Sistema A e le riviste tecniche degli anni 50.Non solo
ricordi d’infanzia , ma anche un passato da cui poter trovare la forza di
ripartire…
Dopo una giornata di lavoro tra computer, telecomandi a distanza di sistemi di comunicazione
aeronautica e noiosi report su guasti telefonici, il caso mi porta a ritrovare
nel mio scantinato un impolverato
scatolo di cartone contente la mia collezione di riviste tecnico-scientifiche
degli anni 50 ed immediatamente un mare di ricordi mi assale …
Sistema A, Sistema Pratico, Fare, sono nomi di riviste che mi accompagnano sin da bambino alla
scoperta di quel campo editoriale grazie al quale mi avvicinai al mondo della
tecnica, dell’elettronica, della radio, ma anche ed ancor più ad un concetto di vita, più che
un hobby, il fai da te, ovvero , imparare a conoscere e sviluppare le proprie
capacità, affrontare le difficoltà usando il cervello , ma anche
sporcandosi le mani usando atterezzi da
falegname , meccanico, elettricista. Esperienze più facili da farsi negli anni
che precedettero il boom economico e l’avvento del consumismo, piuttosto che
oggi dove tutti noi, giovani compresi,
siamo letteralmente inondati da prodotti ipertecnologici ma la cui vita
commerciale è più breve di quella di una farfalla, e la possibilità di trovare
ogni soluzione andando al marcket o addirittura via internet, castra ogni
volontà di mettersi in gioco nell’autocostruzione e nella sperimentazione
dilettantistica.
Esperienze di autocostruzione ed autoapprendimento, proposte
in quelle riviste, che produssero in un intera generazione quella spinta a
progredire individualmente e collettivamente nel campo delle conoscenze
tecnico-scientifiche-professionali. Una generazione che andò a popolare fabbriche, officine, laboratori, scuole, e
contribuì a trasformare l’Italia in uno dei paesi più industrializzati e capaci
di esportare progettualità , design, stile e tecnologia all’estero.
Il mio incontro da bambino con Sistema A fu casuale, grazie
ad un mio parente che ne aveva acquistato delle copie all’inizio degli anni 50
e che io, ragazzino delle
elementari letteralmente divorai,
incuriosito dalle copertine che richiamavano i fumetti americani e sulle quali
si invitava a costruirsi da soli giocattoli , radio, aeromodelli, il cui
acquisto sarebbe stato impossibile per le modeste condizioni economiche della
famiglia media italiana.
Ben presto dal passare dalla lettura al mettere in pratica i
progetti più semplice di quelle riviste, il passo per me fu breve, spinto dagli incoraggiamenti di quel
mio parente e d in seguito da un indimenticabile professore di applicazioni
tecniche di scuola media inferiore,
Benussi Bruno, uno dei tanti profughi istriani accolti a Brindisi, nel primo dopoguerra.
Mi cimentai così nei lavori di seghetto e traforo, con legno
e compensato, passando in seguito , grazie agli articoli di Sistema A, alla costruzione in balsa di alianti e
veleggiatori. La mia passione per l’aeromodellismo coinvolse i miei compagni di
classe , e la mattina prima del campanello d’inizio, improvvisavamo gare di volo , lungo via Asmara
ove era ubicata la scuola media Dante Alighieri o nel pomeriggio nei campi che
circondavano il rione Cappuccini –Minnuta.
Ma quegli anni erano anche quelli del diffondersi dell’elettronica
di consumo: radio e televisione divennero indispensabili in ogni casa e persa
la funzione di essere soprammobili parlanti si trasformavano, rimpicciolendosi
in appendici funzionali dell’”omus consumatori”.
Fu così che mi avvicinai ai “misteri dell’eletronica” anche
grazie a progettini di radioline, gadget elettrici ed elettronici che man mano
proliferavano sempre più su Sistema A ed ancor più sulla rivista concorrente Sistema Pratico. Senza
accorgermene, quasi per gioco, in quegli anni gettavo le basi al mio futuro e
con un po’ di fortuna e tanto sacrificio iniziai a lavorare poco più di dieci
anni dopo nel campo dell’elettronica asservita alle esigenze del mondo
aeronautico…
Nel frattempo anch’io ero divenuto un acquirente di riviste
Tecniche : Tecnica Pratica, Radiopratica, Radioelettronica, CQ-Elettronica,
Nuova Elettronica e tante altre ancora, eppure nessuna di esse aveva il fascino
e la “pretesa “ di Sistema A, dove A valeva l’italianissima arte
dell’Arrangiarsi, quella che aveva permesso l’Italia e gli Italiani di
risollevarsi dalle devastazioni economiche e morali della guerra e costruirsi giorno per giorno con le proprie
mani un futuro diverso.
Consiglierei ancor
oggi a giovani e meno giovani di procurarsi nei mercatini dell’antiquariato o su e-bay qualche copia di
Sistema A o Sistema Pratico e di provare
a cimentarsi in uno di quei progetti
ancor oggi attuali e a recuperare l’amore per l’artigianato, inteso come espressione
autentica dell’uomo, ovvero capacità di costruirsi con le proprie mani ciò di cui si ha bisogno, non delegando a qualche ignota fabbrica
iperrobottizzata tale compito.
Alcuni cenni sulle riviste Sistema A e Sistema Pratico
attraverso uno sguardo su alcune copertine e pagine interne.
In questo articolo riproduco alcune copertine storiche di
Sistema A. Si tratta del n°2-3 del 1951, ove l’immagine-progetto di copertina è
quella di una “pulce d’acqua” ovvero un canotto-barchetta da realizzarsi con “i
mezzi e il materiale a propria disposizione”. Nel numero successivo, il N° 3-4
del 1951, il progetto-copertina è quello della realizzazione di un aquilone con
relativa macchina forografica automontata per realizzare foto dall’altro.La
copertina del dicembre 1953 è una alle
quali ci sono più affezionato, poiché pubblicizza la costruzione di un
telescopio, impresa alla quale mi cimentai tredicenne con mia grande
soddisfazione, pur avendo a disposizione mezzi limitatissimi.Invece nella
precedente copertina del marzo 1953 è il mondo magico e “caldo” delle valvole a
far da padrone, con l’invito a costruirsi una chitarra elettronica e relativo
amplificatore a valvole.
Ma il cambiamento di
gusti e di interesse dei lettori di questo particolare settore editoriale
impone negli anni del consumismo un cambiamento radicale, a riviste come Sistema A o sistema Pratico,
orientandosi sempre più nel campo
dell’eletronica marginalizzando progetti e progettini su traforo, compensato o
altri lavori in legno e\o di economia domestica.
E’ emblematica la copertina di Sistema A del dicembre 1960 dove spicca in alto
un amplificatore a valvole su circuito stampato, e in basso un elenco di
articoli riguardanti la costruzione di un cerca guasti per radio e tv, un ripetitore
a Transistor, un misuratore di fase,un illuminatore multiplo fotografica, un
magnetizzatore –smagnetizzatore ed infine esperimenti conn la luce polarizzata.
Al centro della copertina l’immagine di alcuni bambini seduti su delle
poltroncine ricavate da dei tubolari di alluminio e non c’è immagine migliore
per quegli anni, dove il benessere economico da il via ad un baby-boom
demografico, con una iniezione di ottimismo e freschezza nell’intera società
italiana.
Le altre pagine di post-copertina di Sistema A.
Proseguendo la nostra mini- indagine su questa rivista,
nella facciata interna di copertina scopriamo come Sistema A riuscisse a
proporre sempre nuovi ed interessanti articoli: la collaborazione dei propri
lettori incentivata da una proposta di gara con premi in denaro che andavano
dalle 35.000 lire per il primo premio, ovvero l’articolo che sarebbe stato
pubblicato in prima pagina, e le 3000 lire per i classificati dal 5 posto al
decimo.
Casa editoriale , costi, abbonamenti.
Era la casa editrice Capriotti con sede a Roma la proprietaria della
rivista, il cui costo per copia negli anni 50 era 100 lire, innalzandosi a cavallo del 1960 a ben 150 lire,
l’equivalente di un chilo di pane condito con un etto di mortadella. Ma la casa
editrice il cui direttore responsabile fu prima Sisto Favre e poi Rodolfo Capriotti non si contentava del
pubblicare questa interessante rivista,
ma stampava diverse collane di libri. C’era quella per ragazzi con titoli
quali Pinocchio, l’omino turacciolo, ecc, o la collana per la cultura con
autori come Kant, Dostoievsky ,ecc od ancora la collana “Documenti “dove scopriamo si pubblicava un “Codice sovietico
del lavoro”, o anche la traduzione del processo antitroskista del 1937, ma ancora “Pagine federaliste e repubblicane”
di Carlo Cattaneo, o “La regione nella Nazione” di Luigi Sturzo…
La Pubblicità
Naturalmente
per reggere i costi e la presenza di
agguerriti concorrenti, solo un apporto economico consistente dalla pubblicità
poteva aiutare la rivista a sopravvivere. Così
in ultima di copertina si pubblicizzavano aziende produttrici di
attrezzature adatte per permettere al
dilettante di concretizzare i progetti proposti nelle pagine. E’ pubblicizzata
così l’Aeropiccola , di stanza a Torino produttrice di attrezzatura per
aeromodellismo, ma anche la Italmodel di Genova
specializzata nel modellismo ferroviario (oggi se facessimo una ricerca
di mercato scopriremmo il vuoto industriale anche in questo campo dove cinesi e
multinazionali fanno da padroni).Ma accanto a questo tipo di pubblicità , si
registrava la crescente proesenza di quellea riguardante il settore delle
scuole tecniche private come al scuola Politecnica Italiana di Rpoma autorizzata dal ministero della
pubblica istruzione . In questo campo, quello delle scuole tecniche per
corrispondenza vogliamo ricordare anche la Scuola Visiola che proponeva l’auto- costruzione per
corrispondenza di un televisore in Bianco e nero ,ma infine come non
dimenticare la Scuola Radio Elettra
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