sabato 14 aprile 2012



TRIBUTO AL COMPAGNO SALVATORE DE ROSA



DALLA CONFEDERAZIONE COBAS ED UN SALUTO DAL COMPAGNO NICOLA LATORRE



Inserite foto testimonianti l'impegno di Salvatore

http://www.pugliantagonista.it/archivio/claudio_beppe_compagni_tarantini.htm






Con dolore e rabbia la Confederazione Cobas partecipa al cordoglio unanime per la morte del compagno tarantino Salvatore De Rosa.
Con Salvatore se ne va un pezzo di storia della Taranto antagonista , che dalla fine degli anni ’70 a oggi , ha sempre dato battaglia contro i poteri forti e la degenerazione della politica, nell’interesse supremo della povera gente, dei lavoratori, dell’ambiente, dei beni comuni.
Non c’è stata lotta a Taranto o iniziativa nazionale a cui Salvatore è mancato. Con l’incedere pacato, riflessivo,sorridente e determinato , Salvatore contribuì – insieme ai compagni/e del “csoa Cittavekkia “ – a sfidare e poi vincere la barbarie di Cito, il sindaco coatto che ha depredato Taranto. Così come è stato partecipe delle lotte per la chiusura delle Basi Nato in Puglia , che ebbero un nuovo slancio dopo il campeggio antimilitarista del ‘99 ad Otranto.
Insieme ai Cobas , nel resistere alla mattanza e ai tentativi sediziosi perpetrati dallo Stato a Napoli e Genova nel 2001 ; a fianco dei popoli oppressi di Palestina e Kurdistan ; nelle mobilitazioni contro i cicli repressivi, da quelli per la liberazione e il proscioglimento dei compagni/e del “ sud ribelle” , a quella per la liberazione di Bobo Aprile e i disoccupati brindisini, all’odierna campagna per la liberazione dei compagni/e NO Tav.
Poi ancora a sostenere la ripresa e il riscatto dei quartieri popolari di Taranto , dove una nuova generazione ha ripreso il testimone della soluzione dei bisogni negati, mettendo in campo la sfida al degrado e la precarietà, facendo proprie le battaglie contro discariche-inceneritori verso “ rifiuti zero”, per l’energia pulita e contro il rigassificatore , soprattutto per l’acqua bene comune , dall’impegno per la legge di iniziativa popolare, al vittorioso referendum, all’attuale campagna di “ obbedienza civile”.
Addio caro Salvatore , compagno di tante battaglie e di ampie visioni, il vuoto che lasci cercheremo di colmarlo tenendo fede ai valori,ai principi, ai comportamenti che ti hanno sempre ispirato.
Ai tuoi affetti , ai compagni/e di Taranto , le condoglianze e la vicinanza della Confederazione Cobas.
Roma 13.4.12 Confederazione Cobas
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Le brutte notizie,purtroppo,arrivano in fretta. Quella della morte di Salvatore mi giunge proprio quando,casualmente, sono di passaggio per le italiche terre. Salvatore lo ricordo in tante situazioni pugliesi,tante quante quelle lotte e iniziative che piu' generazioni di compagn@ hanno tessuto per un trentennio nella nostra Puglia. Salvatore mi colpi la prima volta perche' la sua "anima tarantina" la esternava con gentilezza ed una pacata determinazione..il tutto condito da un velo costante di leggera ironia. Sono convinto che manchi gia' a tanti in queste ore: ai compagni e le compagne di quella tua taranto cosi cara in primo luogo,e gli altri ancora che hanno avuto la fortuna di inrociare la propria esistenza con la tua,in puglia e nel resto d'italia. A tutti/e loro va il mio piu' forte abbraccio. A te Salvatore,la promessa di non dimenticarti mai. A pugno chiuso,ciao

Nicola Latorre

venerdì 13 aprile 2012







CHI VIVE NELLA LOTTA , MUORE LIBERO.
CIAO COMPAGNO SALVATORE

Report e foto a cura di Pugliantagonista.it
http://www.pugliantagonista.it/archivio/claudio_beppe_compagni_tarantini.htm


Con questo striscione le compagne e i compagni di Salvatore de Rosa lo hanno salutato per l’ultima volta , nel giorno del suo funerale.
Portato a spalla sin sull’uscio della chiesa con le bandiere rosse abbrunate, tra canti e slogan, ma innanzitutto con tante lacrime e commozione ed un vuoto immenso nel cuore, nello stomaco ancora increduli per la sua perdita.
Tra i tanti c’erano compagni che ieri sera han preso il treno o l’auto partendo da centinaia di chilometri dove il bisogno di lavoro, di un lavoro dignitoso, li ha spinti a lasciare quella Taranto che tante volte li ha visti partecipi insieme a Salvatore nelle lotte antifasciste, ambientaliste, politiche e e sindacali.
C’erano compagni che ormai da oltre 40 anni non smettono mai di essere in piazza, c’erano anche i giovanissimi compagni e amici di Beppe e Claudio morti prematuramente, c’erano lo striscione ambientalista di Attiva-Lizzano e le bandiere referendarie in omaggio dell’impegno multiforme onnipresente di Salvatore in tutto ciò che potesse servire ad una Taranto migliore.
Quasi volesse accomunarsi al dolore e allo strazio dei compagni, dei familiari e degli amici anche il cielo , all’uscita della bara si è sciolto in lacrime tra il canto di Bella Ciao e il grido di “Salvatore presente!”

mercoledì 11 aprile 2012



Il compagno Salvatore De Rosa , di Taranto, è morto!





La redazione di Pugliantagonista.it si unisce al dolore dei compagni tarantini, dei suoi familiari, dei suoi amici.
http://www.pugliantagonista.it/archivio/claudio_beppe_compagni_tarantini.htm


Una bruttissima, maledetta notizia che non ti lascia nemmeno la forza di maledire il fato che ha voluto che per dei maledetti incidenti , a volte banali, negli ultimi tempi ci abbiano portato via dei compagni, alcuni giovanissimi che tanto avevano combattuto per una Taranto, una Puglia, un Meridione migliore.
Alcuni mesi fa era toccato a Claudio raggiungere un altro giovanissimo compagno, Beppe, morto anche lui in un maledetto incidente stradale, poi la morte di improvvisa di “zio Antonio” Ranieri, poi ora a Salvatore , “lo psicologo”, a causa dei postumi di un banale incidente domestico.
Ancora una volta il fato ha voluto giocare con un essere umano che ha sempre affrontato con il sorriso sulle labbra , quasi fosse un gioco, la vita anche nei suoi momenti più duri.
Il sorriso, l’ironia di Salvatore, uniti alla sua mitezza, ma anche all’acume con il quale sapeva affrontare e analizzare problemi giovanili, dinamiche sociali, ma anche lanciandosi in sperimentazioni politiche, contaminandosi con nuove esperienze ,lo contraddistinguevano, insieme alla sua ossessiva ricerca del rispetto delle altrui opinioni.
Non c’è stata lotta politica ambientale o ideale a Taranto in cui Salvatore de Rosa non avesse partecipato, con discrezione, ma non mancando mai di far sentire le sue idee.
Salvatore apparteneva a quel nucleo di compagni che visse il momento più duro della sinistra rivoluzionaria a Taranto, quello di fine degli anni 70, quando riflusso , repressione e l’eroina che circolava nelle piazze, distrussero una generazione che anche qui al Sud aveva sognato l’ìimpossibile: la Rivoluzione.
Ostinatamente quei compagni: Ernesto, Salvatore Stasi, Salvatore de Rosa ed altri ancora continuavano cocciutamente a testimoniare che “le idee di rivolta non erano morte… ( come dice la canzone)… ma che esse dovevano divenire un nuovo progetto antagonista capace di essere recepito e ripreso da una nuova generazione di militanti
Dopo gli anni bui che portarono all’elezione plebiscitaria di Cito a Sindaco di Taranto, nel finire degli anni 90 una nuova generazione si affacciò, grazie anche all’esperienza del Centro Sociale CittàVekkia , ma anche dell’impegno dinanzi ai luoghi di lavoro del gruppo dei “militanti storici” e la nascita delle istanze pacifiste ed ambientaliste tra cui Peacelink .
Salvatore de Rosa lo ritroviamo nel campeggio antimilitarista di Otranto , del 1999, subito dopo la fine della guerra del Kosovo e delle grandi mobilitazioni pacifiste che avevano attraversato la Puglia.
Poi iniziò la stagione dei Socialforum e insieme a tanti compagni pugliesi partecipa alle proteste a Napoli nel marzo 2001. In quell’occasione la sua bontà d’animo lo porta a subire la violenza poliziesca direttamente. Lui durante una carica era rimasto a proteggere un giovane studente , esponente dei fuorisede di Roma , sofferente di una disabilità che gli impediva di poter allontanarsi di corsa, Salvatore semplicemente con il suo corpo fece scudo al ragazzo, subendo le percosse dei manganelli, nonostante che fosse a mani nude.
La sua rivincita venne a Genova, nel luglio 2001 quando, mentre la polizia caricava il presidio del sindacalismo di base promosso dai Cobas, rivolgendosi ai suoi compagni, sorridendo, flemmaticamente , disse che questo film lo aveva già visto e che questa volta voleva raggiungere la Linea Rossa.
Così, mentre infuriava la battaglia tra polizia e dimostranti, culminata con la morte di Carlo Giuliani, lui, raggiunto un gruppo delle rete Lilliputh e di qualche associazione cattolica riuscì ad essere tra i pochi che quel giorno giunsero sino quelle reti metalliche maledette, che sembravano simboleggiare l’arroganza e la finta forza di un vecchio, putrescente, sistema.
Negli anni a seguire Salvatore ha continuato ad interessarsi delle battaglie di rinnovamento nella città di Taranto, anche quando ad esse il sistema rispondeva con i teoremi giudiziari come quelli del processo al Sud Ribelle.
Non dimenticandosi quell’esperienza, noi brindisini lo avevamo rivisto in piazza Vittoria qualche mese fa, con la delegazione di compagni tarantini venuta a testimoniare a Brindisi la solidarietà a Bobo e ai disoccupati, arrestati perché chiedevano lavoro.
Tra le foto che ritraggono Salvatore pubblichiamo quella a lui cara, di una foto scattata nel 2000 su sua richiesta, dinanzi all’ingresso di una vecchia fabbrica , ormai dismessa, di Brindisi ma che portava nelle scritte sui muri il segno delle lotte che ne avevano fatto un simbolo della lotta operaia, la SIDELM, nel quartiere Minuta.
La scritta un po’ sbiadita che portava ancora in sé tutta la carica della lotta di classe :”- Il padrone deve vedersela con noi- gli era piaciuta e ci aveva chiesto di farsi ritrarre con essa.
Ciao , Salvatore , sappi che ogni volta che “i padroni” dovranno vedersela con noi, sapremo che ci sarai vicino…

Ciao Salvatore
La redazione di Pugliantagonista.it
Brindisi 11 aprile 2012

domenica 8 aprile 2012



COMUNITA' ALLOGGIO DI RESTINCO (BR)




Pasquetta 1985 : occupazione e festa collettiva di quel giorno



La comunità alloggio e di recupero di Restinco sostenuta dal
CENTRO SOCIALE CONTRO L'EMARGINAZIONE GIOVANILE DI VIA SANTA CHIARA ( BRINDISI )


mercoledì 4 aprile 2012



GENERAZIONE COMISO...un ricordo delle lotte contro i missili Crise e di tanti compagni antinucleari che non ci sono più

LE ALTRE FOTO SU

http://www.pugliantagonista.it/archivio/generazione%20comiso.htm


La battaglia antinucleare di Comiso ha in quella giornata un momento durissimo che coinvolgerà quella generazione di militanti , cresciuti neghli anni 80 nelle lotte contro il riarmo e le politiche guerrafondaie imperialiste . Molti di quei militanti ci hanno lasciato, l'ultimo è stato Antonio Poletto storica figura del "Garibaldi" di Milano
A ricordare quella generazione gli scritti di questi giorni (marzo 2012) di Antonio Mazzeo e Vincenzo Miliucci.
Come Archivio Storico Benedetto pubblichiamo due foto emblematiche di quel giorno: la carica poliziesca contro manifestanti inermi e i segni della violenza che subirono sul corpo








Generazione Comiso. I ragazzi degli Anni Ottanta
di Antonio Mazzeo

“Renato A. e Renato C., Angelo, Alfredo, Turi, la piccola Giovannella, Alfredo, Angelo, Patrizia, Pippo, Enrico. E Alfonso da Catania e Teresa da Enna, e Tore e Morishita e Antonella. E Franz, Giuseppe e Giacomo e tu, Jochen...”

Mi ero proprio rotto. Due giorni a fare su e giù, Comiso-aeroporto, aeroporto-Comiso. Una Fiat 127 blu tutta ammaccata, scarrozzando inviati Rai e corrispondenti annoiati, persino tre grigi inviati della Pravda e di chissà quale altro quotidiano dell’URSS. Tutti gli altri, davanti ai cancelli, a cantare, giocare, ballare, condividere l’utopia che avremmo fermato i lavori, i missili. Così, la sera in assemblea, dissi che l’8, ultimo giorno di blocco, non avrei più fatto l’addetto stampa e che mi sarei unito ai siciliani in sit-in all’ingresso principale. Avvenne tutto in un attimo: il comandante dei CC col frustino, i suoi insulti, poi le sirene, i bengala, i lacrimogeni e gli assalti davanti e di dietro. Botte da orbi, il dolore pungente sulle spalle, il sangue, la fuga in un’immensa nube di polvere tra i vigneti. Insieme a Tullio che mi aveva raccontato, felice, che sarebbe presto andato in Nicaragua da cooperante. E quel maledetto elicottero che c’inseguiva, dappertutto, l’agente bastardo che rideva e fingeva di spararci addosso.
Riuscimmo a tornare all’IMAC. I primi soccorsi, un punto di sutura, a pulirci il fango, anestetizzando le lacerazioni dell’anima. Quella notte fu l’inferno. Ardevo di dolore e rabbia. Poi il crollo in un oceano d’incubi. Le immagini della carica in moviola, i volti di quei criminali che ci avevano rubato l’innocenza, la gioia, la speranza. E i manganelli. Ancora quel frustino. I bastoni di legno. Orrore a orrore. Infine, grazie al mixer di antidolorifici e vino, un insperato torpore, un senso di pace fatto di ricordi, flash back con loro, sorelle e fratelli di un anno di convivenza e lotte nel Campo internazionale della pace di Comiso.
La festa della luna piena con Marianne, narratore clown di un villaggio trasformato in industria di morte ma che come in tutte le fiabe, alla fine, prima del vissero tutti felici e contenti, il missile a multipla testata nucleare esplodeva in bon-bon e caramelle. Le pazienti lezioni di giornalismo di Marina, due anni negli States come stagista. “Hai talento, ma ti perdi in inutili fronzoli. Vai subito al sodo, sii anglosassone!”. Antonio, disoccupato, che aveva respinto a muso duro l’unica offerta di lavoro che gli avevano fatto. Quella di fare da muratore all’interno della base. L’incontenibile gioia di Iano di Avola, obiettore di coscienza in servizio civile, quando lo informammo che sarebbe andato a parlare di noi, una settimana, tra i metalmeccanici di Milano e di Varese. Le processioni a piedi scalzi di Turi, dietro il Vescovo che benedì nel nome di Cristo la prima pietra della chiesa all’interno del complesso atomico. Ed Enrico, sardo cocciuto e ribelle, sempre più capace di noi a tessere, abilmente, legami politici impossibili. La forza di Tore per continuare a vedere le cose belle della vita, leggere, scrivere, studiare, anche quando gli occhi ti hanno vigliaccamente tradito. L’incomparabile dolcezza di Antonella che aveva ammansito con una carezza i cani lupo che ci avevano scagliato contro i tutori dell’ordine di Sigonella. E le ballate a Sacco e Vanzetti e Pio La Torre, Give peace a change e Al Magliocco al Magliocco, tutti a fare il coro, stonati, di Fortunato cantastorie di Barcellona Pozzo di Gotto. La santità del reverendo Morishita, irraggiungibile nella sua imperturbabile pace interiore e proprio per questo intimamente nostro. Nostro davvero e di tutta Comiso. L’attesa, una settimana sì e una no, del furgone dei nonviolenti messinesi, Renato A e Renato C, la piccola Giovannella, Alfredo, Angelo, Patrizia, Pippo. E Alfonso da Catania e Teresa da Enna, l’amore che ha generato Irene, la pace. E quell’uomo spuntato chissà come e da dove, barba incolta e bastone. “Sono un giornalista di un mensile che verrà, parlatemi di voi pacifisti che voglio scrivere un pezzo”. Fui diffidente, quasi maleducato. Vedevo spie dappertutto e un giornalista di un giornale mai nato era sicuramente uno sbirro. Invece era Riccardo e quell’inchiesta sui giovani di Comiso uscì sul primo numero de I Siciliani. Missili e mafia, mafia e missili. Erano stati il pallino di Pio, lo sarebbero stati per il direttore-scrittore Fava, anche lui martire sacrificato all’altare dei Principi della morte.
Con Giuseppe se ne sono andati via prima Giacomo, l’ex sindaco che sfidò il Partito, il suo Partito, che lo aveva lasciato solo contro gli Americani. Poi Franz dei comitati popolari veneti, che in una settimana aveva trasformato un terreno incolto in un camping autosufficiente per i mille compagni di tutta Europa, i protagonisti di quella splendida estate dell’83. L’anno scorso te, Jochen. Ti ricordi quando c’incapriolammo, caddi e mi spezzai il polso e ti dovetti abbracciare perché piangevi come un bambino, splendido nei tuoi lunghi capelli biondi e il volto d’angelo? Non ti ho più visto da quel maledetto giorno che ti arrestarono come un bandito. Gli facevi paura. Invincibile. Ma so che ci sei. E ci sarai.
Picchiarono e picchiarono, con quei ba­stoni di cuoio, sopra teste, schiene nude, braccia dei ragazzi, chiusi, serrati fra due schiere… Vincenzo Consolo, Comiso, l’Unità, 7 settembre 1985.

Articolo pubblicato in I Siciliani giovani, n. 3, marzo 2012




ANTONIO POLETTO
Il compagno Antonio Poletto è morto ieri 25 marzo 2012 a Milano.Con Antonio se ne va un altro dei protagonisti del ciclo di lotte che hannocaratterizzato la stagione politica dalla metà degli anni '80 agli anni '90 a Milano e nel Paese.
Tra gli animatori del Centro Sociale Garibaldi - che insieme al Leoncavallo
dell'epoca fecero da contenitore creativo e formativo per le nuove generazioniantifasciste e internazionaliste ( solidali con i popoli oppressi, palestinese,basco,latino americano :nel '92 tante iniziative contro i " 500°dellaconquista") - contribuì con sollecitudine alla sfida risultata vincentecontro il nucleare civile e militare.Antonio e il Csoa Garibaldi , partecipi di quel ciclo e del
Coordinamento Antinucleare Antimperialista Antinucleare , sotto le cui bandiere sepperoimporre la chiusura delle centrali nucleari e la costruzione della base Natoal S.Anna di CapoRizzuto, dopo che a Comiso si pose fine all'insediamento deimissili nucleari Usa.La lunghissima malattia che lo ha stroncato, gli ha impedito di esserepartecipe delle novità che agitano il panorama italiano, quelle della difesasempre più corale dei beni comuni ,del sostegno attivo alla lotta NO Tav ,della lotta alla precarietà del lavoro e dell'esistenza.Addio Antonio , ti tributano l'ultimo saluto vecchi e giovani compagni/eresistenti e anticipatori>Vincenzo Miliucci