Don Mazzi il prete scomododell’Isolotto è morto!
23 ottobre 2011 Don Mazzi , l’icona dei preti “indignados” del 68 e colui che portò lo spirito della Resistenza e della democrazia nel cuore del popolo della Chiesa ci ha lasciato!
http://www.pugliantagonista.it/archivio/don_mazzi.htm
Nell’era dei media in cui è la notizia più sensazionale quella che fa audience . la morte di un vecchio prete che da giovane era stato un gran rompicoglioni è stata cancellata dalle prime pagine di giornali e tv nascosta dalla morte di un campione di moto o da una “troppo pacifica” manifestazione NO TAV.
Ci tocca a noi, che fummo allievi di questo “cattivo maestro” della Chiesa, a ricordarlo con gioia e tanto dolore per la sua scomparsa, riflettendo quanto influirono, nel mondo cattolico più sensibile alle istanze sociali, le battaglie che Don Mazzi e tanti preti “impegnati” condussero per poter far sì che la comunità religiosa fosse parte integrante di quelle istanze di cambiamento provenienti dall’intera Umanità , esattamente 50 anni fa ,
La richiesta era che la Chiesa contribuisse a far riacquistare il senso della ragione al mondo di allora, mettendo da parte le illusioni che un capitalismo rampante e neocolonialista elargiva ad una parte del mondo, per rapinarne un’altra, con la benedizione della Chiesa in nome dell’anticomunismo e del “meglio morti che rossi”.
Ricordare Don Mazzi, senza parlare della comunità dell’Isolotto, sarebbe una bestemmia e lo faremo con le sue parole quando intervistato da Carlo Falconi che scriveva per l’Espresso gli chiese quali furono le “cause eccezionali”che portarono alla nascita di quella esperienza cattolica di base che fu esempio e guida per tante altre comunità che nacquero in tuta Italia segno di un movimento di “indignados” della Chiesa cattolica degli anni 60.
“…L’Isolotto fu l’incontro di preti non assimilati al sistema con una popolazione sradicata da altri luoghi che si ritrovò ad iniziare una vita in un quartiere in cui si doveva ricominciare da zero. Una realtà urbanistica sociologica assolutamente originaria che rese possibile ai suoi abitanti di organizzarsi e strutturarsi autonomamente. “…
Ma quale la differenza tra le realtà dei tanti quartieri ghetto che crescevano come fughi e satelliti delle città industriali in espansione in quei travolgenti anni 60?
“…Ebbene se i suoi abitanti avessero deciso di omologarsi l’Isolotto non sarebbe mai nato, invece essi decisero di fare esclusivamente da sé e tutti insieme, in piena autonomia, dopo aver discusso di ogni decisione ed averla adottata a maggioranza”…
In questo contesto il merito di don Mazzi , inviato come parroco dal cardinale Elia Dalla Costa fu quello di rifiutare di imporre la struttura della parrocchia-tipo e si rivolse ai parrocchiani chiedendo cosa desideravano che si facesse insieme. Insomma portò lo spirito più vero del messaggio di Cristo, che mutueremmo con il detto maoista, che il prete come il vero comunista debbono “servire il popolo”.
L’incontro tra un popolo “senza radici” in un quartiere che doveva essere ghetto di emarginazione e un prete che anche lui aveva provato sulla propria pelle il senso dell’abbandono traumatico, con la morte prematura della madre, fu esplosivo.
Il giovane don Mazzi entrato in seminario nel 1940, l’anno in cui l’Italia entrava in guerra, e vi rimase sino al 1949, ma già allora diede segno di essere un bastian contrario, evitando di passare il suo tempo libero tra preti e seminaristi e preferendo trascorrerlo con i contadini del Mugello, credenti sinceri ma sfiduciati della Chiesa, troppo lontana e sorda alle loro esigenze.
Grazie ad un prete suo compaesano, che lo mise a conoscenza della esperienza dei preti –operai di Francia e la lettura degli scritti del cardinale Suhard, di padre Loew, don Michonneau, ma innanzi tutto grazie all’incredibile fortuna di avere don Lorenzo Dilani suo compagno di studi col quale tradusse il libro “Francia , paese di missione” di Godin, andò a maturare l’idea di voler realizzare le speranze che aveva raccolto dall’umile gente della sua terra, uscendo fuori dalle strade battute dai suoi confratelli, come un NO TAV che si avventura per i sentieri di montagna per aggirare gli sbarramenti delle truppe di occupazione in Val Susa.
.Quando nel ’54 fu inviato all’Isolotto, dal cardinale Dalla Costa, si convinse di aver raggiunto la Terra Promessa: poteva cominciare partendo da zero come lo avevano fatto gli Apostoli alla nascita della Chiesa.
Nel quartiere non vi era né parrocchia , né canonica ed aveva a disposizione solo due stanze in una casa in comune in un lotto di INA-Case.
Ad affiancarsi a lui giunse un’altra figura con la quale il suo operato si fuse, quasi rendendo indistinguibili l’uno dall’altro: don Sergio Gomiti.
In seguito, dopo aver condotto la missione pastorale tra mille difficoltà, giunse una chiesa con annessa canonica che ben presto divenne un a specie di centro sociale autogestito.
I primi problemi affrontati furono quelli della povertà nell’Isolotto e l’apertura dei fedeli agli emarginati, della liturgia e della vita comunitaria, in uno scambio simbiotico tra laici e preti, intellettuali ed operai, interpretando il Vangelo come buona novella per i poveri e invito alla solidarietà e alla fratellanza nei fatti.
L’abolizione del denaro nella comunità dei fedeli.
Volendo realizzare la comunione dei beni, di fronte al rischio di affidarsi agli organismi finanziari per l’amministrazione ( le banche) e ritenendoli elementi liberticidi dovettero abbandonare il progetto. Avevano scacciato il denaro dalle funzioni religiose che dovevano essere gratuite e aborrendo il Dio Denaro, anche in forma di carità presente nella sacralità della parrocchia, decisero di far sì che l’opera caritatevole, nei confronti dei bisognosi, fosse assunta direttamente da singoli e famiglie, sia che si trattasse di ospitare orfani o dare lezioni, ecc
L’abolizione delle liturgie superflue
Un’altra bestemmia fu l’abolire le pratiche devozioniste non necessarie, novene, ecc, mentre si anticipò con la semplificazione e la parziale abolizione del latino quello che fu poi lo spirito del Concilio.
La canonica ben presto divenne luogo dove posero le basi le diverse branche dell’Azione cattolica o delle ACLI , ma dopo averle ospitate esse, gentilmente, dopo l’ospitalità di un anno per renderle autonome, venivano invitate a lasciare i locali affinché la parrocchia ritornasse nelle disponibilità del popolo di Dio
Nel ’58 la svolta.
Fu l’anno degli scioperi per i licenziamenti alla Galileo e la chiesa divenne sede di assemblee di solidarietà dalle quali nacque poi la spinta della necessità di aprirsi anche ai problemi che assillavno il nostro Paese e il mondo ovvero con le parole di Don Mazzi :…”vivendo il Vangelo come una dimensione di autentica incarnazione…”
Furono dieci anni di crescita, esperienze uniche che resero l’Isolotto una comunità scomoda nella Chiesa che doveva confrontarsi con la guerra tra i Blocchi, le guerre di indipendenza anticoloniali in tutto il mondo , l’acuirsi della disparità tra sociali.
Nel 68 la comunità dell’Isolotto ormai è parte di un movimento trasversale che percorre il corpo della Chiesa che in ceri momenti vive profondi momenti di contestazione.
Quando i fedeli occupano il Duomo di Parma , il 14 settembre, richiedendo il diritto all’Assemblea, ed il Papa che pubblicamente, in udienza generale, li condanna, la Comunità dell’Isolotto invia , il 22 settembre una lettera di solidarietà che elenca le critiche… “ ad una Chiesa invischiata al sistema, incatenata agli interessi finanziari dove Papa , vescovi e sacerdoti qualificati sono ricolmi di onore e potere …e di beni…. E dove la parola carità e comunione sono una lapide imbiancata su un sepolcro che nasconde putridume e inimicizia strutturale verso i poveri, e una mancanza di vero amore che gridano vendetta al cospetto di DIO…-“
La riposta dell’apparato repressivo ecclesiastico fu durissima: il cardinale Florit intima in una lettera a don Mazzi di ritrattare o dimettersi
Il 9 ottobre è la comunità parrocchiale che si autodenuncia assumendosi la responsabilità della solidarietà ai contestatori di Parma.inizia la guerra tra Osservatore romano e i fedeli fiorentini che raccolgono firme in tuta Firenze a in solidarietà a don Mazzi.
Il 31 ottobre sono 4000 persone che si riuniscono all’isolotto per approvare una lettera che invia il cardinale Florit a confrontarsi con loro.
Il 6 novembre 1968 il cardinale Florit rientrato dal Brasile va in Vaticano per radunare le truppe. Mentre l’Unità e il Lavoro pubblicano una lettera a favore di don Mazzi e contro Florit di centootto sacerdoti e religiosi fiorentini
Il 28 l’Editrice fiorentina pubblica il catechismo dell’Isolotto intitolato “incontro a Gesù”
Il 29 la Curia fiorentina ne vieta l’adozione del catechismo dell’Isolotto
Il 2 dicembre1968 Florit riceve don Mazzi, due preti e alcuni laici dell’isolotto, ma poi in privato gli consegna l’ordine di rimozione dalla parrocchia. Don mazzi si rifiuta di sottoscriverlo.
Il 4 è ufficiale: don Mazzi è rimosso
il 4 un cattolico integralista denuncia il catechismo dell’isolotto alla magistratura per vilipendio della religione dello Stato
Il 5 don Mazzi annuncia la sua rimozione duemila persone dall’isolotto marciano in corteo verso la cattedrale
Il 7 è la volta di don Gomiti dà le dimissioni dalla sua parrocchia, la Casella. Mentrei piazza duono si raccolgono firme contro il vescovo.
Dal 10dicembre sino al 21 a Roma gruppi di studenti a Piazza San Pietro dimostrano a favore di don Mazzi.
Il 21 giunge don Mazzi in Vaticano per chiedere udienza a Paolo VI, ma li riceve il sostituto Benelli. Ormai don Mazzi per la Chiesa è fuori!
Il 24 mons Panerai, con la polizia, si presenta all’Isolotto per chiedere le chiavi della parrocchia
Il 29 dicembre è monsignor Alba che viene contestato dai fedeli perchè cerca di officiare messa circondato da un gruppo di missini. La Curia poi dirà che non li aveva invitati lei.
Il 31 dicembre 1968 alle 11, 50 don Mazzi consegna le chiavi della chiesa dell’Isolotto, pur continuando a rimanervi.
Tra il 1 gennaio 1969 e il 30 gennaio è guerra aperta: cattolici di destra denunciano 5 sacerdoti e 11 laici per istigazione a delinquere, a cui i fedeli rispondono autodenunciandosi in ottocento, in fila alla procura della Repubblica per gli stessi reati.
Il 24 gennaio Don Mazzi consegna alla Curia la chiesa, che verrà chiusa tempo indeterminato, con il relativo sfratto di due malati senza famiglia che avevano trovato in essa ospitalità
Quel 69 che 11 mesi dopo vide l’orrore della nascita della stagione delle stragi, il 12 dicembre a Piazza Fontana a Milano per mano di neofascisti, non poteva iniziare peggio, con questa pulizia etnica nella Chiesa con il favore e l’appoggio della destra clericale , integralista e nostalgica del fascismo.
Da don Mazzi e da altri preti ribelli come lui, noi, della generazione che visse il 68, e che provenivamo da quella Chiesa, imparammo che “Ribellarsi è giusto, sempre e ovunque!” anche nel cuore di quella che voleva essere l’Istituzione più sacra, inattaccabile, inamovibile infallibile per eccellenza e questo insegnamento ce lo abbiamo conservato dentro nel cuore sinchè vivremo.
Grazie don Mazzi , ti auguriamo che ora tu sia al cospetto di chi ti accolga degnamente e ti ringrazi per la tua opera .
Antonio Camuso
Archivio storico Benedetto Petrone
Brindisi 23 ottobre 2011
23 ottobre 2011 Don Mazzi , l’icona dei preti “indignados” del 68 e colui che portò lo spirito della Resistenza e della democrazia nel cuore del popolo della Chiesa ci ha lasciato!
http://www.pugliantagonista.it/archivio/don_mazzi.htm
Nell’era dei media in cui è la notizia più sensazionale quella che fa audience . la morte di un vecchio prete che da giovane era stato un gran rompicoglioni è stata cancellata dalle prime pagine di giornali e tv nascosta dalla morte di un campione di moto o da una “troppo pacifica” manifestazione NO TAV.
Ci tocca a noi, che fummo allievi di questo “cattivo maestro” della Chiesa, a ricordarlo con gioia e tanto dolore per la sua scomparsa, riflettendo quanto influirono, nel mondo cattolico più sensibile alle istanze sociali, le battaglie che Don Mazzi e tanti preti “impegnati” condussero per poter far sì che la comunità religiosa fosse parte integrante di quelle istanze di cambiamento provenienti dall’intera Umanità , esattamente 50 anni fa ,
La richiesta era che la Chiesa contribuisse a far riacquistare il senso della ragione al mondo di allora, mettendo da parte le illusioni che un capitalismo rampante e neocolonialista elargiva ad una parte del mondo, per rapinarne un’altra, con la benedizione della Chiesa in nome dell’anticomunismo e del “meglio morti che rossi”.
Ricordare Don Mazzi, senza parlare della comunità dell’Isolotto, sarebbe una bestemmia e lo faremo con le sue parole quando intervistato da Carlo Falconi che scriveva per l’Espresso gli chiese quali furono le “cause eccezionali”che portarono alla nascita di quella esperienza cattolica di base che fu esempio e guida per tante altre comunità che nacquero in tuta Italia segno di un movimento di “indignados” della Chiesa cattolica degli anni 60.
“…L’Isolotto fu l’incontro di preti non assimilati al sistema con una popolazione sradicata da altri luoghi che si ritrovò ad iniziare una vita in un quartiere in cui si doveva ricominciare da zero. Una realtà urbanistica sociologica assolutamente originaria che rese possibile ai suoi abitanti di organizzarsi e strutturarsi autonomamente. “…
Ma quale la differenza tra le realtà dei tanti quartieri ghetto che crescevano come fughi e satelliti delle città industriali in espansione in quei travolgenti anni 60?
“…Ebbene se i suoi abitanti avessero deciso di omologarsi l’Isolotto non sarebbe mai nato, invece essi decisero di fare esclusivamente da sé e tutti insieme, in piena autonomia, dopo aver discusso di ogni decisione ed averla adottata a maggioranza”…
In questo contesto il merito di don Mazzi , inviato come parroco dal cardinale Elia Dalla Costa fu quello di rifiutare di imporre la struttura della parrocchia-tipo e si rivolse ai parrocchiani chiedendo cosa desideravano che si facesse insieme. Insomma portò lo spirito più vero del messaggio di Cristo, che mutueremmo con il detto maoista, che il prete come il vero comunista debbono “servire il popolo”.
L’incontro tra un popolo “senza radici” in un quartiere che doveva essere ghetto di emarginazione e un prete che anche lui aveva provato sulla propria pelle il senso dell’abbandono traumatico, con la morte prematura della madre, fu esplosivo.
Il giovane don Mazzi entrato in seminario nel 1940, l’anno in cui l’Italia entrava in guerra, e vi rimase sino al 1949, ma già allora diede segno di essere un bastian contrario, evitando di passare il suo tempo libero tra preti e seminaristi e preferendo trascorrerlo con i contadini del Mugello, credenti sinceri ma sfiduciati della Chiesa, troppo lontana e sorda alle loro esigenze.
Grazie ad un prete suo compaesano, che lo mise a conoscenza della esperienza dei preti –operai di Francia e la lettura degli scritti del cardinale Suhard, di padre Loew, don Michonneau, ma innanzi tutto grazie all’incredibile fortuna di avere don Lorenzo Dilani suo compagno di studi col quale tradusse il libro “Francia , paese di missione” di Godin, andò a maturare l’idea di voler realizzare le speranze che aveva raccolto dall’umile gente della sua terra, uscendo fuori dalle strade battute dai suoi confratelli, come un NO TAV che si avventura per i sentieri di montagna per aggirare gli sbarramenti delle truppe di occupazione in Val Susa.
.Quando nel ’54 fu inviato all’Isolotto, dal cardinale Dalla Costa, si convinse di aver raggiunto la Terra Promessa: poteva cominciare partendo da zero come lo avevano fatto gli Apostoli alla nascita della Chiesa.
Nel quartiere non vi era né parrocchia , né canonica ed aveva a disposizione solo due stanze in una casa in comune in un lotto di INA-Case.
Ad affiancarsi a lui giunse un’altra figura con la quale il suo operato si fuse, quasi rendendo indistinguibili l’uno dall’altro: don Sergio Gomiti.
In seguito, dopo aver condotto la missione pastorale tra mille difficoltà, giunse una chiesa con annessa canonica che ben presto divenne un a specie di centro sociale autogestito.
I primi problemi affrontati furono quelli della povertà nell’Isolotto e l’apertura dei fedeli agli emarginati, della liturgia e della vita comunitaria, in uno scambio simbiotico tra laici e preti, intellettuali ed operai, interpretando il Vangelo come buona novella per i poveri e invito alla solidarietà e alla fratellanza nei fatti.
L’abolizione del denaro nella comunità dei fedeli.
Volendo realizzare la comunione dei beni, di fronte al rischio di affidarsi agli organismi finanziari per l’amministrazione ( le banche) e ritenendoli elementi liberticidi dovettero abbandonare il progetto. Avevano scacciato il denaro dalle funzioni religiose che dovevano essere gratuite e aborrendo il Dio Denaro, anche in forma di carità presente nella sacralità della parrocchia, decisero di far sì che l’opera caritatevole, nei confronti dei bisognosi, fosse assunta direttamente da singoli e famiglie, sia che si trattasse di ospitare orfani o dare lezioni, ecc
L’abolizione delle liturgie superflue
Un’altra bestemmia fu l’abolire le pratiche devozioniste non necessarie, novene, ecc, mentre si anticipò con la semplificazione e la parziale abolizione del latino quello che fu poi lo spirito del Concilio.
La canonica ben presto divenne luogo dove posero le basi le diverse branche dell’Azione cattolica o delle ACLI , ma dopo averle ospitate esse, gentilmente, dopo l’ospitalità di un anno per renderle autonome, venivano invitate a lasciare i locali affinché la parrocchia ritornasse nelle disponibilità del popolo di Dio
Nel ’58 la svolta.
Fu l’anno degli scioperi per i licenziamenti alla Galileo e la chiesa divenne sede di assemblee di solidarietà dalle quali nacque poi la spinta della necessità di aprirsi anche ai problemi che assillavno il nostro Paese e il mondo ovvero con le parole di Don Mazzi :…”vivendo il Vangelo come una dimensione di autentica incarnazione…”
Furono dieci anni di crescita, esperienze uniche che resero l’Isolotto una comunità scomoda nella Chiesa che doveva confrontarsi con la guerra tra i Blocchi, le guerre di indipendenza anticoloniali in tutto il mondo , l’acuirsi della disparità tra sociali.
Nel 68 la comunità dell’Isolotto ormai è parte di un movimento trasversale che percorre il corpo della Chiesa che in ceri momenti vive profondi momenti di contestazione.
Quando i fedeli occupano il Duomo di Parma , il 14 settembre, richiedendo il diritto all’Assemblea, ed il Papa che pubblicamente, in udienza generale, li condanna, la Comunità dell’Isolotto invia , il 22 settembre una lettera di solidarietà che elenca le critiche… “ ad una Chiesa invischiata al sistema, incatenata agli interessi finanziari dove Papa , vescovi e sacerdoti qualificati sono ricolmi di onore e potere …e di beni…. E dove la parola carità e comunione sono una lapide imbiancata su un sepolcro che nasconde putridume e inimicizia strutturale verso i poveri, e una mancanza di vero amore che gridano vendetta al cospetto di DIO…-“
La riposta dell’apparato repressivo ecclesiastico fu durissima: il cardinale Florit intima in una lettera a don Mazzi di ritrattare o dimettersi
Il 9 ottobre è la comunità parrocchiale che si autodenuncia assumendosi la responsabilità della solidarietà ai contestatori di Parma.inizia la guerra tra Osservatore romano e i fedeli fiorentini che raccolgono firme in tuta Firenze a in solidarietà a don Mazzi.
Il 31 ottobre sono 4000 persone che si riuniscono all’isolotto per approvare una lettera che invia il cardinale Florit a confrontarsi con loro.
Il 6 novembre 1968 il cardinale Florit rientrato dal Brasile va in Vaticano per radunare le truppe. Mentre l’Unità e il Lavoro pubblicano una lettera a favore di don Mazzi e contro Florit di centootto sacerdoti e religiosi fiorentini
Il 28 l’Editrice fiorentina pubblica il catechismo dell’Isolotto intitolato “incontro a Gesù”
Il 29 la Curia fiorentina ne vieta l’adozione del catechismo dell’Isolotto
Il 2 dicembre1968 Florit riceve don Mazzi, due preti e alcuni laici dell’isolotto, ma poi in privato gli consegna l’ordine di rimozione dalla parrocchia. Don mazzi si rifiuta di sottoscriverlo.
Il 4 è ufficiale: don Mazzi è rimosso
il 4 un cattolico integralista denuncia il catechismo dell’isolotto alla magistratura per vilipendio della religione dello Stato
Il 5 don Mazzi annuncia la sua rimozione duemila persone dall’isolotto marciano in corteo verso la cattedrale
Il 7 è la volta di don Gomiti dà le dimissioni dalla sua parrocchia, la Casella. Mentrei piazza duono si raccolgono firme contro il vescovo.
Dal 10dicembre sino al 21 a Roma gruppi di studenti a Piazza San Pietro dimostrano a favore di don Mazzi.
Il 21 giunge don Mazzi in Vaticano per chiedere udienza a Paolo VI, ma li riceve il sostituto Benelli. Ormai don Mazzi per la Chiesa è fuori!
Il 24 mons Panerai, con la polizia, si presenta all’Isolotto per chiedere le chiavi della parrocchia
Il 29 dicembre è monsignor Alba che viene contestato dai fedeli perchè cerca di officiare messa circondato da un gruppo di missini. La Curia poi dirà che non li aveva invitati lei.
Il 31 dicembre 1968 alle 11, 50 don Mazzi consegna le chiavi della chiesa dell’Isolotto, pur continuando a rimanervi.
Tra il 1 gennaio 1969 e il 30 gennaio è guerra aperta: cattolici di destra denunciano 5 sacerdoti e 11 laici per istigazione a delinquere, a cui i fedeli rispondono autodenunciandosi in ottocento, in fila alla procura della Repubblica per gli stessi reati.
Il 24 gennaio Don Mazzi consegna alla Curia la chiesa, che verrà chiusa tempo indeterminato, con il relativo sfratto di due malati senza famiglia che avevano trovato in essa ospitalità
Quel 69 che 11 mesi dopo vide l’orrore della nascita della stagione delle stragi, il 12 dicembre a Piazza Fontana a Milano per mano di neofascisti, non poteva iniziare peggio, con questa pulizia etnica nella Chiesa con il favore e l’appoggio della destra clericale , integralista e nostalgica del fascismo.
Da don Mazzi e da altri preti ribelli come lui, noi, della generazione che visse il 68, e che provenivamo da quella Chiesa, imparammo che “Ribellarsi è giusto, sempre e ovunque!” anche nel cuore di quella che voleva essere l’Istituzione più sacra, inattaccabile, inamovibile infallibile per eccellenza e questo insegnamento ce lo abbiamo conservato dentro nel cuore sinchè vivremo.
Grazie don Mazzi , ti auguriamo che ora tu sia al cospetto di chi ti accolga degnamente e ti ringrazi per la tua opera .
Antonio Camuso
Archivio storico Benedetto Petrone
Brindisi 23 ottobre 2011
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