STRAGE
DI GIORNALISTI A PARIGI
siamo o
non siamo tutti Charlie?
L'editoriale di
Pugliantagonista
parte
prima
http://www.pugliantagonista.it/openarea/siamo_o_non_siamo_charlie.htm
Siamo o non siamo tutti Charlie?
Questo è il dilemma che si
aggira per l’Europa, tra piazze che si mobilitano con le matite in pugno e borse
che recuperano, dopo la notizia della
strage, le perdite di settimane di
ribassi. A quanto pare a tirare un sospiro di sollievo, mal nascosto da finte
lacrimucce miste al rimmel firmato, sono in tanti\e.
All’Eliseo dove svetta il
tricolore a mezz’asta è chiamato al colloquio per parlare di unità nazionale,
quell’expresidente Sarkò che da ministro dell’interno definì “feccia” gli
abitanti delle banlieu, sempre pronti a scatenarsi in rivolte e
saccheggi.
Bei tempi quelli ,per la
Francia, quando i descamisados in gran
parte di origine araba nord-africana, figli di seconda e terza generazioni di
quegli emigranti dalle ex colonie francesi
, si accontentavano nelle notti parigine
di bruciare centinaia di auto per
strada, per gridare la loro rabbia, il loro sentirsi esclusi dal sognare un
futuro diverso nella Francia, seconda
locomotiva dell’Europa dei banchieri.
I danni materiali di quello
sfogo furono in qualche modo risarciti e la Francia continuò il suo cammino di
seconda potenza economica europea, mentre Grecia, Italia, e Spagna affondavano
nella crisi. Dopo la rivolta delle banlieu si cercarono di mettere in piedi
programmi di inserimento da parte di ministeri per affari sociali,
amministrazioni locali, organizzazioni umanitarie, moschee e scuole, operatori di strada e psicologi che
dovettero assistere prima i genitori dei ribelli, incapaci di comprendere la
furia scatenata dei propri figli. La
Francia multirazziale sapeva che la scommessa
aveva una posta importante anzi unica, il suo stesso essere la Francia,
quella della Marsigliese, quella che ha coniato il motto libertè, égalitè e t
fraternitè, ma anche quella della grandeur, della Lègion étrangère, della quarta
potenza atomica che ancor oggi ha influenza su mezz’Africa.
Ieri , le cose sono
terribilmente cambiate, con la consapevolezza che da tempo non ci sono giovani
che urlano la loro rabbia per le strade, che si è da tempo smesso di illuderli
su possibili cambiamenti epocali della loro condizione. La feccia di Sarkò, come un tempo i mendicanti andavano a scuola di assassini e ruberie nella
Corte dei Miracoli, in questi ultimi
anni ,in centinaia, è andata a scuola di terrore e di sangue in luoghi del
Pianeta dove si è cancellato e si cancella quotidianamente tutto ciò che l’umanità in millenni, pur tra
tante contraddizioni aveva costruito. E
chi ritorna da esperienze simili , è trasformato così interiormente che
occorrerebbero anni di trattamenti psicoterapici e un’organizzazione socioassistenziale , oggi
inesistente, che lo possa disintossicare e seguire in un ritorno alla vita
“normale”. Lo sappiamo per esperienza
con le migliaia di casi di reduci impazziti “dai mille Vietnam”
In ogni caso, per chi ritorna
dalla Legione straniera islamica, che si chiami ISIS o AL Qaeda, ad acclamarli,
santificarli e glorificarli , nelle banlieu di Parigi, Marsiglia, Tolone, c’è una folla di altri giovani senza futuro,
ansiosi di divenire eroi di qualche guerra santa da combattere contro chi non
è o non si sente come loro, ed essere
loro in qualche parte del mondo , magari nella stessa Francia che li ha visti
nascere, crescere e pur malamente accuditi, anche per un solo giorno essere
quelli che con un fucile in mano son stati capaci di avere il mondo che li
ignorava e disprezzava, sotto i piedi.
In questo, la battaglia per l’arruolamento è stata vinta
in partenza da tempo, da quando nelle banlieu, si vedevano bruciare scuole,
centri di aggregazione giovanili ed assistenziali, malamente difesi con le
lacrime agli occhi da maestri e padri dei giovani rivoltosi. Son passati dieci anni e tutti oggi sembrano
dimenticarsi di ciò, attoniti dal capire come e da dove possano essere stati
generati “mostri” tali da massacrare un pugno di giornalisti di satira
politica.
Anche questa volta l’abbiamo scampata
bella!
Ovvero ,quando i media diventano il giubbotto
antiproiettile della società
La consapevolezza del pericolo
di episodi di terrorismo antioccidentale, direttamente
in Europa lo si aveva da tempo e non
solo nelle segrete stanze dei Servizi di sicurezza di USA, Unione Europea, e
Israele, e quando la notizia che
l’obbiettivo era stata una ,sin’ora, oscura redazione di un giornaletto satirico
, ebbene in molti han brindato allo
scampato pericolo. Due, al massimo tre
giovanotti, insieme ad una fidanzata, con un paio di fucili e giubbotti
antiproiettile che scorazzano impunemente per l’Ile di France e che si
“limitano” ad ammazzare dei vignettisti rompiballe e qualche poliziotto, è stata la notizia meno terribile tra quelle
che ci si aspettava, negli ambienti della sicurezza francese. Una squadra di una
decina di questi uomini , così travisati da esser confusi dai più con le teste
di cuoio dei reparti speciali, che se fosse andata a bussare alle porte di una delle
tante centrali nucleari che ha la Francia , avrebbe trovato le porte aperte o comunque una resistenza insignificante,
avrebbe prodotto un allarme nucleare, se non proprio un incidente ,del quale
si sarebbe parlato in eterno dell’11 settembre del continente europeo,
facendo impallidire i ricordi di
Chernobyl
Sì stando così le cose , il
7 gennaio 2015, è stato un giorno fortunato per noi
europei, ma non sappiamo sino a quando potremo vivere di questa
speranza….
La domanda che tutti gli apparati di sicurezza si
pongono oggi è non quando sarà il prossimo attacco , ma dove si rivolgerà. Come
interpretare i tanti insegnamenti che i
leader degli AL Qaeda, o ISIS o BOKO Haram, lanciano ai loro adepti, in termini
di Strategia e di tattica da adottare contro il Mondo del Male, in cui
innocentemente noi ci ritroviamo a vivere? Per essi, è un mondo che va
radicalmente distrutto, colpendo quelle che sono le basi della società
capitalistica occidentale ( ben altra cosa è parlare di scontro di civiltà,
poiché in questo oggi potremmo solo far esempi tipo lo sterminio di aborigeni,
di pellerossa, degli Zulù o dei pigmei per mano dei “civili” colonizzatori, ma
non uno scontro tra chi sa usare media e mitra allo stesso modo del
contendente).
L’attacco portato a Parigi ha
seguito pur nella sua confusione , una logica che persegue in parte il filo dell’11 settembre e quindi del
linguaggio Qaedista. Colpire i simboli del sistema, ma anche gli uomini colpire
l’economia e lanciare un messaggio di terre mediatico, facendo cadere il mito
dell’invulnerabilità del territorio statunitense. In questo i fratelli algerini
e i loro complici hanno mimato con aspetti paradossali quell’attacco. Si è
colpita la capitale del secondo paese portante dell’Europa, si è colpito uno dei
simboli identificativi della France : la libertè, in questo caso quella di
opinione ed in secondo ordine dei poliziotti , identificandoli nella parte
feroce dell’ETAT, quella che presidia l’immutabilità del potere tra le classi,
impedendo che la feccia, quella delle banlieu, possa sconvolgere gli equilibri
di forza.
Ma sino a quando logiche simili,
pur nella loro criminale razionalità impediranno che vi sia un salto
inimmaginabile?Dovrà l’Europa seguire l’esempio di Israele costruendo un Muro che la separi da quelle terre che un tempo avevano un nome,
Iraq, Siria, Libia , ma dove si è ritornati alla terminologia classica , dove le
si descriveva con un “Hic sunt Leones” ?
Fine Parte prima
editoriale di
Pugliantagonista
9 gennaio 2015
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