La vittoria del NO e 70 anni di attese inesaudite nella
carta Costituzionale.
Oggi siamo in molti a festeggiare la vittoria del No ad una
riforma della Costituzione pasticciata,
dannosa e non democratica.
Da tanti il richiamo
ai valori e ai principi a cui
fecero riferimento i “padri costituenti” ,e nell’euforia della vittoria si tende a
rimarcare come essa fu in quel
particolare momento un elemento fondamentale nella rinascita del nostro Paese
dopo gli orrori della guerra in cui il fascismo ci aveva trascinato, ma è augurabile che se si vuol salvaguardarla e metterla al
riparo da altri tenebrosi tentativi di rimaneggiamento involutivo della Carta
(vedi la ossessionante proposta
Berlusconiana , in stile P_duista, di una repubblica presidenziale) occorre
che in essa possano poter finalmente aver voce chi invece continua
ad esserne estromesso nei diritti , nella dignità, nell’espropriazione
della libertà.
Parliamoci chiaro oggi la valanga di NO arrivata dal SUD ed in particolare dai giovani, va presa come un ultimo avvertimento e guai a
chi : partiti, intellettuali, sindacalisti, continuerà a far orecchio di
mercante , illudendosi che tutto possa scorrere come prima, poiché se non sarà
la “società civile” a dare speranze, ci
sarà ben presto chi seminerà illusioni
fomentando odio ed egoismo, per una svolta autoritaria.
E’ questa una riflessione
che ha fondamento nelle parole proprio del padre Costituente per
eccellenza Terracini, il presidente di quell’Assemblea Costituente che il 22
gennaio del 1947, 69 anni fa , profondamente commosso diede l’annuncio dell’approvazione
della Carta Costituzionale.
La sua più che una euforica esaltazione di quel
risultato fu invece l’appello e un
lascito che riteniamo sin’ora inascoltato e inesaudito alle future generazioni e alle classi
politiche che si sono susseguite nei successivi 70 anni. Terracini parla
chiara affermando che in quella carta
molti ancora si sarebbero sentiti esclusi se non si avesse lavorato per loro e
se ciò non fosse accaduto, il rischio di ritornare indiertro per tutto il Paese
sarebbe stato sempre dietro l’angolo. Vogliamo
oggi quindi , come Archivio Storico Benedetto
Petrone, proprio il giorno della Vittoria del NO , riproporre quelle parole in stile per noi un po’ desueto di Terracini, dopo il
voto di 515 votanti, 453 sì e 62 contrari, che approvava la Costituzione:
“- Noi consegniamo oggi a chi ci elesse il 2 giugno, la Costituzione,; noi
abbiamo assolto il compito amarissimo di dare avallo ai patti di pace che hanno
chiuso ufficialmente l’ultimo
tragico e rovinoso capitolo del
ventennio di umiliazione e di colpe: e con le leggi elettorali stiamo
apprestando il ponte di passaggio da
questo periodo ancora anormale ad una normalità di reggimento politico del Paese nel quale compete ad ogni organo
istituzionale il compito che gli è
proprio ed esclusivo; di fare le leggi, al Parlamento; al Governo di
applicarle, ed alla Magistratura di controllarne la retta osservanza: Ma ,
forse sì, non tacciamolo, molta parte del popolo italiano avrebbe voluto dalla
Costituente, qualcosa altro ancora.
I più miseri, coloro che conoscono la vana attesa estenuante di un lavoro a cui
prodigare le proprie forze creatrici e da cui trarre i mezzi di vita; coloro
che avendo lavorato per un’intera vita, fatti inabili dall’età, dalla fatica e
dalle privazioni ancora inutilmente dalla solidarietà nazionale una modesta
garanzia contro il bisogno; coloro che frustano i loro giorni in una fatica
senza prospettiva chiudendo ad ogni sera
una bilancio senza residui , pensanti e dotati di anima di un qualche
gelido mostruoso apparato meccanico o
forze brute di lavoro su terre estranee e perciò stesso ostili; essi attendevano
che l’Assemblea realizzasse le loro ardenti aspirazioni, memori com’erano di parole proclamate ed eccheggiate. Noi lo
sappiamo oggi che ciò avrebbe superato
le nostre possibilità. Ma noi sappiamo di avere posto nella Costituzione altre
parole che impegnano inderogabilmente la Repubblica a non ignorare più quelle
attese, ad applicarsi risolutamente all’apprestamento di strumenti giuridici atti a soddisfarle.
La Costituzione
postula senza equivoci le riforme che il popolo italiano in composta fiducia
rivendica. Mancare all’impegno sarebbe nello stesso tempo violare la Costituzione
e compromettere forse definitivamente lo
avvenire della Nazione Italiana…”-
ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE
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