Erdogan e il cadavere della NATO
(abstract di un articolo di analisi sul golpe in attesa di
pubblicazione sul Manifesto)
Nelle ultime ore (2
agosto 2016) il Califfo Erdogan annuncia che la caccia continua ai generali e agli alti ufficiali in odor di golpe e che alcune
centinaia di essi dovranno aggiungersi agli oltre 3000 tra arrestati e rilevati
dai loro incarichi. Iniziative che vanno pari passo all’assunzione diretta del
comando delle FFFAA turche da parte del presidente Erdogaan, a cui si aggiunge
la notizia della chiusura di tutte le accademie militari e la loro sostituzione
di corsi universitari di regime.Uno stillicidio di notizie che a Bruxelles, al comando NATO, sta provocando fibrillazioni,
panico, vere e proprie crisi di identità, tali da mettere in dubbio l’esistenza
stessa dell’Alleanza.
Molte le domande che si sentono nei corridoi del
palazzo e proveremo a ripeterle ad alta voce, per
cercare di rompere un silenzio assordante bipartisan che è calato sulla NATO e
su coloro che sin’ora si atteggiavano ad essere i più accaniti critici di essa.
Proveremo ad elencarle e comprendere i motivi di questo
silenzio:
1) E’
ancor oggi a tutti gli effetti la
Turchia membro della NATO?
2) Le
Forze Armate Turche sono da ritenersi parti del potenziale politico e militare
della NATO visto che esse oggi dipendono solo ad un uomo che ha esautorato il
legittimo controllo di un governo?
3) Se
non è così l’oltre mezzo milione di soldati, le centinaia di aerei da
combattimento le migliaia di carri armati e mezzi motorizzati, oggi senza quei generali ed ufficiali superiori
addestrati in continue esercitazioni, procedure e missioni operative secondo standard e
valutazioni NATO, sono ancora da ritenersi parte del potenziale NATO?
4) Se
non è così, con la perdita del 50 per cento delle forze in Europa, (tanto è il
peso nel potenziale militare turco dell’Alleanza,)cosa rimane della NATO, oggi?
5) E’
da ritenersi oggi , alla luce degli ultimi avvenimenti,( e di una lunga catena
di insuccessi) la NATO un cadavere armato?
6) Quanto
all’agonia della NATO hanno influite le scelte scellerate dell’appoggio alle
cosiddette guerre umanitarie prima e poi
il confronto muscolare con la Russia con l’allargamento ad EST?
7) Le
accuse di Erdogan su influenze straniere sul tentato golpe militare, quanto
hanno di verità?
8) E
vero che L’intero Stato Maggiore delle unità turche messe a disposizione per pronto intervento della NATO è stato arrestato per la partecipazione al
Golpe?
9) Quali
similitudini vi sono tra il ruolo e gli
adepti della cosiddetta P2 gulemista turca e quelli delle P2 ed altre logge segrete golpiste
come ad esempio la Rosa dei venti, che operavano per destabilizzare il nostro
paese negli anni 70 e che avevano in generali, agenti segreti, uomini politici
in stretta connessione con ambienti NATO?
10) Perché
tanti imbarazzati silenzi dalla NATO?
Queste domande gettano nel
terrore l’intero sistema decisionale NATO che, per la sua democraticità, con un
possibile veto della Turchia può essere immobilizzato all’infinito.
E’ lo stesso cadavere surgelato (della
NATO) che Erdogan porterà come regalo a Putin nel prossimo paventato incontro,
con l’offerta della neutralità compiacente di un esercito turco rimasto senza generali, senza accademie,
posto sotto il controllo della polizia politica e delle milizie di partito, ma
innanzitutto da defalcare da quel concetto di “esercito in potenza” di oltre un milione di uomini, tra leva e
riservisti, da schierare in una improvvisa crisi politico-militare tra NATO e
Russia.
Altre domande faremmo a coloro
che ancor oggi agitano il fantasma di una NATO capace di
affrontare politicamente e militarmente le sfide che la attendono, non a
migliaia di chilometri e fuori dalla sua area articolo 5, ma a sole poche decine di chilometri dai suoi
confini quotiniamente minacciati e come
a 17 anni dalla guerra del Kosovo essa rimanga la vittoria di Pirro dell’Alleanza.
1) USA
e GB, sono o no responsabili dellla mancata costruzione di un Esercito Europeo
che avrebbe dovuto essere la gamba continentale dell’Alleanza? Le motivazioni
sono legate a politiche monetarie, di controllo di mercati, concorrenziali , ecc?
2) E’
vero o no che a fronte di ciò la NATO si è mossa più spinta da politiche di
pubblicizazzione e commercializzazione dei prodotti delle industrie armiere più
che dalla volontà di stabilizzare le
aree cosiddette in crisi?
3) E’
vero o no che ad influire ciò è l’avanzare della concorrenza dei complessi
militar-industriali Russo, cinese e degli altri Paesi emergenti?
Altre domande faremmo ma pensiamo
che già quelle poste possano bastare per un ripasso generale in vista degli
esami di riparazione a settembre o forse meglio per aprire un serio dibattito a
sinistra su cosa vuol dire oggi antimperialismo, antimilitarismo, nell’era
della guerra civile globale.
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Brindisi 2 agosto 2016
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