Che le bufale siano nate con l’uomo sociale, lo sappiamo, ma
come oggi, esse, nell’era della Rete e
della globalizzazione, siano divenute uno strumento di manipolazione dell’opinione
pubblica, ne stiamo prendendo lentamente coscienza, ed una conferma su come noi
italiani siamo particolarmente affezionati alle bufale, lo si vede dal loro
successo in quell’opinione pubblica, in particolare quella giovanile e dichiaratamente
“incazzata contro tutto e tutti”.
Una constatazione che sembrerebbe confermare il rapporto di
amore, quasi di riconoscenza del nostro Paese ,con le bufale. Sì, perché alcuni
passaggi fondamentali della nascita dell’identità nazionale sono stati contrassegnati da notizie false corse
in suo aiuto o invece che ne hanno messo in pericolo la sua esistenza.
Vogliamo ricordare
succintamente il Carlo V, sceso con una poderosa armata dalla Francia,
presentatosi dinanzi alla libera Firenze,pronto a far sentire la voce dei suoi
cannoni fermato dalla risposta, datagli da Pier Capponi :-“I fiorentini faranno suonare le loro campane!”-,
facendogli presupporre che al loro suono sarebbero accorsi in aiuto gli
eserciti degli altri comuni. La bufala riuscì in pieno e per quella volta
Firenze fu risparmiata dai francesi.
Un’altra bufala, questa volta tramessa sulla prima rete
moderna di cui si era dotato il Regno delle due Sicilie, quella telegrafica, fu
di aiuto a Garibaldi e ai suoi Mille
garibaldini, nella conquista del Meridione e
propedeutica all’ Unità d’Italia.
Sbarcati a Marsala, una volta impossessatisi dell’ufficio telegrafico
di quel porto, scoprirono che l’addetto Franco Fortini aveva già lanciato l’annuncio
dello sbarco da due navigli di uomini armati. Il garibaldino Giovanni Battista
Pentasuglia, non perdendosi d’animo e puntando la pistola alla tempia del
povero telegrafista( una scena rivista in tanti “spaghetti-western”) gli fece
ritrasmettere un breve messaggio di smentita, una bufala : “- Ci siamo
sbagliati, si tratta di due vapori che
scaricano merci.”- Fortunatamente dall’altro lato chi ricevette la bufala la prese per buona e dopo
aver dato dell’imbecille al povero telegrafista di Marsala, fermò la
mobilitazione delle truppe borboniche che, se prontamente avvisate, avrebbero
potuto far naufragare sin dal nascere la spedizione dei Mille, magari con un
appello sulla rete telegrafica che chiamasse la popolazione a difendersi da uno
sbarco di feroci briganti, così come era avvenuto per Carlo Pisacane e i suoi
trecento, qualche anno prima, con un’altra bufala trasmessa a suon di campane.
La falsa notizia della morte di De Gasperi
La nostra storia repubblicana, visse il 27 novembre 1946,
esattamente 70 anni fa, uno dei momenti
più drammatici, se pur per poche ore, a causa di un’altra bufala tramessa sulla
Rete, anch’essa telegrafica, questa volta delle Ferrovie dello Stato, quando un
giovane apprendista al telegrafo della Stazione di Milano trasmise l’annuncio
della morte prematura del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.
Una notizia che cadeva in un momento in cui de Gasperi con
un traballante governo a quattro, democristiani, repubblicani, socialisti e comunisti,
era un ago della bilancia
insostituibile, dovendosi barcamenare
tra le enormi difficolta economiche e finanziarie di un’Italia uscita
distrutta dalla crisi , la necessità di rivolgersi agli Stati Uniti per averli,
le insoddisfazioni di disoccupati, reduci,
partigiani e con una destra fascista e monarchica decisa a prendersi la
rivincita dopo la sconfitta referendaria di pochi mesi prima.
Un De Gasperi che solo due mesi prima aveva visto i
partigiani di Novara, Asti e
dintorni riprendere le armi e salire in
montagna, un’anticipo di cosa sarebbe successo se fosse stata vera la notizia della sua
morte. Fortunatamente non fu così (pur
riserbandoci di ritenerlo colpevole di altre discutibili scelte a partire dalla rottura del patto antifascista e l’adesione
dell’Italia alla NATO), e scoperta la bufala, l’Italia si risparmiò una guerra
civile in un momento in cui non se lo poteva proprio permettere.
Riportiamo fedelmente la cronaca sulla bufala della morte di
De Gasperi, tratta dal giornale ad ispirazione liberale “ Risorgimento”
stampato a Napoli e la cui Redazione era ad
Angiporto Galleria Umberto I, Napoli
RISORGIMENTO, venerdì 29 novembre 1946, centro pagina:
“-La falsa notizia
dell’improvvisa morte del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi si
è diffusa ieri in tutta l’Italia settentrionale e specialmente a Milano e
Torino in seguito ad una singolare beffa alla quale le autorità stanno
indagando da 24 ore.
I fatti sono stati ricostruiti sin’ora quanto segue: alle
ore 19 l’alunno contrattista Alessandro Quartiroli di Giovanni nato a Castel San
Giovanni nel 1926 residente a Milano, addetto all’ufficio telegrafico della
stazione centrale milanese, mentre svolgeva il suo servizio , senza aver prima
interrogato il dirigente, trasmetteva di sua iniziativa all’ufficio
corrispondente di Torino un telegramma del seguente tenore che ha asserito di
aver ricevuto dall’ufficio telegrafico
della stazione centrale di Bologna: Servizio tutti da Roma. D.G.23-24-18. Contiene movimento.Per
morte di on De Gasperi , domani 28 esponete
tutti impianti bandiera a mezz’asta. Firmato Di Raimondo. L’ing Raimondo comè
noto è il direttore generale delle
FFSS..
In un primo sommario interrogatorio il Quartiroli dichiarava
di aver creduto vera la notizia e di
averla trasmesse all’ufficcio telegrafico di Torino in perfetta buonafede, ciò
in contrasto con il suo comportamento durante la ricezione sia durante la ritrasmissione del dispaccio.
Il Quartiroli infatti, nel momento in
cui ha appreso la notizia non solo rimaneva indifferente senza renderne edotto
il capoturno, ma procedeva sempre di sua iniziativa alla immediata ritrasmissione senza annotarlo
nel registro.
Il Quartiroli ha dichiarato
di aver poi appreso dall’ufficio telegrafico di Bologna che la
trasmissione era falsa e che si trattava di uno scherzo e pertanto ne aveva avvertito
il collega di Torino con un altro dispaccio che annullava il precedente.
Intanto la notizia che si diffondeva tra
i telegrafisti di Torino( e su tutta la rete telegrafica del Nord-Italia, NdR) era raccolta da un funzionario del compartimento
delle FFSS il quale intuendo l’infondatezza si affrettava a chiedere conferma
al capoturno della’ufficio emeittente. Dall’esame risalendo al percorso fatto
dalle comunicazioni si avevano tracce tra Milano e Torino mentre con Bologna non
vi era traccia smentendo il Quartiroli.
Si sta cercando di capire se da Bologna sia mai partita la
notizia nel frattempo, il Quartiroli dopo un sommario interrogatorio è stato
messo a disposizione dell’ufficio politico
dellala questura di Milano, L’amministrazione FFSS ha avviato un’inchiesta amministrativa
e tecnica.”-
A garantire
l’alternanza sul diritto di bufala
furono i sotenitori del partito di De Gasperi, quando poco più di un anno dopo,
nella campagna elettora le del 1948,
fecero piangere sangue dalle Madonne di tutta Italia, impaurite dal rischio
della vittoria del social comunisti alle elezioni politiche, ma questa è
un’altra storia…
ANTONIO CAMUSO –
Archivio Storico Benedetto Petrone ,
Brindisi 30 dicembre 2016
Nessun commento:
Posta un commento