venerdì 28 novembre 2014

Terremoto Irpinia: una vecchia lettera di Gino Camuso sugli aiuti da Brindisi ai terremotati montellesi

 Montella, terremoto 1980 : Una lettera di mio padre ,Camuso Luigi, attestante la solidarietà che si innescò  qui a Brindisi nei confronti dei terremotati  e il suo sforzo affinchè gli aiuti giungessero anche nel suo paese natale.

-“Carissimi figli…sono stato a Montella con tre camioncini carichi di ogni cosa concessemi  dal Prefetto e dall’assessore alla sanità di Brindisi  e sono stato a distribuirli personalmente coadiuvato da quattro vigili urbani brindisini , tutto distribuito ai quartieri più poveri quali Garzano, la Serra e San Pietro ….Lì Montella è metà devastata dal terremoto e buona parte resa inabitabile…son potuto entrare soltanto per quattro minuti in casa nostra  ed è quasi salva ( purtroppo i danni si rivelarono in seguito più gravi e fummo costretti a ricostruirla NdR) i parenti sono tutti salvi, ma molti miei conoscenti morti o feriti…”-

Il caso ha voluto che qualche giorno fa ritrovassi questa lettera, tra quelle archiviate da mio padre e che per colmo della coincidenza incontrassi  in seguito un signore anziano, anche lui poeta dilettante come mio padre, che  mi confermava puntigliosamente quanto mio padre aveva scritto.
Il signore è l’ex vigile urbano di Brindisi, Antonio Martongelli, oggi in pensione ed attivo socio dell’Associazione Marinai d’Italia:-“ Come  posso scordarmi di Gino Camuso! Un amico col quale abbiamo condiviso negli anni scorsi la passione per la poesia , partecipando a numerosi concorsi. Ricordo perfettamente come l’ho conosciuto. Era il 26 o il 27 di novembre,  ero nell’ufficio dei vigili, quando ce lo vedemmo entrare in Comune agitatissimo, chiedendo che voleva parlare con il Sindaco, poiché il suo paese, Montella, era stato colpito dal terremoto e voleva che non succedesse che da Brindisi, la città in cui lui aveva prestato servizio come militare, in Marina, non arrivasse un segno di aiuto ai terremotati montellesi. Fece tanto “casino” che alla fine  quando partì il convoglio di aiuti da Brindisi, gli fu concesso che lui guidasse alcuni camion sino a Montella, accompagnato da alcuni vigili e tra questi c’ero pure io a distribuire gli aiuti…fu un’esperienza indimenticabile…”-
Questa è una piccola testimonianza di come Puglia terra di solidarietà  rispose all’appello di Pertini , lanciato a 48 ore dal disastro.
“-Soltanto alla data del 29 novembre la Puglia aveva inviato materiali e viveri per molti miliardi di lire, 50 roulottes, una ventina di prefabbricati, un’ospedale da campo, da Bari un’autocolonna con mezzi da scavo formata da 20 camion carichi di pale meccaniche, buldozer e 50 tecnici per adoperarli, 19 delegazioni di operai specializzati e dirigenti sindacali. Inoltre 250 camion pieni di viveri, indumenti e medicinali e mille pasti preconfezionati...(dal dossier ore 19,35 il minuto che ha rotto l’Italia.Quaderni di Lotta Continua n 2 )
Da Brindisi si mobilitarono, associazioni, sindacati partiti ed anche i ragazzi del Centro Sociale di Brindisi come ricorda Mario Merico( che  fu il Presidente della cooperativa che lo gestiva in convenzione) in una intervista da noi raccolta qualche anno fa, mostrando l’attestazione di ringraziamento del comune di Castelgrande in provincia di Potenza dove una parte dell’autocolonna di soccorso brindisina fu smistata.  (http://www.pugliantagonista.it/archivio/irpinia_terremoto.htm)
Oggi quei fatti sembrano provenire da un passato remotissimo, quando solidarietà, fratellanza  facevano parte dell’humus sociale , che oggi sembra essere messo continuamente in discussione…
Antonio Camuso

Brindisi 28 novembre 2014

lunedì 24 novembre 2014

TERREMOTO IN IRPINIA 23 NOVEMBRE 1980IL DISCORSO TELEVISIVO DI PERTINI A 48 ORE DI DISTANZA   CON LA DENUNCIA SUI MANCATI SOCCORSI

http://www.pugliantagonista.it/archivio/irpinia_terremoto.htm



domenica 23 novembre 2014

23 novembre 1980:terremoto in Irpinia
DAI QUADERNI DI "LOTTA CONTINUA"
LO SPECIALE TERREMOTO
ORE 19,35 , IL MINUTO CHE HA ROTTO L'ITALIA
LE FOTO DI TANO D'AMICO

TANO D'AMICO, IL FOTOGRAFO DEI MOVIMENTI, CHE FU TESTIMONE  DEI MOMENTI PIU' CRUCIALI DEGLI ANNI 70 E CHE  ANCOR OGGI CONTINUA CON LA SUA PRESENZA  ED IL SUO LAVORO, L'IMPEGNO CHE LO PORTO' A COLLABORARE  ALLORA CON LOTTA CONTINUA , è L'AUTORE DELL'INSERTO DEL "QUADERNO N 2 DI LOTTA CONTINUA"  DEDICATO AL TERREMOTO.
Il titolo dell'inserto è LE PERSONE, avendo Tano privilegiato mettere in risalto i volti dei terremotati, in particolare le donne, la loro muta sofferenza, dinanzi alla tragedia del terremoto, il loro essere in prima fila nel resistere , nonostante la neve e la pioggia che allaga le tende, il freddo. Nell'inserto si menziona Sant'Angelo dei Lombardi come luogo  dove potrebbero essere state scattate queste foto , ma potrebbe essere anche Lioni o altre località limitrofe


venerdì 14 novembre 2014

Sistema A e le riviste tecniche degli anni 50.Non solo ricordi d’infanzia , ma anche un passato da cui poter trovare la forza di ripartire…

http://www.pugliantagonista.it/openarea/sistema_a.htm
Sistema A e le riviste tecniche degli anni 50.Non solo ricordi d’infanzia , ma anche un passato da cui poter trovare la forza di ripartire…

Dopo una giornata di lavoro tra computer, telecomandi  a distanza di sistemi di comunicazione aeronautica e noiosi report su guasti telefonici, il caso mi porta a ritrovare nel mio scantinato un  impolverato scatolo di cartone contente la mia collezione di riviste tecnico-scientifiche degli anni 50 ed immediatamente un mare di ricordi mi assale …
Sistema A, Sistema Pratico, Fare,  sono nomi di riviste  che mi accompagnano sin da bambino alla scoperta di quel campo editoriale grazie al quale mi avvicinai al mondo della tecnica, dell’elettronica, della radio, ma anche  ed ancor più ad un concetto di vita, più che un hobby, il fai da te, ovvero , imparare a conoscere e sviluppare le proprie capacità, affrontare le difficoltà usando il cervello , ma anche sporcandosi  le mani usando atterezzi da falegname , meccanico, elettricista. Esperienze più facili da farsi negli anni che precedettero il boom economico e l’avvento del consumismo, piuttosto che oggi dove  tutti noi, giovani compresi, siamo letteralmente inondati da prodotti ipertecnologici ma la cui vita commerciale è più breve di quella di una farfalla, e la possibilità di trovare ogni soluzione andando al marcket o addirittura via internet, castra ogni volontà di mettersi in gioco nell’autocostruzione e nella sperimentazione dilettantistica.
Esperienze di autocostruzione ed autoapprendimento, proposte in quelle riviste, che produssero in un intera generazione quella spinta a progredire individualmente e collettivamente nel campo delle conoscenze tecnico-scientifiche-professionali. Una generazione che andò  a popolare  fabbriche, officine, laboratori, scuole, e contribuì a trasformare l’Italia in uno dei paesi più industrializzati e capaci di esportare progettualità , design, stile e tecnologia all’estero.
Il mio incontro da bambino con Sistema A fu casuale, grazie ad un mio parente che ne aveva acquistato delle copie all’inizio degli anni 50 e che  io, ragazzino delle elementari  letteralmente divorai, incuriosito dalle copertine che richiamavano i fumetti americani e sulle quali si invitava a costruirsi da soli giocattoli , radio, aeromodelli, il cui acquisto sarebbe stato impossibile per le modeste condizioni economiche della famiglia media italiana.
Ben presto dal passare dalla lettura al mettere in pratica i progetti più semplice di quelle riviste, il passo per me  fu breve, spinto dagli incoraggiamenti di quel mio parente e d in seguito da un indimenticabile professore di applicazioni tecniche di scuola media inferiore,  Benussi Bruno, uno dei tanti profughi istriani  accolti a Brindisi, nel primo dopoguerra.
Mi cimentai così nei lavori di seghetto e traforo, con legno e compensato, passando in seguito , grazie agli articoli di Sistema A,  alla costruzione in balsa di alianti e veleggiatori. La mia passione per l’aeromodellismo coinvolse i miei compagni di classe , e la mattina prima del campanello d’inizio,  improvvisavamo gare di volo , lungo via Asmara ove era ubicata la scuola media Dante Alighieri o nel pomeriggio nei campi che circondavano il rione Cappuccini –Minnuta.
Ma quegli anni erano anche quelli del diffondersi dell’elettronica di consumo: radio e televisione divennero indispensabili in ogni casa e persa la funzione di essere soprammobili parlanti si trasformavano, rimpicciolendosi in appendici funzionali dell’”omus consumatori”.
Fu così che mi avvicinai ai “misteri dell’eletronica” anche grazie a progettini di radioline, gadget elettrici ed elettronici che man mano proliferavano sempre più su Sistema A ed ancor più sulla rivista  concorrente Sistema Pratico. Senza accorgermene, quasi per gioco, in quegli anni gettavo le basi al mio futuro e con un po’ di fortuna e tanto sacrificio iniziai a lavorare poco più di dieci anni dopo nel campo dell’elettronica asservita alle esigenze del mondo aeronautico…
Nel frattempo anch’io ero divenuto un acquirente di riviste Tecniche : Tecnica Pratica, Radiopratica, Radioelettronica, CQ-Elettronica, Nuova Elettronica e tante altre ancora, eppure nessuna di esse aveva il fascino e la “pretesa “ di Sistema A, dove A valeva l’italianissima arte dell’Arrangiarsi, quella che aveva permesso l’Italia e gli Italiani di risollevarsi dalle devastazioni economiche e morali della guerra  e costruirsi giorno per giorno con le proprie mani un futuro diverso.
Consiglierei  ancor oggi a giovani e meno giovani di procurarsi nei mercatini  dell’antiquariato o su e-bay qualche copia di Sistema A o Sistema Pratico  e di provare a cimentarsi in uno di  quei progetti ancor oggi attuali e a recuperare l’amore per l’artigianato, inteso come espressione autentica dell’uomo, ovvero capacità di costruirsi con le proprie mani  ciò di cui si ha bisogno,  non delegando a qualche ignota fabbrica iperrobottizzata tale compito.
Alcuni cenni sulle riviste Sistema A e Sistema Pratico attraverso uno sguardo su alcune copertine e pagine interne.
In questo articolo riproduco alcune copertine storiche di Sistema A. Si tratta del n°2-3 del 1951, ove l’immagine-progetto di copertina è quella di una “pulce d’acqua” ovvero un canotto-barchetta da realizzarsi con “i mezzi e il materiale a propria disposizione”. Nel numero successivo, il N° 3-4 del 1951, il progetto-copertina è quello della realizzazione di un aquilone con relativa macchina forografica automontata per realizzare foto dall’altro.La copertina  del dicembre 1953 è una alle quali ci sono più affezionato, poiché pubblicizza la costruzione di un telescopio, impresa alla quale mi cimentai tredicenne con mia grande soddisfazione, pur avendo a disposizione mezzi limitatissimi.Invece nella precedente copertina del marzo 1953 è il mondo magico e “caldo” delle valvole a far da padrone, con l’invito a costruirsi una chitarra elettronica e relativo amplificatore a valvole.
Ma  il cambiamento di gusti e di interesse dei lettori di questo particolare settore editoriale impone negli anni del consumismo un cambiamento radicale,  a riviste come Sistema A o sistema Pratico, orientandosi  sempre più nel campo dell’eletronica marginalizzando progetti e progettini su traforo, compensato o altri  lavori in legno e\o di economia domestica. E’ emblematica la copertina di Sistema A del dicembre 1960 dove spicca in alto un amplificatore a valvole su circuito stampato, e in basso un elenco di articoli riguardanti la costruzione di un cerca guasti per radio e tv, un ripetitore a Transistor, un misuratore di fase,un illuminatore multiplo fotografica, un magnetizzatore –smagnetizzatore ed infine esperimenti conn la luce polarizzata. Al centro della copertina l’immagine di alcuni bambini seduti su delle poltroncine ricavate da dei tubolari di alluminio e non c’è immagine migliore per quegli anni, dove il benessere economico da il via ad un baby-boom demografico, con una iniezione di ottimismo e freschezza nell’intera società italiana.
Le altre pagine di post-copertina di Sistema A.
Proseguendo la nostra mini- indagine su questa rivista, nella facciata interna di copertina scopriamo come Sistema A riuscisse a proporre sempre nuovi ed interessanti articoli: la collaborazione dei propri lettori incentivata da una proposta di gara con premi in denaro che andavano dalle 35.000 lire per il primo premio, ovvero l’articolo che sarebbe stato pubblicato in prima pagina, e le 3000 lire per i classificati dal 5 posto al decimo.
Casa editoriale , costi, abbonamenti.
Era la casa editrice Capriotti  con sede a Roma la proprietaria della rivista, il cui costo per copia negli anni 50 era 100 lire, innalzandosi  a cavallo del 1960 a ben 150 lire, l’equivalente di un chilo di pane condito con un etto di mortadella. Ma la casa editrice il cui direttore responsabile fu prima Sisto Favre e poi  Rodolfo Capriotti non si contentava del pubblicare questa interessante  rivista, ma  stampava diverse collane  di libri. C’era quella per ragazzi con titoli quali Pinocchio, l’omino turacciolo, ecc, o la collana per la cultura con autori come Kant, Dostoievsky ,ecc od ancora la collana “Documenti “dove  scopriamo si pubblicava un “Codice sovietico del lavoro”, o anche la traduzione del processo antitroskista del 1937,  ma ancora “Pagine federaliste e repubblicane” di Carlo Cattaneo, o “La regione nella Nazione” di Luigi Sturzo…
La Pubblicità
Naturalmente  per reggere i costi e la presenza di agguerriti concorrenti, solo un apporto economico consistente dalla pubblicità poteva aiutare la rivista a sopravvivere. Così  in ultima di copertina si pubblicizzavano aziende produttrici di attrezzature adatte per  permettere al dilettante di concretizzare i progetti proposti nelle pagine. E’ pubblicizzata così l’Aeropiccola , di stanza a Torino produttrice di attrezzatura per aeromodellismo, ma anche la Italmodel di Genova  specializzata nel modellismo ferroviario (oggi se facessimo una ricerca di mercato scopriremmo il vuoto industriale anche in questo campo dove cinesi e multinazionali fanno da padroni).Ma accanto a questo tipo di pubblicità , si registrava la crescente proesenza di quellea riguardante il settore delle scuole tecniche private come al scuola Politecnica Italiana  di Rpoma autorizzata dal ministero della pubblica istruzione . In questo campo, quello delle scuole tecniche per corrispondenza vogliamo ricordare anche la Scuola Visiola  che proponeva l’auto- costruzione per corrispondenza di un televisore in Bianco e nero ,ma infine come non dimenticare la Scuola Radio Elettra

15 novembre 1970:le lotte per la casa, l'arresto di Sofri e le espulsioni di militanti del PCI romano

15 novembre 1970: Le lotte per il diritto alla casa di 45 anni fa, tra arresti a Torino, tra i dirigenti di Lotta Continua e espulsioni di militanti nel PCI romano

http://www.pugliantagonista.it/archivio/lottacasa_70_sofri1.htm



Sono cronaca giornaliera, in questo scampolo di 2014, le manifestazioni per il diritto della casa e, sotto l'avanzare della crisi e il disagio crescente tra gli strati più proletarizzati della popolazione, le occupazioni abusive di alloggi popolari crescono in maniera esponenziale, in particolare nelle città metropolitane. I media in una campagna di criminalizzazione pongono in evidenza come cresce tra gli occupanti abusivi il numero di non-italiani e questo sta generando un ulteriore ondata di razzismo, mente singoli episodi di criminalità sembrano funzionali alla richiesta di condanna di tutti i tipi di occupazioni. La Repressione in particolare colpisce i militanti e le organizzazioni che appoggiano le lotte per il diritto della casa. Tutto ciò non è nuovo e vi proponiamo, invitandovi a leggere direttamnte dal nostro sito, le scannerizzazioni degli articoli della rivista Il Manifesto del 1970, inerenti alcuni episodi emblematici avvenuti esattamente 45 anni fa: l'arresto dell'allora dirigente di Lotta Continua,Adriano Sofri e la spaccatura nel PCI romano sulla questione se appoggiare o no il movimento degli occupanti delle case.

http://www.pugliantagonista.it/archivio/lottacasa_70_sofri1.htm

Le Trummerfrauen , le donne delle macerie, dimenticate nei festeggiamenti sulla caduta del Muro di Berlino

Ma Berlino Est e la DDR erano “uno di stato di polizia” o invece erano una realtà ben più complessa e con aspetti sorprendenti ed addirittura di cui oggi nel nostro paese saremmo invidiosi? Quale è stato il ruolo delle donne e delle Berlinesi nel cammino della ricostruzione economica, morale , e politica della Germania?

http://www.pugliantagonista.it/archivio/9n1989_2_trummerfrauen.htm



Premettiamo che non vogliamo fare del negazionismo sul fatto che la Germania Est pagò per un tempo eccessivamente lungo le conseguenze dell’aver dichiarato la guerra a mezzo mondo ed in particolare all’Unione Sovietica , provocandole decine di milioni di morti. L’essere stata inglobata forzatamente nel Patto di Varsavia che si contrapponeva alla NATO, e l’essere lo stato confinario, quello che avrebbe dovuto reggere il primo impatto ad una possibile invasione delle armate occidentali, e nel quale stazionavano le migliori truppe corazzate sovietiche, fece della Germania dell’EST, un paese sicuramente anomalo, in uno stato di perenne attesa dello scoppio della terza guerra mondiale. Né ci possiamo dimenticare dei moti operai dell’estate 1953 , che furono repressi nel sangue proprio grazie all’intervento delle Forze speciali sovietiche. Si dovette arrivare all ‘Ostpolitik del socialdemocratico WillY Brandt, affinchè tra il 1973 e il 1974 Berlino-est fosse riconosciuta diplomaticamente nel mondo occidentale. Il lungo cammino quindi che ha portato alla caduta del muro inizia molto prima che Carol, il papa, o Walesa , o Gorbaciov potessero avere voce in capitolo. Figurarsi poi se noi che siamo contro ogni muro che divida gli esseri umani potremmo essere nostalgici di quel Muro che divideva Berlino e di fatto il popolo tedesco, ma…

I lungo cammino della ricostruzione e della riunificazione, porta ai piedi le pantofole delle Trummerfrauen “le donne delle macerie”

La Berlino che ieri festeggiava il 25ennale della sua riunificazione è una città profondamente cambiata dai tempi del Muro, grazie alla mole immensa di capitali investiti dalla Germania occidentale dopo l’annessione del 1990 , l’aver utilizzato manodopera con costi fortemente ridotti rispetto a quelli dell’ovest e diciamo pure anche tanto entusiasmo, ma niente ha che vedere con il miracolo che fecero le Trummerfrauen berlinesi.

Loro le donne delle macerie, in una città senza uomini dai 18 ai 55 anni, con la vanga, il martello, la carriola ed il fazzoletto in testa e spesso con solo le pantofole di pezza ai piedi, ricominciarono a ricostruire Berlino mattone per mattone, nel senso letterale della parola. Delle Trummerfrauen, rimangono soltanto sparsi per Berlino e, Dresda ed altre città tedesche , delle statue commemorative in alcuni parchi pubblici e qualche foto sul web. Eppure quelle donne che avevano visto pioversi sulla testa quasi centomila tonnellate di bombe dagli aerei inglesi, americani e russi e subito il martirio dell’assedio e della caduta della città con la vittoria dell’Armata Rossa, che furono testimoni e vittime dei tanti casi di violenza a cui gli ufficiali russi posero freno a fatica e che cessarono definitivamente solo con l’istituzione della Kommandatur e la divisione quadripartita della città, le centinaia di suicidi la maggior parte femminili in quei giorni di sgomento e disperazione, nonostante tutto , loro, le donne berlinesi, resuscitarono Berlino.

La Berlino che per un tragico scherzo del destino era stata la città che aveva negato i voti a Hitler nelle elezioni politiche del gennaio 1933 e che sei settimane più tardi, nel marzo del 1933, quando i dirigenti dei partiti politici e dei sindacati di sinistra erano stati tutti incarcerati nei lager, aveva concesso forzatamente solo il 38 per cento dei voti al partito nazista alle amministrative berlinesi, quella città il 2 maggio 1945, quando si arrese, era” il più grande cumulo di macerie al mondo”.

Facendo un totale delle distruzioni edilizie di tutte le città tedesche, Berlino risultava possederne ben un settimo di cui 48.000 edifici totalmente distrutti, 23.000 gravemente danneggiati ( e di fatto da abbattere) e 172.000 non gravemente danneggiati. Nelle strade di Berlino vi erano 67 milioni di metri cubi di macerie , fatti di travi, pietre , calcinacci, pezzi di ferro e acciaio , da rimuovere e riutilizzare, per un peso totale di 100 milioni di tonnellate da rimuovere. Furono le donne , le berlinesi, di ogni età e condizione che fecero il miracolo ( altro che quello di cui si vanta oggi la Merkel!) vivendo in comunione, nelle strade polverose di quei giorni, un momento unico, che ancor oggi dovrebbe essere un esempio e monito contro la follia della guerra e l’importanza della cultura femminile della vita come anticorpo ai disvalori dell’odio e della morte. Furono loro, con ciabatte e stivaloni ai piedi, un fazzoletto in testa e gli arnesi da lavoro a rimuovere macerie, recuperare mattoni e il ferro, salvando mobili e vestiti sepolti, mangiando un raffermo pane nero, accanto al fuoco di improvvisate collettive cucine da campo, erano loro che ritornavano la sera con il sorriso sulla bocca tra i loro figli, infondendo in essi la speranza.

Furono loro, le donne berlinesi che nell’inverno seguente per poter scaldare, i loro improvvisati alloggi e poter cucinare qualcosa, andarono ad abbattere tutti gli alberi del Tiergarten e della maggior parte dei boschi della città.(In seguito tutte le città tedesche donarono gli alberi per riforestare Berlino) E la Berlino femminile continuò a vivere e a farsi sentire nella Berlino dell’Est negli anni che seguirono. Per evitare di essere accusati di partigianeria non riportiamo cose scritte da giornali o riviste filocomuniste , ma bensì quanto scriveva nel 1975 il nostro Touring Club italiano , nella sua prestigiosa guida “Qui Berlino” :

“-Nelle strade di Berlino-Est non si vedono per lo meno di giorno , donne molto eleganti, eppure numerosi negozi offrono vestiti importati da Italia e Francia che vanno a ruba. Per spiegarlo bisogna svelare il mistero, ricordando che nella DDR vi è la più alta percentuale di donne al mondo che lavorano: il 48 per ogni cento lavoratori ( Oggi, sentire queste cifre nell’Italia che ha la presidenza europea, ci fa pensare di essere , noi all’età della pietra in quanto ad uguaglianza sociale e di genere….) Le donne della Germania dell’Est vanno in fabbrica in ufficio indossando più i calzoni che la gonna , ma nelle feste in famiglia o collettive amano esprimere la loro femminilità con dei vestiti eleganti… A Berlino –Est è molto elevato il numero di medici, ingegneri, avvocati e alti burocrati in gonnella. E vengono esercitati anche da donne alcuni mestieri che in altri paesi rappresentano il monopolio maschile. Vi sono commissioni aziendali formate da sole donne e un terzo dei deputati nazionali e regionali sono donne. Di conseguenza la posizione della donna è molto forte, lo dice tra l’altro il fatto che dieci uomini su cento accettano al momento del matrimonio di prendere il cognome della moglie…nelle pasticcerie, nelle osterie spesso si vedono tavole riservate a sole donne, cioè alle amiche che si danno convegno ogni settimana, sempre nello stesso locale e alla stessa tavola, per il loro (coroncina), l’appuntamento dei pettegolezzi…”-

http://www.pugliantagonista.it/archivio/9n1989_2_trummerfrauen.htm

sabato 8 novembre 2014

A Brindisi , siamo nella merda!

Una rilettura , fin troppo attuale , di un’edizione dell’Eco di Brindisi del novembre 1987.


Frugando nel mio archivio personale rispolvero  una vecchia edizione del giornale di satira politica L’Eco di Brindisi del novembre 1987 che in prima pagina ha un titolo particolarmente “nauseabondo”: Siamo nella Merda!
L’articolo  a firma di Lionello Maci esordisce così:
“-Siamo nella merda.Non solo perché cinquanta reti fognarie vomitano in continuazione la merda di novantamila cittadini nelle acque del porto. Non solo perché in due giorni di raccolta sono state trovate diecimila siringhe nelle strade della città e nelle adiacenze delle scuole. Non solo perché Brindisi è perennemente sommersa da tonnellate di rifiuti…Siamo nella merda perché Brindisi manca di una classe politica sana, seria e efficiente…”- a corredare l’articolo una foto a firma di Albanese di una scritta  che un ignoto writer aveva fatto sul muro d’ingresso del palazzo di Città:-“Il Comune esiste perché galleggia in un mare di m…”-


Insomma un’immagine di una città non troppo lontana dall’attuale benchè siano passati ben 27 anni, intanto nel frattempo è caduto il Muro di Berlino,  e dopo  di esso il mondo è tutto sottosopra, ma Brindisi, continua a galleggiare , come un cadavere in putrefazione su un mare di m…. la stessa con la quale oggi si tenti di cancellare l’unica zona naturalistica-protetta degna di nome come Torre Guaceto, scaricando le “acque chiare e fresche “ del depuratore carovignese, ma anche quella che continua a fluire sotto forma di veleni dalle discariche industriali che per quarant’anni hanno impestato il nostro territorio e quelle delle nuove attività similari in funzione o prossime in arrivo.
In quell’edizione  dell’Eco di Brindisi, un altro articolo lanciava un allarme sui motivi sociali e deconomici di una microcriminalità giovanile allora dilagante in città…oggi, tra attentati a sindaci o imprenditori, assassini e rapine in pieno giorno e furti a tappeto in case, tereni, attività commerciali, la situazione non è da meglio, visto il vuoto assoluto nel campo lavorativo e di prospettive del futuro. E per chi prova a ribellarsi e a chiedere a gran voce il diritto della dignità di un lavoro, c’è la risposta pronta:”-Carcere ai disoccupati che protestano e a chi li sostiene!”-

Ieri come oggi,  a Brindisi siamo nella m…


9 novembre 1989
Cade il Muro di Berlino:
Le mie cartoline QSL per  non dimenticare la DDR e radio Berlin International , RBI.(The voice of German Democratic Republic)



25 anni cadeva il Muro ed oggi tutto ciò che si identifica con La Repubblica Democratica Tedesca(la DDR)  è assimilato alla STASI, la polizia segreta tedesca , mentre al contrario , gli sforzi della popolazione della Germania dell'Est per risollevarsi dalla catastrofe a cui Hitler aveva portato questa nazione, sono cancellati con un bieco anticomunismo.

Contro la strategia della mistificazione e della cancellazione della memoria pubblichiamo alcuni ricordi personali: le QSL e i gadget di Radio Berlin International 

Le trasmissioni di Radio Berlin International si ascoltavano in orari prefissati in diverse lingue e per i dilettanti radioamatori SWL (ovvero coloro che con una radio di qualunque dimensione e sensibilità , andavano a caccia delle radio  trasmittenti per inviare loro dei report sulla qualità di ricezione ed avere in cambio una cartolina di conferma), essere iscritti al club degli ascoltatori della radio della DDR  era una cosa ambita. 

Insieme alle cartoline di conferma delle QSL , la Radio Berlin, inviava dei gadget, dei calendari, faceva partecipare a dei concorsi e riuniva nel suo club , inviava un giornale, col quale si era aggiornati ( naturalmente attraverso  il filtro governativo) di quanto avveniva nella DDR e si poteva anche corrispondere con ragazzi e ragazze della DDR, dimostrando come la a passione per la radio e la voglia di comunicare possa rompere qualunque muro