloti volontari polacchi, in uniforme inglese, che sacrificarono la loro vita per cercare di portare aiuto, con i loro aerei alla Varsavia in fiamme.
E’ una storia tragica ma bellissima che lega in un altro di quei paradossi della Storia, la Puglia , Brindisi ,e il territorio salentino in particolare , con quella sanguinosa vicenda di lotta antifascista e che vale la pena da ricordare per riflettere senza veli o pregiudizi di sorta, interrogando le nostre coscienze se sia giusto morire per Damasco, o Gaza, o Tripoli, o Mogadiscio o invece sia meglio nascondersi dietro un finto pacifismo agitando lo spettro dei complotti imperialisti che si aggirano per il mondo mettendo in subbuglio popoli ed equilibri geopolitici eredi di cinici misfatti come quello della distruzione di Varsavia nella lontana estate del 1944.
Racconteremo tutto ciò in breve saggio di ricerca storica, in più puntate, che pubblicheremo come Osservatorio sui Balcani di Brindisi nelle pagine di Pugliantagonista.it e dell'Archivio Storico Benedetto Petrone , sino al prossimo 6 settembre 2011
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
osservatoriobrindisi@libero.it
Brindisi 1 agosto 2011