Stupro di Rimini e i molti quesiti irrisolti
Il caso è
chiuso!, responsabili presi, procede la giustizia. 
Un sospiro di sollievo
coinvolge una comunità ed una economia come quella della costa riminese, fatta
di Turismo, spiaggia di giorno e  feste e
divertimento la notte con tutti gli annessi e connessi che ogni località di
grande attrazione si porta dietro e che hanno fatto di contorno a questa
vicenda e dove  i soggetti, anche i più
discutibili(legati allo spaccio e alla prostituzione)  non vedevano l’ora che finisse augurandosi il
ritorno  alla “normalità”.  
A tirare il
sospiro di sollievo  sono le forze di
polizia e gli inquirenti locali , sottoposti a loro dire  nei primi giorni a “una pesante attenzione
mediatica e relativo stress”.Lo hanno fatto  
gli specialisti dello SCO  inviati
in tutta fretta sotto la pressione  politica
interna ed internazionale , visto che  ad
avere subìto la maggiore violenza erano stata la coppia di giovani provenienti
da una Nazione come la Polonia  che è il
capofila del gruppo di paesi dell’Est del fronte del No all’accoglienza e al
ricollocamento dei migranti/richiedenti asilo. 
Una brutta
grana per  i partiti di governo messi
sotto accusa per le loro politiche definite troppo permissive nei confronti dei
migranti, visto che sin dal primo momento si aveva la certezza che di originari
dell’Africa  si trattava. 
Ma
l’intervento dello SCO era conseguente all’allarme sulle modalità dei reati
commessi dal branco  e che facevano  pensare a qualcosa di potenzialmente
pericoloso e ripetibile. 
In un
articolo pubblicato anche su Bellaciao/it  ( stupro di Rimini:applicare la legge
internazionale sugli stupri etnici)  affermavo
che  a mio avviso per come si erano
svolti i fatti, quello non era uno stupro di branco normale ma aveva
caratteristiche  paragonabili a quelli
che vengono compiuti  giornalmente  durante le pulizie etniche,  in luoghi della terra afflitti da guerre e
guerriglie particolarmente feroci , sia in Africa  che nel medioriente. 
La
sensazione di aver già letto da qualche parte quelle feroci  modalità mi lasciava però perplesso sull’origine
che inizialmente  avevano indicato i
media, quella magrebina . Solo al momento dell’arresto del’ultimo
componente  e conosciuta la nazionalità
,  la mia memoria  riusciva a dare un senso a quella strana
sensazione che mi aveva  pervaso sin dal
primo momento e farmi esprimere in termini così indignati che qualcuno
aveva  pensato ad una mia incredibile
marca indietro  revisionista   sull’antirazzismo  e di una mia “troppo sensibilità” sullo
stupro fatto dai “neri” rispetto a quello fatto dai bianchi occidentali. 
Ebbene  quando 
ho saputo che il capo branco , il maggiorenne  che comandava i tre minorenni era
congolese,  ho ricordato dove avevo già
letto tempo fa modalità identiche a quello stupro: si trattava di testimonianze
di donne congolesi e del Ruanda  stuprate
ammazzate, mutilate, e dove la sottomissione alla violenza era condizionata al
gridargli in faccia  che le si voleva
ucciderle, (I Kill You!  ripetuto durante
il doppio stupro a Rimini) testimonianze che avevo letto anni fa, riprese da
alcuni  religiosi  bianchi scampati ai massacri e agli stupri e
come raccontassero come ad essere stuprate con particolare violenza erano state
le religiose . Stupri  di queste modalità
erano in particolare per riti di iniziazione dei “bambini soldato” minorenni
rapiti  o forzatamente arruolati e che dopo
averli riempiti di sostanze  psicotiche
li si faceva  stuprare in branco le
vittime delle scorrerie per prepararli ad altre più violente.
Sì,  di rito di iniziazione  si è trattato quello che si è svolto a Rimini
e non una bravata di 4 giovani drogati , un po’ fuori di testa, un rito secondo
modalità di luoghi dove queste cose sono la normalità e dal quale volenti o
nolenti dobbiamo sapere  che chi giunge
da noi  vi è anche  chi è stato testimone o  più o meno forzatamente partecipe. 
Molti
sicuramente grideranno allo scandalo  per
queste mie parole ma credere che  da noi
arrivino solo vittime  secondo il nostro
punto di vista “ buonista”  sarebbe non
accettare la realtà comprovata per esempio dei foreign fighters di tutte le
milizie  che hanno sgozzato, stuprato,
ecc in Siria ed in Iraq che rientrano in Europa. Chi va da loro a chiedergli
quanta gente hai ammazzato  o stuprato
lì? Nessuno, questo non vale solo da noi dove il fenomeno è limitato ma in
tutta Europa , l’importante che non incomincino ad ammazzare qui! 
Questo è il
senso comune dei governati europei che hanno a che fare con un fenomeno al
quale hanno anche contribuito direttamente e poi gli è sfuggito di mano. 
 Addentrarsi su questo discorso ci porterebbe a
sollevare in noi troppi dubbi  sul nostro
operato quotidiano  e quello di tutti
coloro, laici e religiosi ,  che lavorano
con tanto sacrificio, impegno ed amore ad accogliere e aiutare che si presenta
alla nostra porta.
 E’ vero !,  per noi ,  essi  sono solo esseri umani che ci chiedono di
aiutarli,  indifferentemente che dal
luogo di origine siano stati vittime o carnefici di altri esseri umani, ma
credere che  il loro  percorso esperienziale possa cancellarsi
automaticamente una volta giunti in Italia/Europa è pia illusione, come pia
illusione anzi, peccato di superbia,  è  quello di credere che dando loro da bere o da
mangiare, in cambio  si possa espropriarli
di  un’identità culturale  che non è riducibile a quella  che 
mettiamo in pubblico durante feste e banchetti multietnici, no, essa è
più complessa  e su questo va fatta una
grossa riflessione tra chi opera nel volontariato in questo settore per
“integrare” i migranti.
Domande che
preferiamo non  farci mentre ci occupiamo
di trovare loro una casa, un lavoro, una scuola, assistenza sanitaria , ma che
oggi  purtroppo proprio  gli operatori di quella cooperativa che aveva
seguito il  “congolese” si fanno,
esterrefatti che tra le centinaia di giovani che loro hanno seguito,  proprio quello che sembrava più “integrabile”
abbia compiuto quei reati ed oggi aggiungo io dinanzi al giudice continui
tranquillamente a negare senza nessun pentimento.
Un grosso
sospiro di sollievo dobbiamo farli tutti 
per il loro arresto, poiché se rito di iniziazione si trattava, visto
che era il continuo in crescendo di un precedente tentativo, quel gruppo presto
avrebbe marcato il territorio forte dell’impunità acquisita, con altri e
sicuramente più gravi reati, con il rischio di possibili   emulatori e competitori  in quel territorio dove  la concorrenza sul controllo dello spaccio e
della prostituzione è forte.
Si sta
creando una nuova prima generazione di nuovi italiani  pronta a gesti eclatanti?
Quello che
nessuno oggi vuol mettere in risalto,  pena il  lanciare segnali allarmistici, sul tema
terrorismo e fomentare altre ondate di razzismo , sono tutte le modalità di
costruzione di quel branco fotocopia  di
altre che noi abbiamo sentito raccontare in 
vicende terroristiche recentissime,  dove fratelli e cugini spesso di origine
magrebina  e spesso minorenni  e pregiudicati per reati connessi a droga o
piccoli furti , nati  e cresciuti  in un paese europeo( Francia , Spagna , Germania,
ecc),  sotto la guida di un capo  branco invece di andare a fracassare una
bottiglia in testa ad un trans o stuprare una turista“bianca”, si lanciavano
con  un camion contro folle di poveri
turisti  o li ammazzavano  a colpi di coltello o di mitra. . In questo
caso abbiamo avuto una grande fortuna 
che  a comandare il branco fosse
invece quel congolese, che a suo dire si era pure convertito a una setta
cristiana, e non il solito imam. 
Ma saremo
sempre così fortunati? In ogni caso questo è il segnale che si sta già formando
 a nostra insaputa una prima generazione
di italiani acquisiti che per ripulsa generazionale, disagio  o irretimento da velenose sirene
terroristiche jihadiste possano emulare quello che altri loro coetanei  hanno fatto in altre parti di Europa?
Ci
auguriamo che ciò non avvenga ma  per
ridurre questo pericolo occorrerà un grande sforzo comune e una revisione  di nostre molte certezze …
Antonio
Camuso 
Osservatorio
sui Balcani di Brindisi
Brindisi 4
settembre 2017

 
 
 
 
