Palermo 13 maggio 1978, cariche della PS contro chi accusa la mafia per l’uccisione di Impastato
Pestati studenti e turisti in visita alle meraviglie di Palermo..
Domani 21 marzo 2019 ci saranno iniziative per non dimenticare le vittime di tutte le
mafie
Come Archivio Storico Benedetto Petrone vogliamo dare un
piccolo contributo al recupero della memoria, ricordando Peppino Impastato e come i suoi compagni dovettero subire a Palermo pestaggi e cariche della PS, perché accusavano
la mafia e il potere democristiano ad
essa connivente, di essere responsabili della
sua morte, come narra la cronaca di un
giornale di allora.
Archivio Storico Benedetto Petrone,
Quotidiano dei Lavoratori. 13 maggio
1978,
(Archivio Storico Benedetto Petrone, fondo
Cosimino Pecere-Ostuni)
PALERMO — Peppino è stato assassinato!Con la sua lotta
e con il suo impegno lui ha pagato per tutti noi. Nel denunciare questo infame delitto ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato
al nostro dolore. La mamma, la zia e il fratello Giovanni».
Questo è il testo del manifesto affisso a Cinisi dalla famiglia del compagno
Giuseppe.
La polizia ha caricato ieri la manifestazione di controinformazione
indetta dall'assemblea del movimento contro la montatura fatta sul compagno
assassinato a Cinisi. Fin da giovedì la questura aveva vietato qualsiasi
manifestazione; «le motivazioni del rifiuto», dice un comunicato scritto dai
compagni che conoscevano Peppi-
no, «non sono state date per motivi di ordine pubblico o per motivi tecnici generali»,ma, per bocca degli stessi dirigenti della Digos, per «esigenze e ragioni politiche determinatesi nel paese in questo ultimo perìodo». Per capire queste esigenze e ragioni politiche, basta dare un'occhiata a tutti gli organi di stampa o ascoltare e vedere radio, e televisione.
no, «non sono state date per motivi di ordine pubblico o per motivi tecnici generali»,ma, per bocca degli stessi dirigenti della Digos, per «esigenze e ragioni politiche determinatesi nel paese in questo ultimo perìodo». Per capire queste esigenze e ragioni politiche, basta dare un'occhiata a tutti gli organi di stampa o ascoltare e vedere radio, e televisione.
Oggi bisogna parlare soltanto dell'uccisione di Moro, di ragioni di
stato, e stringersi attorno ad esso, e dei
continui azzoppamenti delle Brigate Rosse.
continui azzoppamenti delle Brigate Rosse.
E’ severamente proibito, parlare della morte del compagno Peppino, o
se, se ne deve parlare, ciò deve avvenire nei termini in cui ne ha parlato la
stampa nazionale, guidata dalle infamie veline passate dai carabinieri. Oggi è
proibito gridare nelle piazze, fra la gente, nei quartieri che Giùseppe
Impastato, militante comunista, rivoluzionario, è stato assassinato dalla mafia
democristiana, quella stessa mafia che ha ucciso decine di sindacalisti,
comunisti, e con cui dobbiamo quotidianamente fare i conti nei nostri quartieri, nella
nostra città ….
A Palermo tutta l'assemblea del movimento aveva deciso unanimamente di scendere in piazza lo stesso,
con iniziative di controinformazione.
con iniziative di controinformazione.
Le cariche sono state ben quattro, di una brutalità inaudita; mai forse
a Palermo c'era stata un'operazione a-
naloga contro un raduno pacifico. Sono stati pestati molto duramente non solo gli studenti e i compagni pre-
senti, ma anche gruppi di stupiti turisti. Chiaramente era stata una manovra preparata: nei vicoli intorno alla
facoltà di legge erano già appostate numerose camionette. Sono stati fermati quattro compagni, tutti giovanissimi, ben presto però sono stati rilasciati tanto era assurdo il tentativo di imputarli di qualche reato.
naloga contro un raduno pacifico. Sono stati pestati molto duramente non solo gli studenti e i compagni pre-
senti, ma anche gruppi di stupiti turisti. Chiaramente era stata una manovra preparata: nei vicoli intorno alla
facoltà di legge erano già appostate numerose camionette. Sono stati fermati quattro compagni, tutti giovanissimi, ben presto però sono stati rilasciati tanto era assurdo il tentativo di imputarli di qualche reato.
Giovedì sera a Cinisi c'erano varie centinaia di persone al comizio di
Democrazia Proletaria tenuto dal compagno Franco Calamida: «non si è mai vista una partecipazione cosi vasta a un
comizio di Democrazia Proletaria qui a Cinisi». Poi, non ce lo aspettavamo
proprio, dopo che ai funerali avevano partecipato soprattutto compagni di fuori».
Il comizio invece, è stato seguito da moltissimi abitanti---
E’ fallito il tentativo di far apparire Giuseppe un pazzo o un terrorista
e al sua morte non è stata vana. In
precedenza a Palermo si era svolta un'assemblea conferenza stampa nel corso della quale il professor Dal Carpio. dell'Istituto di medicina legale, aveva smontato completamente le tesi del presunto suicidio e dell'attentato.
precedenza a Palermo si era svolta un'assemblea conferenza stampa nel corso della quale il professor Dal Carpio. dell'Istituto di medicina legale, aveva smontato completamente le tesi del presunto suicidio e dell'attentato.
Nella maggioranza degli interventi, poi, c'è stata una critica dei ritardi,
che come sinistra rivoluzionaria, come
compagni del movimento ab biamo avuto nei confronti del problema della mafia. Si è detto di preparare un convegno sul ruolo della mafia e dei legami fra mafia e potere.
compagni del movimento ab biamo avuto nei confronti del problema della mafia. Si è detto di preparare un convegno sul ruolo della mafia e dei legami fra mafia e potere.
Si è detto che va raccolta la più ampia documentazione e una serie di
materiale di controinformazione per continuare a denunciare quotidianamente,
con nomi e cognomi, mandanti e galoppini del potere mafioso in Sicilia.
Intanto i compagni di Cinisi, procedendo nelle indagini, hanno
rinvenuto nella casa vicina al luogo del delit-
to delle pietre macchiate di un liquido che potrebbe anche essere sangue. I carabinieri non si erano accorti di
niente, preoccupati come sono di declamare l'innocenza della mafia.
to delle pietre macchiate di un liquido che potrebbe anche essere sangue. I carabinieri non si erano accorti di
niente, preoccupati come sono di declamare l'innocenza della mafia.
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