18 luglio 1944, il contributo di Brindisi alla vittoria partigiana di Monte Lavane di 70 anni fa.
Ben pochi brindisini
sanno del contributo dato dalla loro città alla Resistenza al
Nazifascismo. Un vuoto di conoscenza dovuto anche alla segretazione
imposta dagli Alleati sui documenti inerenti le attività delle
Special Forces operanti dal 1943 al 1945 a Brindisi, nel supporto
dei Partigiani .
Solo da una decina di
anni quei documenti sono divenuti disponibili ai ricercatori e tra
essi scopriamo particolari interessanti sul ruolo avuto dalla Puglia
e dalla nostra città nell’aiuto alla guerra partigiana.
18 Luglio 1944 . La
vittoria partigiana di Monte Lavane
Quarantasette uomini ed
una donna ,Iris Versari, una bella mora, la ventenne fidanzata del
mitico capo partigiano Silvio Corbari di Faenza, aspettano in
silenzio , sul monte Lavane, nell’Appennino Tosco-emiliano,
l’arrivo degli aerei alleati. La tensione è altissima poiché
sanno che i tedeschi e i fascisti sono a conoscenza del lancio
alleato a causa di un infiltrato, ma quelle armi che stanno per
cadere dal cielo sono troppo importanti : ci sono da vendicare i
venti compagni persi tra fucilati e deportati del rastrellamento di
Tredozio di gennaio e, per questo, nessun rinvio è stato chiesto via
radio al Centro brindisino dell’OSS (il servizio segreto USA ,
l’attuale CIA) .
Un rombo di motori e
poi il cielo illuminato dalla luna si riempie di paracadute lanciati
dagli Halifax del 1586 squadrone polacco (Special Duty Flight) , di
stanza a Brindisi.
Sono 40 quintali di
mitragliatrici, mitra Sten, munizioni, bombe a mano, 8 quintali di
esplosivo oltre a viveri, medicinali, sigarette. Materiali che sino
a poche ore prima erano stoccati nei depositi dei magazzini dell’OSS
alla periferia della città di Brindisi e poi, con cura, impilati in
lunghi contenitori metallici e in casse blindate, in una catena di
montaggio a cui lavorano fianco a fianco operai brindisini,
yugoslavi, cechi, ecc sotto la supervisione dei soldati americani.
A terra si lavora in
fretta a raccogliere la manna caduta dal cielo, sparsa per un ampia
zona. Alle luci dell’alba le pattuglie italotedesche appaiono , ma
il partigiano Corbari ha preparato per loro una sorpresa: con una
parte dell’esplosivo, appena giunto, ha trasformato un cascinale
in una trappola esplosiva che fa strage dei nazifascisti. Per tutto
il 18 luglio le Brigate nere e le SS risalgono il crinale del monte
attaccando, ma i partigiani di Corbari rispondono dalle loro
posizioni utilizzando ampiamente le munizioni appena ricevute da
Brindisi.
Alla fine della
giornata sono state sparate ottomila cartucce di mitra Sten e
seimila di mitragliatrice . Al calar della notte, quando Corbari e i
suoi possono finalmente riposarsi, duecento tedeschi e fascisti
giacciono morti ed altri centodieci sono feriti. I partigiani caduti
sono sei e la bella Iris che ha partecipato allo scontro ha un
proiettile in una gamba.
Un’impresa
straordinaria che meritò l'elogio del generale Alexander per la
banda Corbari trasmesso da radio Londra, qualche giorno dopo e
ricordato in un film omonimo del 1970 con Giuliano Gemma. Un successo
frutto di un lungo lavoro iniziato molti mesi prima, quando il 16
febbraio 1944, nove italiani divisi in tre squadre , lasciavano il
campo di addestramento del servizio Segreto americano OSS di Ostuni e
si imbarcavano nel porto di Brindisi sul sommergibile Platino, messo
a disposizione dalla Marina Militare Italiana alle operazioni
dell’ORI (Organizzazione Resistenza Italiana).
Tra quelle squadre vi
era quella comandata da Antonio Farneti un antifascista che dalla
sua Romagna, dopo l’8 settembre, in bicicletta aveva attraversato
il fronte e giunto a Bari era stato indirizzato da Tommaso Fiore
alla nascente base napoletana di reclutamento di agenti speciali da
infiltrare alle spalle dei tedeschi. Nella squadra di Farneti, in
codice” Raisin”, vi era l’operatore radio Alberto Grimaldi
detto Zanco. E’ lui che, insieme a Farneti, dopo lunghe traversie
da film di spionaggio, tra retate naziste e tradimenti di delatori,
riesce a raggiungere la Banda Corbari, tra le più audaci nella zona
tra Forlì e Faenza . Grazie alla radio di Zanco, che tramette come
Zella 1 alla base di Brindisi, si riesce a coordinare il fortunoso
lancio di aiuti partigiani che permisero quella vittoria memorabile
nella storia della Resistenza Italiana. Una storia che come
brindisini possiamo esser fieri di aver contribuito .
Purtroppo, la storia di
Corbari e della pasionaria partigiana Iris, non terminò nel
classico lieto fine a cui la cinematografia ed in particolare quella
holliwodiana ci hanno abituato e dobbiamo aggiungere che la loro
vicenda ha degli aspetti di cui la Repubblica Italiana “nata dalla
Resistenza al Fascismo” ha poco di esser fiera.
Iris, che si era unita
nel gennaio 1944 alla banda partigiana di Silvio Corbari, legandosi
a lui sentimentalmente, condivise con lui anche una tragica fine.
All'alba del 18 agosto 1944, in località Ca' Cornio (frazione di
Tredozio), la casa in cui lei e Silvio Corbari si erano
temporaneamente rifugiati, assieme ad Arturo Spazzoli e Adriano
Casadei (praticamente lo stato maggiore della banda), fu
accerchiata dalle truppe nazifasciste, informate da una spia.
Iris, immobilizzata a
causa della ferita alla gamba, riportata nella battaglia di Monte
Lavane, riuscì ad uccidere il primo milite nazifascista che varcò
la porta, ma, vista l'impossibilità di muoversi onde non essere di
ostacolo alla fuga dei suoi compagni, si suicidò. Purtroppo il suo
sacrificio fu vano, Corbari, Spazzoli e Casadei inseguiti ,vennero
catturati e uccisi. I loro quattro corpi furono appesi come monito,
prima , sotto i portici di Castrocaro Terme e successivamente ad un
lampione in piazza Aurelio Saffi a Forlì.
Corbari fu catturato
per la soffiata di un delatore, un certo Franco Rossi , ex
appartenente alla sua formazione, che presentatosi al comandante
della brigata repubblichina «IX settembre», Benito Dazzanigli
indicò il luogo dov'era nascosto Corbari. Rossi seguì poi la «IX
settembre» in Piemonte e quindi in Germania.
Nel dopoguerra Rossi,
assieme alla madre e ad altri imputati, tutti latitanti, fu
processato dalla Regia Corte d'assise straordinaria di Forlì con
l'accusa di collaborazionismo e di attività spionistica a favore dei
nazifascisti e condannato in prima istanza a 18 anni. Nel 1947 la
Corte di Cassazione annullò senza rinvio la sentenza poiché nelle
more del ricorso era sopraggiunta la famosa Amnistia Togliatti che,
in nome della pacificazione nazionale, mandò liberi centinaia di
torturatori, delatori e massacratori di civili e partigiani.
Antonio Camuso
Socio ANPI BRINDISI
Archivio Storico
Benedetto Petrone
Brindisi 18 luglio 2014
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