giovedì 26 marzo 2020

No Violenza sulle donne: volantino Femministe di Brindisi marzo 1980

il dramma di Francesca Fiscarelli ,

da un volantino femminista di  40 anni fa, 

In questi giorni in cui l'Italia è chiusa in casa, l'allarme che proviene dalle associazioni di difesa della donna è sulla strana diminuzione di telefonate di aiuto da parte delle donne contro le violenze domestiche, segno evidente di come  esse siano , proprio in casa, non in condizioni di poter essere libere di denunciare, neanche al telefono, ciò che subiscono.
Come Archivio Storico Benedetto Petrone e sito di Pugliantagonista, vogliamo anche noi supportare questo grido di allarme pubblicando secondo il nostro stile , un volantino di 40 anni fa, prodotto nel marzo del 1980 dal Coordinamento studentesse e disoccupate di Brindisi che si riuniva nella sede del Circolo del Proletariato  Giovanile in Via Giordano Bruno.
 Molte di quelle compagne femministe continuano ancor oggi  nella battaglia in difesa delle donne attraverso le iniziative portate avanti,  innanzitutto dall'Associazione IO Donna , erede del Centro di Documentazione Donna che per 20 anni successivi a quel 1980, operò all'interno del Centro Sociale(contro l'emarginazione giovanile)  di via Santa Chiara a Brindisi,  e tutte/i noi dobbiamo ringraziarle per questo impegno.
Pubblichiamo doverosamente il testo integrale di quel volantino che ancor oggi è fin troppo attuale e che narra di una vicenda di ciò che dovette patire una ragazzina di 17 anni, , violentata dal padre e che  per difendersi dai continui soprusi , alla  fine lo uccise, ma per questo incarcerata.


NON SIAMO PIÙ  DISPOSTE A SUBIRE VIOLENZA! NON VOGLIAMO DELEGARE A NESSUNO LA DIFESA DEL NOSTRO DIRITTO ALL'ESISTENZA.
Francesca Isabella Fiscarelli, una donna di Foggia di 17 anni, è in carcere dopo aver ucciso il padre che voleva violentarla.
Ora ci sarà un tribunale che la giudicherà e stabilirà quanti anni di galera dovrà fare per scontare quello che ha fatto,
Ma sul come e sul perchè funzionerà questa logica punitiva potrà essere d’accordo chi non è in grado di capire Francesca e la sua scelta.
La realtà di una donna che è costretta a vivere segregata in casa, a subire continue intimidazioni, a vedersi tolta la possibilità di gestirsi anche
in maniera minima la propria vita e a trovarsi a vivere la negazione assoluta della propria persona attraverso il tentativo di essere violentata fisica-
mente non potrà mai entrare in tribunale nel suo vero significato ed in tutta la sua gravità e nessun giudice potrà mai capirlo, PERCHE’ALLORA SMETTEREBBE DI FARE IL GIUDICE.
Se Francesca non avesse reagito probabilmente ogni cosa sarebbe passata sotto silenzio. Nessun processo ci sarebbe stato a chi le procurava paura,
angoscia e la faceva vivere in uno stato di continua tensione per le ulteriori sevizie psicologiche e materiali che doveva subire.
Ma la scelta di Francesca di reagire nell'unico modo in cui poteva (erchè questa società che crea queste situazioni non si preoccupa certo di
dare strumenti per uscirne SENZA PAGARE DURAMENTE IN PRIMA PERSONA) ne han fatto un caso di cronaca nera, negando ciò che veniva messo in discussione alla radice, e cioè la famiglia, come luogo in cui si dà potere al padre perchè possa sfogare le proprie frustrazioni su chi gli è sottoposto.
La storia di Francesca non ci sarebbe potuta essere se non ci fosse una società che è basata sulla divisione dei ruoli e sui rapporti personali oppressivi .
In un processo tutto questo non verrà preso in considerazione e probabilmente verrà chiesta la semi-infeimità mentale, perchè si definisce "irrazionale" ciò che si produce per negare le proprie responsabilità.
Crediamo che sia molto importante fare tutto il possibile in aiuto di Francesca proprio per mettere sotto accusa queste responsabilità con lo scopo
di liberarci dalla violenza che in quanto donne subiamo.
In concreto riteniamo che sia interesse di ogni donna
NON LASCIARE FRANCESCA SOLA NELLE MANI DI QUESTA GIUSTIZIA DI CLASSE E MASCHILE,
quindi,
OGNUNA DI NOI DOVREBBE DARE UN CONTRIBUTO MONETARIO PER GARANTIRLE UNA DIFESA ADEGUATA CHE SAPPIA PORTARE ANCHE IN SEDE DIBATTIMENTALE TUTTE LE MOTIVAZIONI CHE HANNO DETERMINATO QUELLA SCELTA.
PROPRIO PERCHE' CONOSCIAMO IL TRATTAMENTO CHE. VIENE IMPOSTO NELLE CARCERI FEMMINILI (MASSIMO ISOLAMENTO, IMPOSSIBILITA A STABILIRE MOMENTI DI SOCI ALI ZZAZIONE TRA LE DETENUTE, CONTROLLI SULLA POSTA, SUI COLLOQUI, MANCANZA ASSOLUTA DI ASSISTENZA SANITARIA,ECC.)
 DOBBIAMO CREARCI LA CAPACITA' DI ESERCITARE UN MINIMO ED CONTROLLO SUI TRASFERIMENTI DA UN CARCERE ALL'ALTRO
A CUI FRANCESCA POTREBBE ESSERE SOTTOPOSTA, SUL SUO STATO DI SALUTE E SULLE
CONDIZIONI DI DETENZIONE.
E’chiaro che solo la mobilitazione diretta di noi donne può far capire alla Magistratura e a tutto il personale carcerario che Francesca non è
sola e che le donne non sono più' disposte a pagare un prezzo cosi ' alto per Garantirsi il proprio diritto all'esistenza.
Mobilitiamoci in difesa delle donne incarcerate perche' si sono ribellatealla violenza e allo sfruttamento a cui siamo quotidianamente sottoposte!
CIP ■
VIA G.'BRUNO 21,
BRINDISI, 04/03/1980
COORDINAtlENTO DONNE STUDENTESSE-DISOCCUPATE
DI BRINDISI, VI A G. BRUNO 21.


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