venerdì 30 dicembre 2016

La madre delle bufale italiane: 70 anni fa il falso della morte di De Gasperi


 In queste ore sta montando la polemica tra Grillo e il responsabile dell’Antitrust che ha proposto un controllo da parte delle Agenzie europee sulla diffusione di notizie false sulla Rete, le cosiddette bufale. Sappiamo che  dei social media come Facebook stanno mettendo  già in atto alcune norme precauzionali sui rischi da diffusione di “bufale”, onde evitare che il loro rapido diffondersi in Rete possa provocare reazioni incontrollate, sino al rischio che qualche mente esaltata possa compiere atti inconsulti contro degli innocenti a causa di esse,   come è successo qualche mese fa negli Stati Uniti.

Che le bufale siano nate con l’uomo sociale, lo sappiamo, ma come oggi,  esse, nell’era della Rete e della globalizzazione, siano divenute uno strumento di manipolazione dell’opinione pubblica, ne stiamo prendendo lentamente coscienza, ed una conferma su come noi italiani siamo particolarmente affezionati alle bufale, lo si vede dal loro successo in quell’opinione pubblica, in particolare quella giovanile e dichiaratamente “incazzata contro tutto e tutti”.

Una constatazione che sembrerebbe confermare il rapporto di amore, quasi di riconoscenza del nostro Paese ,con le bufale. Sì, perché alcuni passaggi fondamentali della nascita dell’identità nazionale  sono stati contrassegnati da notizie false corse in suo aiuto o invece che ne hanno messo in pericolo la sua esistenza.
Vogliamo ricordare  succintamente il Carlo V, sceso con una poderosa armata dalla Francia, presentatosi dinanzi alla libera Firenze,pronto a far sentire la voce dei suoi cannoni fermato dalla risposta, datagli da Pier Capponi :-“I  fiorentini faranno suonare le loro campane!”-, facendogli presupporre che al loro suono sarebbero accorsi in aiuto gli eserciti degli altri comuni. La bufala riuscì in pieno e per quella volta Firenze fu risparmiata dai francesi.
Un’altra bufala, questa volta tramessa sulla prima rete moderna di cui si era dotato il Regno delle due Sicilie, quella telegrafica, fu di aiuto  a Garibaldi e ai suoi Mille garibaldini, nella conquista del Meridione e  propedeutica all’ Unità d’Italia.

Sbarcati a Marsala, una volta impossessatisi dell’ufficio telegrafico di quel porto, scoprirono che l’addetto Franco Fortini aveva già lanciato l’annuncio dello sbarco da due navigli di uomini armati. Il garibaldino Giovanni Battista Pentasuglia, non perdendosi d’animo e puntando la pistola alla tempia del povero telegrafista( una scena rivista in tanti “spaghetti-western”) gli fece ritrasmettere un breve messaggio di smentita, una bufala : “- Ci siamo sbagliati, si tratta di due vapori  che scaricano merci.”- Fortunatamente dall’altro lato  chi ricevette la bufala la prese per buona e dopo aver dato dell’imbecille al povero telegrafista di Marsala, fermò la mobilitazione delle truppe borboniche che, se prontamente avvisate, avrebbero potuto far naufragare sin dal nascere la spedizione dei Mille, magari con un appello sulla rete telegrafica che chiamasse la popolazione a difendersi da uno sbarco di feroci briganti, così come era avvenuto per Carlo Pisacane e i suoi trecento, qualche anno prima, con un’altra bufala trasmessa a suon di campane.

La falsa notizia della morte di De Gasperi

La nostra storia repubblicana, visse il 27 novembre 1946, esattamente 70 anni fa,  uno dei momenti più drammatici, se pur per poche ore, a causa di un’altra bufala tramessa sulla Rete, anch’essa telegrafica, questa volta delle Ferrovie dello Stato, quando un giovane apprendista al telegrafo della Stazione di Milano trasmise l’annuncio della morte prematura del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. 
Una notizia che cadeva in un momento in cui de Gasperi con un traballante governo a quattro, democristiani, repubblicani, socialisti e comunisti, era un ago della bilancia  insostituibile, dovendosi barcamenare  tra le enormi difficolta economiche e finanziarie di un’Italia uscita distrutta dalla crisi , la necessità di rivolgersi agli Stati Uniti per averli,   le insoddisfazioni di disoccupati, reduci, partigiani e con una destra fascista e monarchica decisa a prendersi la rivincita dopo la sconfitta referendaria di pochi mesi prima.
Un De Gasperi che solo due mesi prima aveva visto i partigiani di Novara,  Asti e dintorni  riprendere le armi e salire in montagna, un’anticipo di cosa sarebbe successo  se fosse stata vera la notizia della sua morte. Fortunatamente  non fu così (pur riserbandoci di ritenerlo colpevole di altre discutibili scelte a partire  dalla rottura del patto antifascista e l’adesione dell’Italia alla NATO), e scoperta la bufala, l’Italia si risparmiò una guerra civile in un momento in cui non se lo poteva proprio permettere.
Riportiamo fedelmente la cronaca sulla bufala della morte di De Gasperi, tratta dal giornale ad ispirazione liberale “ Risorgimento” stampato a Napoli e la cui Redazione era ad  Angiporto Galleria Umberto I, Napoli

RISORGIMENTO, venerdì 29 novembre 1946, centro pagina:

“-La falsa notizia  dell’improvvisa morte del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi si è diffusa ieri in tutta l’Italia settentrionale e specialmente a Milano e Torino in seguito ad una singolare beffa alla quale le autorità stanno indagando da 24 ore.
I fatti sono stati ricostruiti sin’ora quanto segue: alle ore 19 l’alunno contrattista Alessandro Quartiroli di Giovanni nato a Castel San Giovanni nel 1926 residente a Milano, addetto all’ufficio telegrafico della stazione centrale milanese, mentre svolgeva il suo servizio , senza aver prima interrogato il dirigente, trasmetteva di sua iniziativa all’ufficio corrispondente di Torino un telegramma del seguente tenore che ha asserito di aver ricevuto dall’ufficio telegrafico  della stazione centrale di Bologna: Servizio tutti  da Roma. D.G.23-24-18. Contiene movimento.Per morte di on De Gasperi , domani 28  esponete tutti impianti bandiera a mezz’asta. Firmato Di Raimondo. L’ing Raimondo comè noto  è il direttore generale delle FFSS..

In un primo sommario interrogatorio il Quartiroli dichiarava di aver creduto vera la notizia  e di averla trasmesse all’ufficcio telegrafico di Torino in perfetta buonafede, ciò in contrasto con il suo comportamento durante la ricezione  sia durante la ritrasmissione del dispaccio. Il Quartiroli infatti,  nel momento in cui ha appreso la notizia non solo rimaneva indifferente senza renderne edotto il capoturno, ma procedeva sempre di sua iniziativa  alla immediata ritrasmissione senza annotarlo nel registro.

Il Quartiroli ha dichiarato  di aver poi appreso dall’ufficio telegrafico di Bologna che la trasmissione era falsa e che si trattava di uno scherzo e pertanto ne aveva avvertito il collega di Torino con un altro dispaccio che annullava il precedente. Intanto la notizia  che si diffondeva tra i telegrafisti di Torino( e su tutta la rete telegrafica del Nord-Italia, NdR)  era raccolta da un funzionario del compartimento delle FFSS il quale intuendo l’infondatezza si affrettava a chiedere conferma al capoturno della’ufficio emeittente. Dall’esame risalendo al percorso fatto dalle comunicazioni si avevano tracce tra Milano e Torino mentre con Bologna non vi era traccia smentendo il Quartiroli.
Si sta cercando di capire se da Bologna sia mai partita la notizia nel frattempo, il Quartiroli dopo un sommario interrogatorio è stato messo a disposizione  dell’ufficio politico dellala questura di Milano, L’amministrazione FFSS ha avviato un’inchiesta amministrativa e tecnica.”-


 A garantire l’alternanza  sul diritto di bufala furono i sotenitori del partito di De Gasperi, quando poco più di un anno dopo, nella campagna  elettora le del 1948, fecero piangere sangue dalle Madonne di tutta Italia, impaurite dal rischio della vittoria del social comunisti alle elezioni politiche, ma questa è un’altra storia…
ANTONIO CAMUSO –
Archivio Storico Benedetto Petrone ,
Brindisi 30 dicembre 2016


















venerdì 16 dicembre 2016

11 dicembre 1946 Padova in rivolta contro le truppe inglesi



Ovvero 70 anni d’Italia tra carota e manganello.


…Gli incidenti di ieri hanno provocato in città un’ondata di sdegno contro il comportamento degli autisti alleati che come è noto ogni giorno mietono vittime innocenti fra la popolazione civile…”inizia così la cronaca  di due giorni di “ordinaria violenza” e di Resistenza attiva contro le truppe di occupazione inglesi che con il loro comportamento nei confronti dei cittadini di Padova , costringono gli stessi  quasi a rimpiangere i giorni dell’occupazione nazifascista. Il bilancio di due giorni di fuoco è di decine di civili, tra cui molte donne , feriti in modo anche grave, negozi devastati da inferociti soldati di Sua Maestà Britannica , ma anche alcuni di essi sonoramente pestati da padovani decisi nel non sopportare più i loro soprusi.
Stiamo parlando di una pagina  di “Resistenza” volutamente rimossa dalla storiografia ufficiale interessata  a coniare  la medaglia ad unica faccia da “Liberatori “ alle Forze Armate dei paesi Alleati  vittoriose sul Nazifascismo, ma  trasformatesi in forze occupanti e guardiani degli interessi economici e militari delle grandi potenze nello scacchiere europeo nato dopo il 1945.
Un’Europa divenuta campo di battaglia di una nuova guerra, fatta di muri, incubi di olocausto nucleare, colpi di stato e di regimi imposti con i carri armati,  che avrebbe condizionato irreparabilmente il cammino democratico e la voglia di libertà di centinaia di milioni di esseri umani.L’Italia  come tristemente sappiamo  fu il paese , dopo la Grecia , nel campo occidentale,  che visse  più di tutti sotto la spada di Damocle del Colpo di Stato Permanente  e dove i servizi segreti e gli ambienti più conservatori ed antipopolari degli USA e della  NATO, in nome dell’anticomunismo viscerale ebbero un ruolo determinante come dimostrato nella stagione delle stragi fasciste,
 Singolare per alcune coincidenze, la vicenda di cui oggi parliamo, ovvero la rivolta di Padova del 1946, visto che nella stessa città, una ventina di anni dopo una “cellula neofascista”, con coperture di servizi segreti NATO,  fu coinvolta a vario titolo nella strage di piazza Fontana,a Milano, il 12 dicembre del 1969, la madre della stagione delle stragi.
E’ proprio sui giornali di un altro  12 dicembre, ma del 1946, che appaiono le cronache sdegnate e preoccupate di quanto avviene nella città di Sant’Antonio protettore dei poveri  e degli oppressi. Proseguiamo la lettura del prestigioso “l’Avanti” , l’organo ufficiale di quel  Partito Socialista Italiano(PSIUP), che  nel  secondo governo De Gasperi ,in quei giorni, ha incarichi ministeriali importantissimi a partire da quello ricoperto dal suo leader carismatico  Nenni, come vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri:
-”…Si è aggiunta ieri ( 11 dicembre 1946) verso le 18 una grave provocazione da parte di un centinaio di soldati inglesi ( l’inchiesta successiva appurò che erano 150) che armati di sfollagente e bastoni si sono riversati improvvisamente nel centro della città malmenando i passanti. Un vero senso di terrore si è immediatamente sparso…mentre la popolazione si affrettava ad armarsi come poteva di sassi, bastoni e mattoni da alcuni edifici in costruzione per far fronte agli energumeni e i negozi calavano velocemente  le saracinesche  i militari inglesi, forse avvinazzati, sfogata la loro ira preferivano dileguarsi man mano che la furia popolare prendeva consistenza. Intanto essi avevano già ferito una decina di civili, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. Una folla numerosa allora si dava alla rappresaglia malmenando e bastonando  quanti inglesi trovava sul passaggio e quindi dava l’assalto all’Albergo Regina occupato dalle truppe alleate e parecchi militari  ne sono usciti malconci. Dall’Albergo  i militari assediati rispondevano a colpi di rivoltella.
Chiusi tutti i ritrovi e cinema la popolazione  si è barricata in casa e le strade sono percorse da automezzi della polizia italiana ed Alleata. Un (primo , NdR) comunicato  del Comando Alleato sconfessa l’operato dei militari dipendenti.”…-
Per ironia della sorte quel comunicato  dei nostri Liberatori ed Alleati, ebbe vita breve poiché come leggiamo nell’articolo del giorno successivo, il 13 dicembre , su “l’Avanti” si diffonde la voce che al contrario  gli Alleati vorrebbero multare la città di Padova  della somma di 15 milioni di lire( l’equivalente di 1 milione di euro) per i danni subiti. Gli echi di quanto successo nella città del Santo giunsero addirittura nella Assemblea  Costituente che aveva tra i suoi componenti proprio il sindaco di Padova, il socialista onorevole Costa :


”-….Ieri (12 dicembre 1946) all’Assemblea Costituente  tre interrogazioni sono state rivolte sui fatti accaduti a Padova nei giorni scorsi…Il sottosegretario agli Interni informa che l’investimento  che ha dato luogo alla protesta  della popolazione di Padova  è avvenuto in una zona dove esisteva il divieto di passaggio. Il conducente ( militare inglese, Ndr) fu malmenato  mentre  tre cittadini rimasero feriti di cui uno gravemente. Nella dimostrazione  successiva alcuni automezzi alleati furono danneggiati. La nostra polizia  interveniva tempestivamente…il suo operato lodato dal Comando Alleato. Mentre la calma era ritornata , ieri circa duecento militari alleati  si aggirarono per la città percuotendo cittadini e infrangendo vetrine dei negozi. … Il Governo esprime tutto il suo rincrescimento  per quanto è accaduto  ma oltre i deplorevoli fatti  di carattere episodico, non si dimentichi che con i soldati alleati  abbiamo combattuto insieme la Guerra di Liberazione.”-
Un clichè utilizzato per coprire e assolvere  altre nefandezze compiute da  militari alleati, a partire dagli stupri ed assassini compiuti dalle truppe coloniali francesi nel Centro Italia, ma che poi sarà  rivisto ed aggiornato in nome della guerra umanitaria,  o della guerra al terrorismo internazionale  pur di giustificare  ogni governo del nostro Paese  nell’accettare  limitazioni alla sovranità nazionale  in cambio di un piatto di lenticchie.
Una subalternità dalle radici profonde che si evince  da come  Parri, il nostro primo Presidente del Consiglio ,partigiano,  nel novembre del 1945,  sottoposto alle pressioni dell’ammiraglio inglese Stone e del generale polacco Anders, scrisse a Togliatti  per convincerlo a mettere freno alla campagna di denuncia della stampa di sinistra  contro  le illegalità commesse dalle truppe alleate pur conoscendo:
-” bene le doglianze che il Partito comunista muove per il modo di agire nei suoi riguardi delle truppe polacche; […] Ma io ho comunque il dovere di farti presente che la delicatezza del momento politico è tale che, quali che siano gli incidenti che possano aver provocato le accennate pubblicazioni, è consigliabile evitare manifestazioni destinate a suscitare le diffidenze da parte degli Alleati e maggiori difficoltà al Governo…»
 Purtroppo dobbiamo constatare che ancor oggi , 70 anni dopo, le bende sugli occhi e sulla bocca per impedire denunce scomode sui nostri protettori atlantici non sono mai state strappate Ritornando alle cronache sui fatti di Padova , nelle pagine dell’Avanti:…

“-Il compagno Costa (l’onorevole socialista e sindaco di Padova, NdR)  ricorda che i fatti del 10 e dell’11 (dicembre 46), hanno un precedente nei continui investimenti da parte degli automezzi alleati e che il giorno 10 gli automezzi inglesi vollero transitare per strade dove vi era divieto di passaggio, travolgendo addirittura la guardia municipale preposta al servizio d’ordine..”-
 Per placare gli animi alla Costituente dovette intervenire in  giornata lo stesso De Gasperi dicendosi rattristito per ciò che era avvenuto nella città veneta e animato di senso di dolore e commiserazione per le vittime ma….”- bisogna ricordare  che la Padova partigiana e i valorosi soldati britannici hanno combattuto insieme nella guerra di liberazione per la libertà e la democrazia”… -anticipando di voler mettere una pietra tombale sulle denunce, in attesa che da Turchia e Egitto arrivasse grano, dall’Argentina navi cariche di cereali e carni e dall’America pacchi dono natalizi, carbone e acciaio  e materie prime, insomma il necessario per sfamare gli affamati e rimettere in moto l’apparato produttivo di un paese portato alla rovina dal regime fascista di Mussolini.
Quanto fosse difficile in quegli anni  mettere il bavaglio ad una stampa “ di lotta e di governo” lo si evince dal resto dell’articolo che fregandosene  delle dichiarazioni concilianti di De Gasperi continuava a denunciare:
-… “Si apprende intanto che il Comando Alleato vorrebbe ribaltare sulla popolazione la responsabilità dei fatti nonostante che  le testimonianze concordino che 150 militari inglesi usciti dalal caserma dell’ex 55 RGT Fanteria  erano perfettamente inquadrati ed armati con bastoni ed armi, dirigendosi intenzionalmente verso il centro  e…abbandonandosi selvaggiamente  nel malmenare  i passanti senza distinzioni di sesso o età e sfasciando  a colpi di clava ogni cosa….”
 Seguono poi l’elenco di ordinate manifestazioni di migliaia di studenti al canto dell’inno di Mameli e di  10.000 lavoratori  inquadrati dalla Camera del Lavoro sfilati in un silenzio, foriero di ben altre risposte dinanzi alle sedi dei Comandi alleati. Con il meccanismo della carota e del bastone, il Comando militare alleato da un lato emanava un ordine di no-entry nella città di Padova di truppe anglo-sassoni non di guarnigione , ma dall’altro faceva correre la voce della multa a Sant’Antonio di 15 milioni di lire per essersi schierato con gli oppressi.
Per comprendere che dimensione raggiunse il fenomeno di autisti militari, americani, inglesi, polacchi, in preda ad alcool o semplicemente sprezzanti della vita dei civili italiani, lo si desume da un calcolo fatto in quei tre anni dai partiti di sinistra che  parla di oltre 4000 vittime,  un numero  che sembrerebbe enorme  ma  che si avvicina  di molto alla realtà facendo i dovuti raffronti attraverso  la lettura dei quotidiani dell’epoca:



 “Cronaca di  Napoli (’Avanti  del 11 dicembre 1946 , in stampa durante i fatti di Padova) :”- Disprezzo assoluto per le nostre vite…due cittadini investiti da automezzi alleati…La jeep che ha ridotto in fin di vita il settantenne Di Pinto è contrassegnata col numero 20355149…ieri verso le 07.30 un pedone  è stato travolto da un automezzo inglese.Il disgraziato attraversava via Roma all’altezza di Piazza Augusto quando veniva investito da un ‘auto alleata che percorreva l’arteria cittadina a forte velocità. Raccolto da alcuni passanti e trasportato ai Pellegrini, il poveretto non ancora identificato presentava una larga ferita all’arcata sopraccigliare sinistra con fuoriuscita di materia celebrale…Più tardi a Fuorigrotta, un settantenne . DI Pinto, veniva investito da una jeep contrassegnata con il numero 203555149 riportando la frattura ad un braccio e commozione cerebrale…”-
Per interrompere questa catena di omicidi stradale in lingua inglese si dovette attendere il ritiro completo di tutte le truppe di occupazione alla fine del 1947, ma iniziava l’anno dopo, il 1948 con la sconfitta elettorale delle sinistre un nuovo capitolo che con l’adesione dell’Italia alla NATO nel 1950 , avrebbe condotto il nostro paese a siglare accordi che regalavano territori, basi, tratti di mare, isole intere  al servizio delle esigenze strategico militari del Grande Fratello a stelle e strisce. Con l’avvento del Capitalismo globalizzatore ben altri diktat hanno asservito ogni ganglio vitale della società italiana, pur contrastato da mille rivoli di resistenza. La stessa vittoria del NO  alle modifiche di una Costituzione, pur mai compiutamente applicata, ne è un esempio e la chiusura della crisi di governo in tempi record è un segnale di quanta sia  la paura che il popolo italiano rialzi la testa in nome della libertà.
Archivio Storico Benedetto Petrone
Brindisi 12 dicembre 2016



lunedì 5 dicembre 2016

La vittoria del NO e la Costituzione disattesa

La vittoria del NO e 70 anni di attese inesaudite nella carta Costituzionale.

Oggi siamo in molti a festeggiare la vittoria del No ad una riforma della Costituzione  pasticciata, dannosa e non democratica.
 Da tanti il richiamo  ai  valori e ai principi a cui fecero riferimento i “padri costituenti” ,e  nell’euforia della vittoria si tende a rimarcare  come essa fu in quel particolare momento un elemento fondamentale nella rinascita del nostro Paese dopo gli orrori della guerra in cui il fascismo ci aveva  trascinato, ma è augurabile che  se si vuol salvaguardarla e metterla al riparo da altri tenebrosi tentativi di rimaneggiamento involutivo della Carta (vedi  la ossessionante proposta Berlusconiana , in stile P_duista, di una repubblica presidenziale) occorre che in essa possano poter finalmente aver voce chi invece  continua  ad esserne estromesso nei diritti , nella dignità, nell’espropriazione della libertà. 
Parliamoci chiaro oggi la valanga di NO  arrivata dal SUD  ed in particolare dai giovani, va  presa come un ultimo avvertimento e guai a chi : partiti, intellettuali, sindacalisti, continuerà a far orecchio di mercante , illudendosi che tutto possa scorrere come prima, poiché se non sarà la “società civile”  a dare speranze, ci sarà ben presto chi seminerà illusioni  fomentando odio ed egoismo, per una svolta autoritaria.


E’ questa una riflessione  che ha fondamento nelle parole proprio del padre Costituente per eccellenza Terracini, il presidente di quell’Assemblea Costituente che il 22 gennaio del 1947, 69 anni fa , profondamente commosso diede l’annuncio dell’approvazione della Carta Costituzionale. 
La sua più che una euforica esaltazione di quel risultato fu invece  l’appello e un lascito che riteniamo sin’ora inascoltato e inesaudito  alle future generazioni e alle classi politiche che si sono susseguite nei successivi 70 anni. Terracini parla chiara affermando che  in quella carta molti ancora si sarebbero sentiti esclusi se non si avesse lavorato per loro e se ciò non fosse accaduto, il rischio di ritornare indiertro per tutto il Paese sarebbe stato  sempre dietro l’angolo. Vogliamo  oggi quindi , come Archivio Storico Benedetto Petrone, proprio il giorno della Vittoria del NO ,   riproporre  quelle parole in stile  per noi un po’ desueto di  Terracini, dopo il voto di 515 votanti, 453 sì e 62 contrari, che approvava la Costituzione:

“- Noi consegniamo oggi a chi  ci elesse il 2 giugno, la Costituzione,; noi abbiamo assolto il compito amarissimo di dare avallo ai patti di pace che hanno chiuso ufficialmente  l’ultimo tragico  e rovinoso capitolo del ventennio di umiliazione e di colpe: e con le leggi elettorali stiamo apprestando il ponte di passaggio  da questo periodo ancora anormale ad una normalità di reggimento politico  del Paese nel quale compete ad ogni organo istituzionale  il compito che gli è proprio ed esclusivo; di fare le leggi, al Parlamento; al Governo di applicarle, ed alla Magistratura di controllarne la retta osservanza: Ma , forse sì, non tacciamolo, molta parte del popolo italiano avrebbe voluto dalla Costituente, qualcosa altro ancora.

I più miseri, coloro che conoscono  la vana attesa estenuante di un lavoro a cui prodigare le proprie forze creatrici e da cui trarre i mezzi di vita; coloro che avendo lavorato per un’intera vita, fatti inabili dall’età, dalla fatica e dalle privazioni ancora inutilmente dalla solidarietà nazionale una modesta garanzia contro il bisogno; coloro che frustano i loro giorni in una fatica senza prospettiva chiudendo  ad ogni sera una bilancio senza residui , pensanti e dotati di anima di un qualche gelido  mostruoso apparato meccanico o forze brute di lavoro su terre estranee e perciò stesso ostili; essi attendevano che l’Assemblea realizzasse le loro ardenti aspirazioni, memori com’erano  di parole proclamate ed eccheggiate. Noi lo sappiamo oggi  che ciò avrebbe superato le nostre possibilità. Ma noi sappiamo di avere posto nella Costituzione altre parole che impegnano inderogabilmente la Repubblica a non ignorare più quelle attese, ad applicarsi risolutamente all’apprestamento di strumenti  giuridici atti a soddisfarle.

 La Costituzione postula senza equivoci le riforme che il popolo italiano in composta fiducia rivendica. Mancare all’impegno sarebbe nello stesso tempo violare la Costituzione e compromettere  forse definitivamente lo avvenire della Nazione Italiana…”-

ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE




sabato 3 dicembre 2016

3 dicembre 1947 la legge contro il fascismo per la difesa della Repubblica

 3 DICEMBRE 1947, LA LEGGE SULLA LOTTA AL FASCISMO APPROVATA DALLA COSTITUENTE E'  FIRMATA DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DE NICOLA


Fra poche ore con l’apertura dei seggi elettorali sul referendum costituzionale, calerà il sipario su un dibattito che  salvo qualche eccezione(ANPI)  non ha rimarcato come  quella Costituzione che  oggi si vorrebbe tirare a lucido con o senza modifiche  potè essere approvata  con l’adesione della maggioranza delle forze  politiche solo dopo che l’Assemblea Costituente, in nome del popolo italiano, le ebbe  dato l’anticorpo legale  per difendersi da ogni pericolo di restaurazione del regime fascista   e  di qualunque altra forma autoritaria che si richiamasse ai suoi metodi.
E’ esattamente  un mese prima che si arrivi alla’approvazione della Carta Costituzionale che la Costituente , pur tra forti ed aspri dibattiti e mentre la Celere  di Scelba interveniva pesantemente contro operai e contadini meridionali in rivolta,  che la Costituente il 22 novembre del 1947 approvò le leggi per la difesa della repubblica e contro ogni tentativo di restaurazione  fascista e monarchica.
 Una legge che  entrò in vigore il 3 dicembre 1947, esattamente 69 anni fa quando fu firmata dal Presidente della Repubblica De Nicola e pubblicata sulla G.U.
 Una legge che punendo ogni espressione  violenta o no, richiamantesi alla dittatura fascista avrebbe dovuto entro 5 anni  generare quegli anticorpi nella giovane Repubblica Italiana tali da  impedire definitivamente che  il male oscuro che aveva soggiogato ed irretito il popolo italiano per 20 anni, potesse risorgere.
Purtroppo quella legge mentre era ancora in approvazione veniva stracciata a colpi di mitra e moschetto nelle piazze e nelle campagne , dove contadini ed operai chiedevano lavoro , giustizia e dignità, Una legge che in seguito   fu tradita ,  aggirata inapplicata grazie  al  blocco di potere “clerico-fascista” in cui la DC era la colonna portante , che potè rigenerarsi in ogni  parte dello Stato, condizionandone ogni scelta e rendendo la vita politica del nostro paese viziata nelle sue espressioni più significative.
 In seguito  il fascismo   si mostrò nelle forme più varie e spesso più truculente  e ricordiamo la stagione delle stragi e del Golpe Permanente, dove gli interessi del grande Fratello Amerikano  si mescolavano a quelli del capitalismo più reazionario nazionale.
Nonostante ciò l’anima  antifascista di questo paese ha resistito, pur sempre più flebilmente, nonostante  la P2, il Berlusconismo e la metamorfosi involutiva dei cosiddetti partiti della siniostra”di governo” sino a giungere al renzismo attuale, mentre le mille facce del fascismo  si colorano   di razzismo, xenofobia, antisemitismo, odio contro la politica e i partiti, di nazionalismo  evoglia di seccessionismo autodistruttivo,  facendo presa sugli istinti  più bassi dell’umanità.
 Mai come oggi va difeso il principio fondamentale della nostra Repubblica che è quello della sua antitesi ad ogni forma di Fascismo
Ribadendo anche noi al nostro NO alla riforma costituzionale , ricordiamo la legge antifascista della Costituente.


IL CAPO PROVVISORIO DELLO STATO Ha sanzionato e promulga la seguente legge approvata dall'Assemblea Costituente: Art. 1. Chiunque promuove la ricostituzione del disciolto partito fascista, sotto qualunque forma di partito o di movimento che, per l'organizzazione militare o paramilitare o per l'esaltazione o l'uso di mezzi violenti di lotta, persegua finalita' proprie del disciolto partito fascista, e' punito con la reclusione da due a venti anni e con la confisca dei beni. Chiunque vi partecipa e' punito con la reclusione sino a tre anni. ((1)) ---------------
Art. 2. Chiunque promuove un movimento o costituisce un partito diretto alla restaurazione, con mezzi violenti, dell'istituto monarchico, ovvero ne agevola la costituzione, e' punito con la reclusione da uno a quindici anni. Chiunque vi partecipa e' punito con la reclusione sino a due anni. ((1)) ---------------
Art. 3. Chiunque svolge attivita' fascista o attivita' diretta alla restaurazione dell'istituto monarchico, impedendo o ostacolando con atti di violenza o di minaccia o con inganno l'esercizio dei diritti civili o politici dei cittadini, e' punito, qualora il fatto non costituisca reato piu' grave, con la reclusione da uno a dieci anni.
Art. 4. Chiunque, al fine di svolgere alcune delle attivita' prevedute negli articoli precedenti, promuove, forma, dirige o sovvenziona una banda armata di tre o piu' persone, e' punito, per cio' solo, con la reclusione da dieci a trenta anni e con la confisca dei beni. Chiunque partecipa alla banda armata e' punito, percio' solo con la reclusione da tre a quindici anni.
Art. 5. Nella ipotesi di concorso del delitto preveduto nell'articolo 4 con alcuno dei delitti preveduti negli articoli 1, 2 e 3, quando si tratta di fatti che per la loro gravita' sono tali da potere provocare o alimentare la guerra civile, i promotori o i capi possono essere puniti con la reclusione non inferiore ad anni ventuno e, nei casi piu' gravi, con la pena dell'ergastolo e con la confisca dei beni.
Art. 6. Chiunque, per mezzo della stampa o in altro modo, pubblicamente istiga a commettere alcuno dei delitti preveduti negli articoli precedenti, e' punito con la reclusione da uno a otto anni.
Art. 7. Chiunque esalta pubblicamente con i mezzi indicati nell'articolo precedente le persone e le ideologie proprie del fascismo o compie pubblicamente manifestazioni di carattere fascista, e' punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Art. 8. Chiunque con i mezzi indicati nell'art. 6 fa propaganda per la restaurazione violenta della dinastia Sabauda e' punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
Art. 9. Per i delitti preveduti negli articoli precedenti si procede con istruzione sommaria e, quando e' possibile, con giudizio direttissimo.
Art. 10. Nei casi previsti dall'art. 1, con la sentenza di condanna si ordina lo scioglimento dell'organizzazione.
Art. 11. La presente legge cessera' di aver vigore non appena saranno state rivedute le disposizioni relative alla stessa materia del Codice penale, ed in ogni caso non oltre il 31 dicembre 1952.
Art. 12. La presente legge entra in vigore nel giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara' inserta nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica italiana.
E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Data a Roma, addi' 3 dicembre 1947
Firmato:  DE NICOLA DE GASPERI - EINAUDI - SFORZA - SCELBA - GRASSI - PELLA - DEL VECCHIO - CINGOLANI - lGONELLA - TUPINI - SEGNI - CORBELLINI - MERLIN - TOGNI - FANFANI - MERZAGORA - CAPPA
Visto, il Guardasigilli: GRASSI

Purtroppo SCELBA nel 1952 fece sì che questi articoli fossero abrogati con la seguente dizione AGGIORNAMENTO (1) La L. 20 giugno 1952, n. 645 ha disposto (con l'art. 10, comma 2) che " Sono abrogate le disposizioni della legge 3 dicembre 1947, n. 1546, concernenti la repressione dell'attivita' fascista, in quanto incompatibili con la presente legge." Ha altresi' disposto (con l'art. 10, comma 3) che "La presente legge e le norme della legge 3 dicembre 1947, n. 1546, non abrogate, cesseranno di aver vigore appena che saranno state rivedute le disposizioni relative alla stessa materia del Codice penale."


 ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE
BRINDISI 3 DICEMBRE 2015
ORA E SEMPRE RESISTENZA...

domenica 27 novembre 2016

Onore al rivoluzionario Fidel Castro



Come Archivio Storico Benedetto Petrone e redazione di Pugliantagonista.it, vogliamo onorare a modo nostro il rivoluzionario Fidel  Castro, attraverso  le riflessioni che scaturiscono dalla rilettura di  un suo libro  pubblicato  dagli  Editori Riuniti, nel marzo 1972, con il titolo: la Rivoluzione e l’America Latina, in cui sono pubblicati  i suoi discorsi ed in particolari i colloqui avuti , in occasione di un viaggio in Cile, con i giovani , gli studenti, gli intellettuali di un Cile in cui il governo di sinistra di Unitad Popular di Savador Allende era appena andato al potere. Un libro che vorremmo che anche tanti cultori del mito di Castro, lo rileggessero per coglierne  gli insegnamenti ancora attuali, ma anche aspetti che  fanno comprendere come egli non fosse solo l’immagine del barbudos armato di fucile e machete che entra all’Havana  alla testa dei suoi guerriglieri, ma anche un grande intellettuale, un idealista pregnato di forti valori umanisti.




1)   Nel retro di copertina con la presentazione, vi è una foto che può sintetizzare l’importanza e il valore dell’insegnamento castrista per tutti i popoli che anelano a liberarsi dai vecchi e nuovi imperialismi. Una foto che raffigura insieme i due leader delle rivoluzioni popolari e di sinistra della seconda parte del Novecento dell’America Latina; Fidel Castro e Salvador Allende. Il primo nella sua affezionata divisa militare di guerrigliero e comandante  della rivoluzione cubana, con tanto di cinturone e di pistola a cui non si volle mai separare , il secondo in giacca e cravatta attorniato dal servizio d’ordine dei poliziotti cileni. E’ una foto che racchiude e  fa tabula rasa di  tante critiche,  distinguo, se non addirittura feroci accuse di despotismo assolutista che ancor oggi arrivano, non solo dalla cosiddetta destra internazionale, ad iniziare il suo nuovo Leader Maximo, il neo presidente degli USA Trumph, ma anche da certa sinistra perbenista. In quel viaggio Fidel, congratulandosi con Allende, volle però rimarcare le differenze che passavano tra la sua rivoluzione fatta con lotta armata popolare e quella “morbida” nelle  urne elettorali della coalizione di sinistra cilena. Fidel in disparte, più volte mise in gurdia Allende dal fidarsi di generali ed ammiragli pronti a vendere il prprio paese al miglior offerente e gli regalò una mitraglietta, la stessa che vedemmo  vanamente impugnare dal presidente cileno  nelle tragiche ore dell’assalto al palazzo presidenziale, la Moncada,  prima di essere ucciso da parte dei militari golpisti. La lezione dell’Esercito Popolare pronto a difendere con le armi la salvezza della democrazia  e che ha permesso a Cuba di resistere tanto tempo ai tentativi di controrivoluzione degli Stati Uniti, non fu compresa da Allende e la pagò caramente e così decine di migliaia di studenti, sindacalisti, uomini e donne del Cile in stato di assedio. E’ una lezione da tenere sempre presente per chiunque voglia cianciare di rivoluzioni ed assalti ai palazzi del potere attraverso  il semplice gesto di infilare una  scheda in un urna o peggio ancora  cliccando qualche “mi piace” o accodandosi dietro all’urlatore di turno.

2)   La Cultura  l’arma vincente della Rivoluzione: La seconda lezione  va trovata tra le parole  dei discorsi di Castro ai giovani cileni ,in quel viaggio memorabile  riguardano l’importanza della Cultura  e della difesa della propria identità e delle proprie tradizioni che deve essere non da meno a quella  di Resistenza, anche armata, della libertà, della democrazia, della indipendenza da imperialisti, sfruttatori , golpisti, una difesa fatta con sacrificio senza cercare posti privilegiati:…” quando la Rivoluzione vinse, nel nostro paese, vi erano 10.000 maestri senza aule dove insegnare, mentre 700 o 800.000 bambini non avevano insegnanti. Purtroppo moltissimi, quasi la maggioranza dei bambini vivevano in posti sperduti e disagiati e nonostante che i maestri fossero senza lavoro non volevano  spostarsi dalle città..per questo nacquero i maestri volontari,  ed organizzammo le scuole dei maestri  sulle montagne , in un vecchio accampamento  che era stato scuola di guerriglia. Fummo estremisti ed idealisti ma a partire  da questa esperienza portammo la voglia di mobilitarsi a 100.000 giovani che  autonomamente incominciarono a insegnare ed alfabetizzare bambini, ma anche adulti di 80 e 90 anni…proprio durante la campagna di alfabetizzazione  avvenne l’invasione della baia di Giron( la cosiddetta Baia dei Porci, in cui controrivoluzionari armati e sostenuti dagli USA provarono senza risultato a sbarcare, NdR) e a noi tutti dispiaceva interrompere la campagna. Sarebbe stata peggio della sconfitta militare se avessimo sospeso l’alfabetizzazione del nostro popolo. Lasciammo così tutti i giovani impegnati nell’insegnamento a farlo , nonostante lo stato di guerra e che avessimo  bisogno di ogni uomo utile….Contro questa campagna  si mobilitarono i controrivoluzionari rapendo e d uccidendo giovani e contadini impegnati nell’alfabetizzazione come il giovane Manuel Ascunce, rapito, torturato ed ucciso perché alfabetizzatore. Ma il popolo si mobilitò con manifestazioni di centinaia di migliaia di persone…in seguito altri son stati i problemi quando abbiamo corso il rischio che i giovani figli di operai, grazie allo Stato che garantiva loro anche l’Università correvano il rischio di replicare  la nascita di una nuova  gioventù borghese…stavamo correndo il pericolo  di perdere le migliori attitudini e qualità operaie… Cosa significa educare? Significa preparare l’uomo , da quando incomincia a prendere coscienza, a compiere i suoi più elementari doveri sociali, a produrre beni materiali  e spirituali che servono alla società, in modo che tutti partecipino egualmente alla produzione. Credete che una università possa essere un centro di educazione migliore di una fabbrica? In altri termini l’educazione deve essere una combinazione  delle studio tra scuola e lavoro facendo in modo che gli operai diventino studenti e gli studenti operai…questi sono i primi passi della rivoluzione dell’istruzione….se credete che con lo sviluppo della rivoluzione  avremo un paese con mezzo milione di automobili e sia il nostro obbiettivo, vi sbagliate!...noi possiamo dare l’istruzione a tutti ma non un’automobile a tutti! Se invece vogliamo assicurare mezzi collettivi di trasporto per i luoghi di lavoro, di svago, e ricreazione, questo SI!
3)   Sul consumismo: Noi non incoraggiamo il nostro popolo alal corsa al consumo… la società capitalistica incoraggia all’egoismo, l’individualismo, i vizi…tutti conosciamo le origini  dell’uomo e come sia facile svegliare in lui i peggiori istinti…L’uomo deve essere educato, il vizio è spontaneo, le virtù devono essere coltivate..La differenza oggi tra socialismo e capitalismo è che il socialismo ( per costruirsi, NdR) parla di sacrifici, austerità, educazione, controllo, mentre l’imperialismo stimola l’uomo le più smisurate ambizioni personali, corrompendolo. Che offre Cuba oggi alla nostra gioventù? Lavoro, studio, sacrificio, sforzo, obbiettivi qualitativamente superiori, sociali, rivoluzionari. Che offre l’imperialismo: l’illusione del piacere e del divertimento, corrompendo corpi ed anime….
4)   Sul colonialismo culturale… A Cuba , nessuno conosceva la musica cilena, ma quella inglese, francese, italiana, quelle sì…invece quella cilena, peruviana, , latino americana, erano sconosciute . Nessuno conosceva la letteratura rivoluzionaria  dell’America Latina…mentre andava di moda quella banale e fantasiosa e magari quella che esaltava  i banditi controrivoluzionari…. Perché non si fanno concorsi per la letteratura infantile?.. che succede nel campo del cinema …perché non si fanno film per bambini che non siano sotto il segno del mercantilismo ( e della ricerca dell’audience, NdR)?    I nostri popoli oppressi e  sottosviluppati devono lavorare  affinchè l’uomo si evolva, sin dall’infanzia,  elevando la coscienza  sociale ed umana. I nostri popoli possono tollerare le anomalie , gli sbagli, le follie, le assurdità della società capitalista?....

Conclusioni.  Ci bastano questo due paginette  a comprendere l’importanza e il peso dell’insegnamento che lascia questo grande rivoluzionario, quest’idealista , questo viandante armato della rivoluzione , a tutto l’umanità e a lui siamo debitori.

A pugno chiuso Fidel!

L’archivio Storico Benedetto Petrone e la redazione di Pugliantagonista.it
Ricordiamo  che il libro in questione  è al numero di catalogo P-16della  biblioteca dell’Archivio Storico Benedetto Petrone http://www.pugliantagonista.it/archivio/fidel_castro.htm


venerdì 25 novembre 2016

NO, violenza sulle donne!



Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne  come Archivio Storico Benedetto Petrone, partecipiamo secondo il nostro modus operandi, pubblicando delle testimonianze  storiche di  lotte di donne.
Lo facciamo con una foto del 1946, l’Italia  da pochi giorni  repubblicana  ed un manifesto del PCI sulla “settimana della Compagna”, poi con una foto di una manifestazione del Movimento Femminista Brindisno del 1978 ed un volantino manifesto/denuncia   del 1977 di un gruppo di giovanissime studentesse di  Sandonaci ,un paese della provincia di Brindisi, che rompendo il muro di omertà caduto su un episodio di violenza subito da un’adolescente di quel paese, lanciano un grido, di rabbia  e di ribellione.


Si tratta di un volantino  custodito nel nostro Archivio Storico Benedetto Petrone e facente parte del fondo Giulia Litti che lo ha dato a noi in custodia. Esso è la testimonianza come  dice la canzone di De Andrè “ non solo nella Capitale fioriscono i fiori del male…” in quegli anni 70 la voglia di ribellarsi alla violenza e  di autoemanciparsi  scorresse nelle donne dell’Italia intera, anche nei luoghi più lontani e sconosciuti del Paese e vi fosse una presa di coscienza femminile che  faceva sperare in un cambiamento del fenomeno della violenza sulle donne.

Purtroppo dobbiamo registrare che così non è accaduto e se nel volantino d’epoca si dava la colpa  anche a fotoromanzi e canzonette che coniavano un clichè di donna bella e sottomessa, oggi  altri media continuano a mantenerla in vita contribuendo alla sua  sottomissione a forme di violenza palese ed occulta.

L’Archivio Storico Benedetto Petrone

Brindisi 25 novembre 2016

IL VOLANTINO/DENUNCIA

…. Ancora violenza sulle donne

.A Sandonaci una ragazza di 13 anni è stata violentata.
Per tutto il paese è stato solo un momento di pettegolezzo, almeno esteriormente, e… come al solito non si è andati oltre.
Dopo pochi giorni il paese riprende la  solita vita
Bar per gli uomini
Casa e Chiesa per le donne
Il paese tace, bisogna nascondere tutto.
Purtroppo da parte delle donne del paese non c’è stata nessuna solidarietà, almeno apparentemente; ma il fatto più triste è di aver riscontrato ancora una volta nelle donne stesse, il non riconoscere nell’episodio accaduto un atto di violenza, colpevolizzando  così la ragazza per la sua cosiddetta “leggerezza”.
Si è dato per scontato  che questo fatto sia accaduto  solo perché la ragazza non “era abbastanza seria” e si  è fatto presto a liquidare tutto schedandola come PUTTANA!
Le donne accettando questa definizione, inventata dagli uomini ,hanno dato di fatto dato ragione , e la cronaca  tristemente ce lo ricorda, a tutti quelli  che hanno  violentato e a volte anche ammazzato tante donne.
Questo manifesto vuol essere una denuncia  contro la violenza  che quotidianamente  viene vissuta dalle donne. La violenza  non comincia e non finisce nel momento in cui  la donna viene stuprata, ma lo stesso stupro si matura in un contesto in cui essa non si considera  soggetto  capace di modificare  la sua condizione  che poi la porta ad essere donna  e madre ubbidiente ( e quindi succube e ripetitrice di questi valori, NdR)
Questa rete  in cui la donna è imprigionata da sempre ….le impedisce di comprendere perché essa non si ribelli…
Sta a noi donne prendere coscienza  di questa condizione  e cercare altre vie con altre donne, iniziando a vedere criticamente la funzione oppressiva della Chiesa, della famiglia, la funzione speculativa dei fotoromanzi e delle canzonette che trasmettono un modello di donna dolce, bella e passiva.

Un gruppo di donne di Sandonaci

Giorno imprecisato della primavera 1977

Volantino classificato presso l’Archivio Storico Benedetto Petrone alla voce: Fondo Giulia Litti cat M/FEM/SD3

mercoledì 23 novembre 2016

1946, quando i lupi irpini difendevano i colori pugliesi

 

Così il calcio aiutò  a ricostruire l'Italia del dopoguerra

di Antonio Camuso

articolo pubblicato dal Corriere dell'Irpinia/quotidiano del Sud , nella pagina centrale di cultura  del 14 novembre 2016 


US Avellino-Portici: 5 a 0… Prima partita  della stagione calcistica 1945-46



L’Italia  repubblicana  di 70 anni fa che muoveva i primi passi con  la stesura della  Carta Costituzionale, oggi  è comunemente ricordata dalle forze politiche che si contendono il voto in questa  infuocata campagna referendaria . Un ‘Italia del ’46 ,che  aveva voglia di liberarsi dalle angosce della guerra impegnandosi  duramente nella ricostruzione, ma anche cercando momenti di svago  e ritornando ad affollare i campi di calcio. Anche l’Irpinia non fu da meno, con una squadra  di degno rispetto, l’US Avellino, che fece vedere i  lupi… pardon… i sorci verdi ai suoi avversari della Campania, nella stagione calcistica 1946-47.
Sì , perché  a causa di  uno strano atlante geografico disegnato dalla Lega interregionale SUD  ,  la squadra irpina,  iscritta al girone B della serie C,  fu “arruolata” come squadra  pugliese di una Puglia “Sannitico-irpina-“ come la definì il giornalista  sportivo Fausto Grimaldi nell’articolo d’epoca che oggi riproponiamo, pubblicato il 2 novembre 1946 sul Corriere dell’Irpinia, al suo 23esimo anno di vita ed il cui direttore responsabile era Agostino Colombo.
Un articolo il cui titolo a grandi caratteri  ben risaltava  sulla prima pagina di quell’unico foglio  in cui era stampato quel giornale, il cui prezzo di vendita era di lire 5 . Pagine e costi  non dissimili da ben più note testate di allora, vista la carenza di carta nell’Italia uscita mal ridotta dalla seconda guerra mondiale.  A confermare tutto ciò  il titolo di testa  che pubblicizzava il Prestito Nazionale per la Ricostruzione, un operazione  di rifinanziamento delle casse pubbliche  che l’allora Governo de Gasperi   lanciò con l’avvallo di tutte le forze politiche del patto antifascista  per poter avere a disposizione  denaro da utilizzare per far ripartire il paese, in bilico tra sommosse di piazza e la bancarotta.
Clamorosa affermazione dell’US Avellino  nella prima partita della stagione calcistica 1946-47
Chi ben comincia…
“…Pochi giorni fa  vi è stato un incontro di atletica  tra le rappresentative “pugliese”  e campana , risoltosi con la vittoria netta ed inequivocabile dei” pugliesi “ Quello di domenica scorsa è stato il primo incontro  di calcio tra una squadra …pugliese, la nostra e una squadra campana  e si è risolto  con la vittoria strepitosa della squadra …pugliese….Noi cominciamo a sentire l’orgoglio di appartenere al girone pugliese e quindi ogni qualvolta ci incontriamo con le squadre campane  noi sentiamo la responsabilità di difendere il buon nome sportivo di una nuova regione  d’Italia , la Puglia sannitica-irpina ( secondo il volere della Lega –calcio- Sud)…”
I toni euforici con i quali il giornalista del Corriere dell’Irpinia  parla di questo buon inizio di campionato del “lupi pugliesi irpino-sannitici” proseguono nella descrizione  delle fasi della partita, del risultato clamoroso e nello stilare una graduatoria dei migliori in campo, tirando un po’ per la giacchetta l’allenatore Antonio Vojak che verrà poi nel corso del campionato sostituito da Alfonso Ricciardi, un avellinese D.O.C.
“…Domenica è stata la volta del Portici il quale si è portato un sacco ricolmo di cinque palloni avellinesi che avranno  tutto il loro peso  nel corso della disputa del girone eliminatorio della Coppa del Sud.
La partita: il Portici ha adottato il mezzo sistema e ha mostrato un gioco effervescente  ma sconclusionato.Noi siamo stati più concreti anche se la nostra squadra risentiva  della mancanza di Bartolini, onorevolmente sostituito da Preziuso e di Capolino  malamente sostituito da Gioletti. Un Avellino che ha subìto per molto tempo l’iniziativa avversaria    ed è riuscito solo su azioni di contropiede  a portare lo scompiglio nella difesa avversaria  in cui giganteggiava Morsia e Palombella. Della nostra squadra i migliori sono stati Tanelli, Gennari, Buccioli,De Caprio e Zanzoretto. Tanelli, ha su tutti impressionato, per la sua capacità di tirare in rete. …Buon il gioco di spola di Gennari e Buccioli che han dovuto tappare le falle nella mediana… Domani (3 novembre 1946) i nostri si recheranno a San Giuseppe Vesuviano per un’altra partita di Coppa Sud e come “pugliesi” alle falde del Vesuvio  tenteremo  di strappare qualche punticino…”.
Ad onor di cronaca l’Avellino quell’anno si classificò terzo nel suo girone potendo così ripetere l’anno seguente un altro campionato onorevolmente disputato. Vennero poi , tempi bui per la squadra , ma questa è un’altra storia…
Nello stesso articolo troviamo la scheda dell’eroe della prima vittoriosa partita “repubblicana “ dell’Avellino: il centro attacco di origine lombarda, “un ragazzo imberbe  “Franco Tanelli che aveva preso il posto quell’anno di un Bertè “volato via sotto l’ira popolare”
Ma chi era  Franco Tanelli? Leggiamo ciò che dice di lui  il giornalista  sportivo irpino  F.Grimaldi: “Giovanissimo, nato a Lodi il 9 febbraio 1925, ha tutto il carattere serio di un lombardo ed ha vissuto le vicende tristi della nostra Patria , che però non hanno intaccato la bontà e la calma che traspare dal suo simpatico volto. A 14 anni fu  scovato dal povero Grignani, incluso nellla squadra allievi del Fanfulla  con la quale giocò nellla stagione calcistica 1939-40 come centro-attacco. L’anno seguente in prestito al Codogno all’età di 15 anni prendeva parte al campionato di prima divisione. Nel 1941-42 partecipò col Fanfulla al Campionato Nazionale riserve e nel 1942-43 , passato mezzo-sinistro giocò negli allievi  della società milanese. Dopo l’8 settembre per evitare di essere o arruolato forzatamente o inviato in Germania al lavoro coatto, riuscì a farsi assumere in un industria lodigiana. Negli anni 1944-45 e 45-46, fu ceduto in prestito dal Milan alla SAICS di Lodi disputando due campionati in 1a divisione e nell’ultimo ha segnato 29 reti. La sua capacità di cogliere l’attimo fuggente  la si è vista domenica scorsa in cui ,nonostante un infortunio ad una mano, è riuscito a segnare ben tre goal. Oggi è affidato all’allenatore Vojack e siamo sicuri che  Tanelli non è una promessa ma una luminosa realtà.”
Storie di Vojack e di Tanelli emblematiche di ciò che aveva passato l’Italia: il primo, l’allenatore ed  ex giocatore della Juve , di Pola, di origini slave, a causa delle leggi fasciste era stato costretto , per continuare a giocare a farsi cambiare il cognome nell’italianissimo Vogliani, il secondo invece era andato a lavorare per un’industria bellica  del Nord pur di non vestire la divisa di Salò.
 Che Fausto Grimaldi  avesse doti preveggenti , lo dimostrò quando  il giovane e” imberbe” Tanelli, in quel campionato 46-47, segnò per l’Avellino ben trenta reti. Ricordiamo anche che Grimaldi fu coluì che suggerì in un derby con il Benevento  la nostra  attuale casacca bianco-verde.

Ci auguriamo che altri giovani calciatori dell’U.S. Avellino abbiano  la capacità e la fortuna di cogliere “l’attimo fuggente”, prendendo esempio dalla modestia e dala  capacità di sacrificio di loro predecessori  , come Franco Tanelli , che nei campi di calcio aiutarono  a ricostruire la nostra Italia , 70 anni fa.

Antonio Camuso 
Archivio Storico Benedetto Petrone

martedì 25 ottobre 2016

Il complotto del Frigorifero

Il complotto del Freezer



Quando la sindaca Raggiolina entrò nel suo ufficio, in quella afosa mattina di un caldissimo ottobre, era stremata, al limite di una crisi di nervi. Una giornata iniziata male dopo aver passato una notte piena di incubi, che l’avevano costretta , madida di sudore ad alzarsi più volte la notte per andarsi a prendere un bicchiere d’acqua fresca dal frigorifero. 

Una processione notturna che purtroppo era stata vanificata dalla constatazione che quel maledetto elettrodomestico regalatole  dal Direttorio del Movimento  il giorno della sua proclamazione , le forniva solo acqua a temperatura ambiente. Ricordava ancora le parole profferite dalla”  Talpa”, il guru del Movimento, quando in persona , dinanzi alle televisioni di mezzo mondo le aveva portato  a casa il freezer “ a cinque asterischi”:

“- Una prodotto ecologico  ed  ecocompatibile  , che funziona sciogliendo in un bicchiere d’acqua tre sfere. Questo contenitore messo  all’interno del vano freezer ,  senza  consumo di corrente e quindi senza produrre nessun inquinamento, rilascerà aria fredda che  attraverso  dei forellini si espanderà nel refrigeratore! 
E’ una rivoluzionaria invenzione della Casalotti Associati  e lo stesso esemplare in queste ore sta entrando nelle case di tutti gli iscritti del Movimento, qui a Roma,  a partire dai senatori, i parlamentari, i consiglieri comunali e circoscrizionali targati 5 asterischi!-Anche grazie ad esso scongeleremo la vecchia politica  e i carrozzoni e le lobby dell’industria del freddo che le hanno permesso di sopravvivere per 70 anni. 
La rivoluzione 5 asterisci incomincia da oggi, da dentro le cucine  e le sale da pranzo dei romani!-“

Nei giorni successivi  alle vittoriose elezioni, dalle case dei 5 asteriscati erano stati portati via  fior fiore di frigoriferi dai portatili ai combinati, dai ventilati a quelli computerizzati,  grazie all’interessamento di una  sconosciuta azienda di recupero rottami, la MARI-NO CFC srl  , che si era offerta di ritirare gratuitamente quei pericolosissimi attentatori dell’ambiente .

La sindaca Raggiolina sedendosi sulla sua poltrona di pelle, nella sua stanza del Campidoglio, lanciò un profondo sospiro:-“Com’era bello il suo superventilato a tre porte che le aveva regalato la mamma  a Natale! I bambini lo avevano, nonostante i suoi rimproveri riempito di autodesivi, tra il quale anche uno formato gigante con il viso sorridente del grande guru, la Talpa. Aveva trattenuto le lacrime a stento quando quelli della MARI-NO CFC srl se le erano portato via.”-
Nei tre mesi successivi quante volte lo aveva rimpianto, poiché quel maledetto frigo 5 asterischi non ne aveva mai voluto di fornirle  un minimo di acqua fresca nonostante che avesse consumato  un  intero sacco di quelle palline della CASALOTTI ASSOCIATI,  l’anima inventiva e propulsiva del Movimento 5 asterischi.

Aveva provato a parlarne con quelli del Direttorio, ma avevano fatto scena muta, dicendo che loro non si interessavano di produzione industriale, aveva provato a telefonare alla Talpa, che gli aveva  risposto dicendole che così come il Movimento aveva fiducia in lei nel governare la Citta Eterna, così lei doveva avere fiducia  delle idee  e delle invenzioni del Movimento, ricordandole anche che, nel momento in cui questa fiducia si fosse incrinata, la sindaca poteva anche tornarsene a casa, a fare la calza. Aveva provato a sondare i consiglieri  eletti per i 5 asterischi   al Consiglio Comunale, per sapere se i loro freezer funzionassero, ma aveva avuto risposte evasive, da facce scure, di gente che aveva qualcosa che rimuginava e non voleva o non  poteva tirar fuori quello che pensava…

 Poi  in questi ultimi giorni di ottobre era scoppiato il caso Frigo, facendole gridare al complotto…

Frigoriferi simili a quelli che erano stati ritirati dalle case dei 5 asterischi erano riapparsi  nottetempo , se pur per poche ore,  a turno, dinanzi alle case dei rispettivi proprietari, parcheggiati tra aiuole o giardini, forniti di alimentazione autonoma  di batterie e piccoli inverter e colmi di bibite rinfrescanti. 

Telefonate clandestine tra i 5 asterischi segnalavano l’apparizione e a turno il prescelto , ben camuffato andava a prendere per gli altri le bevande finalmente fredde. Una cosa che si era potuta tenere nascosta sino a quando un maledetto reporter di un giornale della concorrenza “Uniamoci e partite!” aveva fotografato il capo delegazione 5 asterischi con la testa infilata in un frigo parcheggiato dinanzi al garage di casa !  

Le dimissioni forzate e l’espulsione del Movimento  si erano consumate prima che le ultime copie dell’”Uniamoci e partite ” fossero andate a ruba dalle edicole. La stessa fine avevano fatto l’assessore alle politiche ambientali ed ecocompatibili e quello all’igiene pubblica dopo che lo stesso era stato sorpreso , una notte, a banchettare a mani nude in un girdino pubblico su una enorme torta gelato tirata fuori da  congelatore frigo-Bar piazzato dinanzi casa. La  sindaca Raggiolina aveva subito gridato al complotto e all’opera di infiltrati nel Movimento che erano stati immediatamente messi in condizione  di non nuocere e impedito di gettare discredito sul Movimento….

Dopo essersi rinfrescata  un po ‘ alla toilette, prima di iniziare la giornata faticosa da sindaca, Raggiolina assicuratasi che la porta del suo ufficio fosse chiusa a chiave, si diresse verso la porticina  che si apriva dietro uno dei tendaggi . Era quella che aveva scoperto qualche giorno dopo la sua elezione, quando aveva visto uscire una addetta alle pulizie con  in mano una bella bottiglietta di Coca Cola gelida. In effetti si trattava di un piccolo sgabuzzino dove tra mazze di scopa e Folletto, troneggiava un vecchio  e mastodontico frigo-congelatore  REX. Impadronirsi della chiave e emanare un ordine di servizio che  imponeva che quella stanza non fosse più utilizzata impropriamente,  era stato un gioco e così, almeno le giornate in ufficio erano state per lei meno torride delle notti a casa.

Pregustando un bel caffè freddo, la sindaca nell’aprire la porticina  constatò , non solo che essa  era stata forzata, ma che il suo amato REX non c’era più ed era stato sostituito da un frigo 5 asterischi . Infuriata, chiamato al suo cospetto l’intera  Segreteria venne  a sapere che  in mattinata , prima che lei arrivasse in ufficio un furgone della Casalotti associati aveva scaricato un frigo , regalo della Talpa  per l’ufficio del sindaco .
 Mentre si traslocava Il vecchio REX,  negli scantinati del Comune, era passata l’assessora all’ambiente Muraglioni, che immediatamente e con grande solerzia aveva detto che  l’operazione di smaltimento era compito suo e caricatolo sulla sua utilitaria se le era portato via  per destinazione ignota…


Raggiolina , inebetita da questa ferale notizia   ebbe così la conferma che un diabolico complotto era stato tessuto alle sue spalle….

la redazione di Pugliantagonista.it

25 ottobre 2016

sabato 15 ottobre 2016

BRINDISI PRO-KURDISTAN/ROVAJA

BRINDISI PRO-KURDISTAN/ROVAJA



Le donne di Brindisi solidali con le donne Kurde



Iniziativa dell'associazione IO DONNA di sensibilizzazione e di solidarietà nei confronti del popolo Kurdo e delle donne kurde che combatto per una doppia guerra di liberazione.
Questa sera si è tenuta questa partecipata iniziativa presso il BINARIO 23  a Brindisi,  con la presenza di quasi un centinaio di persone , la maggior parte donne della città , ma anche di Mesagne , Ostuni ed altri paesi limitrofi, aderendo all'invito di IO Donna.
La responsabile dell'Associazione Lia Caprera ha introdotto il dibattito in cui sono intervenute 

Rozlem Tarnikulu, Ufficio d’Informazione Kurdistan in Italia e Simonetta Crisci, avvocata, attivista Rete Kurdistan Italia.


 L'invito di IO DONNA recitava:
"...Nel movimento di liberazione curdo le donne ricoprono un ruolo di primo piano perché da decenni sono protagoniste di un radicale cambiamento nelle forme di organizzazione politica e nelle strategie degli obiettivi. 
Si tratta di una rivoluzione sociale che mira a costruire una società libera e democratica ispirandosi ai principi del confederalismo nel Rojava, in Siria e che sperimenta modelli organizzativi basati sull’autorganizzazione, l’ecologia e l’autodifesa.
Le donne curde stanno attuando una “rivoluzione di genere”, partecipi al fianco degli uomini nei partiti e nelle istituzioni di governo (co-rappresentanza, democrazia ugualitaria), ma anche creatrici di proprie organizzazioni autonome, ritenute necessarie al superamento della condizione femminile, gravata da sfruttamento, violenza ed esclusione, risultanza dello storico intreccio tra patriarcato, colonialismo e capitalismo.
Riteniamo che questa lotta meriti di essere raccontata dalle protagoniste, supportata e condivisa da chi, come il nostro Centro Antiviolenza, ha a cuore la libertà delle donne, il rispetto dei diritti umani, la pace, e da chi opera nella società per porre fine al patriarcato e alla discriminazione di genere, orientamento sessuale e di classe.

… Le soluzioni per tutti i problemi sociali del Medio Oriente dovrebbero avere al centro la condizione della donna. Senza parità di genere nessuna richiesta di libertà e di uguaglianza può essere significativa….. La componente più permanente e complessiva della democratizzazione è la libertà delle donne. Un’organizzazione separata e distinta della libertà della donna è essenziale…..Le donne devono determinare il proprio bisogno democratico e dare luogo all’organizzazione e allo sforzo per realizzarlo ( Abdullah Ocalan)