Cronache ingiallite di storia locale irpina.
L’articolo di Antonio Camuso
Il 1938, l’anno in cui Montella iniziò a dissetare l’Irpinia.
Premessa
Che il 2017 sia un anno veramente terribile ce lo dicono le
cronache di questa torrida estate e come tra incendi, siccità e disseccamento
di sorgenti fiumi , l’Irpinia risulti
non esente da queste avversità che ai
meno attenti sembrava essere sin’ora
indenne, volgiamo anche noi in questa
nuova rubrica “Pagine ingiallite di storia locale irpina” del sito www.pugliantagonista.it e dell’analogo blog http://pugliantagonista.blogspot.it/ .
Si tratta di un esperimento di rilettura delle pagine
interne di giornali a tiratura nazionale
o regionale , riguardanti la vita, fatti e storie dell’Irpinia, ma non solo, e anche
di altri luoghi del nostro Meridione e che in qualche modo possano farci
riflettere sull’attualità attraverso un
gioco di retrovisione critica.
La pagina di oggi è
dedicata ad un momento particolare della nostra storia locale e sul quale ho redatto un articolo in corso di
pubblicazione nella pagina cultura del
Quotidiano del Sud/ Corriere dell’Irpinia e che ha come argomento la nascita
dell’Acquedotto dell’Alto Calore.
Oggi , a Montella,
proprio da dove nacque quella grande opera,
parlare di quell’Acquedotto significare toccare un argomento scottante,
viste le restrizioni imposte all’erogazione idrica, la scomparsa dei corsi d’acqua che facevano
di Montella , insieme ai suoi boschi ed altipiani, uno dei luoghi più suggestivi
dell’Irpinia. E’ vero che l’eccezionale
siccità ci accomuna a gran parte d’Italia, ma la scarsa preveggenza, l’incuria, il pressappochismo e l’incapacità
della “politica”( in senso lato: amministratori, tecnici, ecc) di
cogliere i tanti allarmi che provenivano da parte di chi sul territorio ha seguito con preoccupazione gli impatti locali dei cambiamenti climatici,
fanno sorgere in noi una sorta di rabbia
impotente e che preferiremmo
canalizzata in proposte e soluzioni concrete.
Il nostro articolo
storico/rievocativo , su un’Irpinia di 80 anni fa e che sembra a
oggi a tutti noi lontana anni luce , auspichiamo che sia di
stimolo nella nascita di nuove idee, speranze, condivisioni tra comunità per
poter lavorare affichè quel ricordo non
si spenga ma possa esser un punto di
partenza e di arrivo per il salvataggio e la rinascita locale.
Nell’articolo
originale , in stampa per il Corriere dell’Irpinia narro gli antefatti che
portarono la nascita dell’acquedotto dell’Alto Calore in un momento particolare del regime
fascista, rafforzatosi in popolarità con le imprese coloniali e ua inaspettata
apertura di credito da parte di un’Europa
inetta, incapace di fermare
l’avanzata hitleriana ttra annessioni e
plebisciti e che sperava in Mussolini quale arbitro per il mantenimento dello status
quo. Un regime fascista che faceva una
grande campagna propagandistica sulle iniziative improrogabili di rinnovamento
infrastrutturale di un Paese che era rimasto in certi versi allo stadio
post-unitario e che necessariamente doveva adeguarsi a minimi
standard di modernità, sevoleva competere con gli altri Stati a cui reclamava un “posto al sole”.
In questo contesto nasceva l’Acquedotto del Calore, che
dalle fonti in località di Montella
portò l’acqua nelle case e nelle fontane pubbliche di 36 paesi irpini e
sanniti che sino ad allora si erano approvvigionati autonomamente grazie ad una rete
capillarmente diffusa di neviere, cisterne pubbliche e private e sorgenti
locali. Una modernità che portava comodità
ma anche igiene, sicurezza alimentaria e sanitaria impedendo diffondersi
di malattie ed epidemie diffusesi
spesso a causa di mancate osservanze di protocolli sanitari. Ne
sapevano bene i pugliesi delle ricorrenti epidemie di colera che per secoli
avevano sistematicamente falcidiato i quartieri popolari di grandi e piccole
città e delle quali non fu esente la
stessa Bari. Fu proprio il consiglio comunale di quella città che per quasi
mezzo secolo si mobilitò nell’attuazione di quell’opera unica quale fu
l’Acquedotto Pugliese ,grazie al contributo delle sorgenti di Caposele e della
piana di Cassano e le cui acque nascono da quei bacini montani che circondano
Montella.Come abitante della Puglia, sono grato all’Irpinia di questo
immenso dono che ha fatto all’intera Puglia
ma come originario dell’Irpinia mi augurerei che
dalla Puglia vi fosse anche un minimo di restituzione sotto qualsiasi
forma di questo staraordinario contributo
, ora che aquesta dimenticata parte della Campania è in così grave difficoltà.
Una grandiosa opera del regime
L’acquedotto dell’Alto Calore destinato a dissetare trentasei comuni
Avellino 26 maggio 1938
Nel quadrilatero
formato da Cassano, Montella , Bagnoli e Nusco , in una zona di facile percorribilità,
sorge il fiume Calore formato da alcuni ruscelli provenienti dall’Accelica e dal Terminio, al varco del
Paradiso a 1400 metri ove è la sorgente di Rajo di Sancito che è il vallone originario del fiume Calore.
Dopo esso arricchito da altri corsi
d’acqua, detti “Peteniti” e da altri torrentelli, che scendono dall’Accellica,
affluisce nel “Rajo di Ferrera” che viene dal
Colle Finestra . L’altro ramo
principale scende dal Terminio in
rivoletti raccolti dal “Fiumicello” . Nel corso montano del Calore trovasi la
piana di Montella. Le prime sorgenti
sono sparse nell’anfiteatro di monteRaja,
monte Accelica, monte Sassosano. Nel Rajo di Ferrera si riuniscono tre
sorgenti della portata complessiva di
1500 litri. Nella piana di Montella affluiscono parecchie sorgenti alimentate
da un vasto bacino imbrifero che
comprendono i piani di Montella , del
Laceno, del Laghetto, di Bolifano, di Chiavalle, del Dragone e quelle più
importanti di Cassano. In questo scenario e nella cornice meravigliosa che offre tutta l’Irpinia , domenica
prossima 29 maggio1938 , Sua Eccellenza Cobolli Gigli, Ministro dei
Lavori Pubblici inviato dal Duce, porrà
la prima pietra per i lavori dell’importante acquedotto dell’Alto Calore.”
Montella nel 1938, sedicesimo anno XVI dell’Era Fascista, è
un paese in cui apparentemente l’opera
di irregimentazione fascista
sembra aver raggiunto tuti i suoi obbiettivi se interpretasssimo alla lettera
la cronaca delle celebrazioni del 24 maggio 1915 (anno dell’entrata in
guerra dell’Italia nel primo Macello Mondiale) che leggiamo nello stesso giornale in cui si
esalta la nascita dell’Acquedotto del
Alto Calore. Eppure cinque anni dopo in questi giorni di luglio alla caduta del
fascismo, di fascisti in camicia nera, a
Montella in poche ore non se ne vedrà
nessuno in giro e qualche mese dopo all’arrivo degli americani sembrerà che non
ce ne fossero mai stati…potenza del trasformismo italico!!!
A Montella
le celebrazioni del 24 maggio
Dopo la l’esposizione
di una splendida corona di alloro sulla lapide che ricorda i gloriosi
Caduti montellesi e il saluto al Duce,
comandato dal Segretario del fascio, ha illustrato brevemente la storica data rivoluzionaria, il valente ufficiale sanitario del paese, il dott cav Serafino
Apicella, ex combattente della grande guerra
e della guerra imperiale. La bella e suggestiva cerimonia s’è
chiusa tra gli incessanti evviva a S M Il RE e Imperatore e al Duce
Considerazioni finali sull’argomento
acqua, riflettendo sul passato e guardando verso il futuro .
In più parti d’Italia dinanzi al fenomeno siccità si sta
ponendo il problema approvvigionamento
idrico alternativo agli acquedotti e molte sono le idee in campo, tra esse
oltre alla creazione di nuovi invasi che captino le acque meteoriche va fatta una riconsiderazione su quello che
fu il vecchio sistema capillare delle cisterne pubbliche e private:
captare ed evitare la dispersione della
manna che cade dal cielo e come le formichine del passato ideare luoghi
pubblici /privati inserendo nelle costruzioni moderne, cisterne
alimentate dall’acqua piovana e dotate di sistemi di clorazione e
potabilizzazione dell’acqua.
Naturalmente tutto ciò deve essere accompagnato dalla lotta globale ma
anche locale ai cambiamenti climatici con il cambio di colture o allevamenti
con quelli di minor impatto ambientale e con opere di riforestazione su tutto
il territorio nazionale onde riequilibrare quella igronometria messa in
pericolo dalal cementificazione selvaggia e dall’inaridimento dei suoli.
Antonio Camuso
Archivio Storico Benedetto Petrone
Brindisi 26 luglio
2017
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