venerdì 9 gennaio 2015

STRAGE DI GIORNALISTI A PARIGI
siamo o non siamo tutti Charlie?
L'editoriale di Pugliantagonista
parte prima

http://www.pugliantagonista.it/openarea/siamo_o_non_siamo_charlie.htm

Siamo o non siamo tutti  Charlie?

Questo è il dilemma che si aggira per l’Europa, tra piazze che si mobilitano con le matite in pugno e borse che  recuperano, dopo la notizia della strage,  le perdite di settimane di ribassi. A quanto pare a tirare un sospiro di sollievo, mal nascosto da finte lacrimucce miste al rimmel firmato, sono in tanti\e. 
All’Eliseo dove svetta il tricolore a mezz’asta è chiamato al colloquio per parlare di unità nazionale, quell’expresidente Sarkò che da ministro dell’interno definì “feccia” gli abitanti delle banlieu, sempre pronti a scatenarsi in rivolte e saccheggi. 
Bei tempi quelli ,per la Francia,  quando i  descamisados in gran parte di origine araba nord-africana, figli di seconda e terza generazioni di quegli emigranti dalle ex colonie francesi  , si accontentavano nelle notti parigine  di bruciare  centinaia di auto per strada, per gridare la loro rabbia, il loro sentirsi esclusi dal sognare un futuro diverso nella Francia,  seconda locomotiva dell’Europa dei banchieri. 
I danni materiali di quello sfogo furono in qualche modo risarciti e la Francia continuò il suo cammino di seconda potenza economica europea, mentre Grecia, Italia, e Spagna affondavano nella crisi. Dopo la rivolta delle banlieu si cercarono di mettere in piedi programmi di inserimento da parte di ministeri per affari sociali, amministrazioni locali, organizzazioni umanitarie, moschee  e scuole, operatori di strada e psicologi che dovettero assistere prima i genitori dei ribelli, incapaci di comprendere la furia scatenata dei propri figli.  La Francia multirazziale sapeva che la scommessa  aveva una posta importante anzi unica, il suo stesso essere la Francia, quella della Marsigliese, quella che ha coniato il motto libertè, égalitè e t fraternitè, ma anche quella della grandeur, della Lègion étrangère, della quarta potenza atomica che ancor oggi ha influenza su mezz’Africa.
Ieri , le cose sono terribilmente cambiate, con la consapevolezza che da tempo non ci sono giovani che urlano la loro rabbia per le strade, che si è da tempo smesso di illuderli su possibili cambiamenti epocali della loro condizione. La feccia  di Sarkò, come un tempo i  mendicanti  andavano a scuola di assassini e ruberie nella Corte dei Miracoli,  in questi ultimi anni ,in centinaia, è andata a scuola di terrore e di sangue in luoghi del Pianeta dove si  è cancellato  e si cancella quotidianamente  tutto ciò che l’umanità in millenni, pur tra tante contraddizioni aveva costruito.  E chi ritorna  da esperienze simili  , è trasformato così interiormente che occorrerebbero anni di trattamenti psicoterapici  e un’organizzazione socioassistenziale , oggi inesistente, che lo possa disintossicare e seguire in un ritorno alla vita “normale”. Lo sappiamo per esperienza  con le migliaia di casi di reduci  impazziti “dai  mille Vietnam” 
In ogni caso, per chi ritorna dalla Legione straniera islamica, che si chiami ISIS o AL Qaeda, ad acclamarli, santificarli e glorificarli , nelle banlieu di Parigi, Marsiglia, Tolone,  c’è una folla di altri giovani senza futuro, ansiosi di divenire eroi di qualche guerra santa da combattere contro chi non è  o non si sente come loro, ed essere loro in qualche parte del mondo , magari nella stessa Francia che li ha visti nascere, crescere e pur malamente accuditi, anche per un solo giorno essere quelli che con un fucile in mano son stati capaci di avere il mondo che li ignorava e disprezzava, sotto i piedi.
 In questo,  la battaglia per l’arruolamento è stata vinta in partenza da tempo, da quando nelle banlieu, si vedevano bruciare scuole, centri di aggregazione giovanili ed assistenziali, malamente difesi con le lacrime agli occhi da maestri e padri dei giovani rivoltosi.  Son passati dieci anni e tutti oggi sembrano dimenticarsi di ciò, attoniti dal capire come e da dove possano essere stati generati “mostri” tali da massacrare un pugno di giornalisti di satira politica.
Anche questa volta l’abbiamo scampata bella!
Ovvero ,quando i media diventano il giubbotto antiproiettile della società
La consapevolezza del pericolo di  episodi  di terrorismo antioccidentale, direttamente in Europa  lo si aveva da tempo e non solo nelle segrete stanze dei Servizi di sicurezza di USA, Unione Europea, e Israele,  e quando la notizia che l’obbiettivo era stata una ,sin’ora, oscura redazione di un giornaletto satirico , ebbene  in molti han brindato allo scampato pericolo. Due, al massimo tre  giovanotti, insieme ad una fidanzata, con un paio di fucili e giubbotti antiproiettile che scorazzano impunemente per l’Ile di France e che si “limitano”  ad ammazzare  dei vignettisti rompiballe e  qualche poliziotto,  è stata la notizia meno terribile tra quelle che ci si aspettava, negli ambienti della sicurezza francese. Una squadra di una decina di questi uomini , così travisati da esser confusi dai più con le teste di cuoio dei reparti speciali, che se  fosse andata a bussare alle porte di una delle tante centrali nucleari che ha la Francia ,  avrebbe trovato le porte aperte  o comunque una resistenza insignificante, avrebbe prodotto un allarme nucleare, se non proprio un incidente  ,del quale  si sarebbe parlato in eterno  dell’11 settembre del continente europeo,  facendo impallidire i ricordi di Chernobyl
Sì stando così le cose , il  7 gennaio  2015, è stato un giorno fortunato per noi europei, ma non sappiamo sino a quando potremo vivere di questa speranza….
La domanda  che tutti gli apparati di sicurezza si pongono oggi è non quando sarà il prossimo attacco , ma dove si rivolgerà. Come interpretare  i tanti insegnamenti che i leader degli AL Qaeda, o ISIS o BOKO Haram, lanciano ai loro adepti, in termini di Strategia e di tattica da adottare contro il Mondo del Male, in cui innocentemente noi ci ritroviamo a vivere? Per essi, è un mondo che va radicalmente distrutto, colpendo quelle che sono le basi della società capitalistica occidentale ( ben altra cosa è parlare di scontro di civiltà, poiché in questo oggi potremmo solo far esempi tipo lo sterminio di aborigeni, di pellerossa, degli Zulù o dei pigmei per mano dei “civili” colonizzatori, ma non uno scontro tra chi sa usare media e mitra allo stesso modo del contendente).
L’attacco portato a Parigi ha seguito pur nella sua confusione , una logica che persegue in parte  il filo dell’11 settembre e quindi del linguaggio Qaedista. Colpire i simboli del sistema, ma anche gli uomini colpire l’economia e lanciare un messaggio di terre mediatico, facendo cadere il mito dell’invulnerabilità del territorio statunitense. In questo i fratelli algerini e i loro complici hanno mimato con aspetti paradossali quell’attacco. Si è colpita la capitale del secondo paese portante dell’Europa, si è colpito uno dei simboli identificativi della France : la libertè, in questo caso quella di opinione ed in secondo ordine dei poliziotti , identificandoli nella parte feroce dell’ETAT, quella che presidia l’immutabilità del potere tra le classi, impedendo che la feccia, quella delle banlieu, possa sconvolgere gli equilibri di forza.
Ma sino a quando logiche simili, pur nella loro criminale razionalità impediranno che vi sia un salto inimmaginabile?Dovrà l’Europa seguire l’esempio di Israele costruendo un  Muro che la separi  da quelle terre che un tempo avevano un nome, Iraq, Siria, Libia , ma dove si è ritornati alla terminologia classica , dove le si descriveva con un “Hic sunt Leones” ?
Fine Parte prima
editoriale di Pugliantagonista
9 gennaio 2015