8 settembre 1943: Luigi
Camuso e Nicola Chiusano , due marinai montellesi travolti dai paradossi della
Storia.
Con il
71esimo anniversario dell’8 settembre 1943 ricordiamo l’inizio
del percorso che portò alla
nascita della Repubblica Italiana, ma anche una delle pagine più dolorose e
difficili della Storia della nostra Patria : l’armistizio segreto con gli
Alleati, la fuga del Re a Brindisi, le nostre Forze Armate lasciate allo sbando
e alla mercè di un’infuriato ex –alleato tedesco.
In questo
turbinio di avvenimenti, un’intera generazione di giovani italiani, che vestiva
la divisa, si trovò travolta in vicende inimmaginabili sino al paradossale, di
cui si rischia di perdere la memoria ma
che invece sarebbe bene ricordare.
Tra le tante
storie c’è quella di due montellesi,
Camuso Luigi (deceduto il 25/8/2014) e Chiusano Nicola ( deceduto il 25/4/2013)
che, poco men che ventenni, vestivano in
quei giorni la divisa della Regia Marina
e, se pur imbarcati su navi diverse e distanti tra loro diverse
centinaia di miglia, si ritrovarono a vivere
situazioni paradossali, ma emblematiche di quel fatidico 8 settembre.
Il montellese
Luigi Camuso, mio padre, quella mattina dell’8 settembre era in procinto di
partire dal porto di Brindisi, nel Mare Adriatico, con la corvetta Fenice,
(varata pochi mesi prima nei cantieri di Monfalcone) per una missione di scorta ad un convoglio di navi trasportanti
rifornimenti ed armi per le truppe italiane e tedesche dislocate nei Balcani e nelle isole greche.
L’altro
montellese Nicola Chiusano, imbarcato sul cacciatorpediniere Ardito, nelle
stesse ore stava per entrare nel porto corso di Bastia insieme alla gemella Aliseo, scortanti il piroscafo
Humanitas con equipaggio misto italo-tedesco.
Entrambi i
due giovani montellesi erano convinti che
la guerra sarebbe proseguita nonostante le avverse vicende al fianco della Germania, sino ad allora
nostra alleata, ma nel giro di poche ore queste convinzioni sarebbero finite tragicamente
in frantumi coinvolgendoli in un vortice di sentimenti contrastanti.
Il cannoniere artificiere Camuso Luigi,
nella tarda mattinata dell’8 settembre,sentiva
suonare il segnale di “posto di combattimento”
e raggiungeva quello a cui era stato
assegnato: la santabarbara sottostante il cannone da 100/47 posto a prua: “ Sommergibile
inglese in vista!”-
Mentre le
navi mercantili si gettavano sottocosta, nel litorale a sud di Bari, la
corvetta Fenice a tutta forza incominciava la caccia al sommergibile che negli
ultimi mesi era divenuto la maledizione
per la navi trasporto italiane transitanti tra Bari e Brindisi. Era un rincorrersi a colpi di sonar e bombe
di profondità da parte dell’equipaggio italiano e di manovre evasive e
stratagemmi da parte dei marinai inglesi del sommergibile nascosto in fondo al
mare. Entrambi nella concitazione del
combattimento non violarono il silenzio radio e continuarono a combattersi,
nonostante che l’armistizio fosse stato annunciato, e si fossero trasformati
miracolosamente da nemici ad alleati. Fu solo al ritorno dalla missione nel
porto di Brindisi che si ebbe notizia del cambiamento di fronte e lo sconcerto
e le lacrime per l’annuncio della resa italian furono solo in parte leniti, per
l’equipaggio della Fenice, dal riconoscimento della loro bravura da parte dello
stesso comandante del sommergibile inglese che, danneggiato era entrato anch’esso nel porto di Brindisi,
ora divenuto amico.
Per il
marinaio Ncola Chiusano le cose volsero a peggio durante la notte tra l’8 e il
9 settembre quando, i tedeschi, nonostante una tregua concordata con il
comandante italiano di Bastia, si impossessarono di installazioni importanti,
del piroscafo Humanitas ed infine iniziarono a mitragliare le imbarcazioni italiane, compresa l’Ardito,
la nave di Chiusano. Gli ex-alleati divenivano così in poche ore nemici giurati
e si davano guerra sino in fondo. Ben 70 tra i 180 marinai e colleghi di
Chiusano , venivano sterminati a colpi di mitragliatrice dai tedeschi e il
nostro compaesano si salvava solo per un caso, o come affermava , miracolato
dal Santissimo Salvatore, a cui era devoto.
A loro volta
gli italiani della nave Aliseo al comando dell’eroe della Marina Italiana, Fecia di Cossato, facevano strage di
siluranti e motozattere tedesche costringendo le superstiti alla resa. In seguito
Nicola Chiusano dopo vicende rocambolesche , preso prigioniero più volte dai
tedeschi e più volte fuggito raggiungeva dopo molti mesi il suo paese natale.
Mio padre, Luigi Camuso potè rivederlo, in una breve licenza, solo quando, cambiato il teatro di operazioni ,
dall’Adriatico a Tirreno, iniziò la scorta dei convogli alleati che da Malta e
le coste africane giungeva a Napoli per rifornire
gli uomini della V armata americana.
Due vicende
emblematiche di cui entrambi non smisero
mai di raccontare ai figli, ai nipoti, ai conoscenti, memori dell’assurdità e
dell’inutilità della guerra come forma di soluzione dei problemi tra i popoli e
desiderosi entrambi di vedere il mondo , che ci hanno lasciato, vivere in pace.
ANTONIO
CAMUSO
(Archivio
Storico Benedetto Petrone)
Brindisi 8
settembre 2014
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