lunedì 5 dicembre 2016

La vittoria del NO e la Costituzione disattesa

La vittoria del NO e 70 anni di attese inesaudite nella carta Costituzionale.

Oggi siamo in molti a festeggiare la vittoria del No ad una riforma della Costituzione  pasticciata, dannosa e non democratica.
 Da tanti il richiamo  ai  valori e ai principi a cui fecero riferimento i “padri costituenti” ,e  nell’euforia della vittoria si tende a rimarcare  come essa fu in quel particolare momento un elemento fondamentale nella rinascita del nostro Paese dopo gli orrori della guerra in cui il fascismo ci aveva  trascinato, ma è augurabile che  se si vuol salvaguardarla e metterla al riparo da altri tenebrosi tentativi di rimaneggiamento involutivo della Carta (vedi  la ossessionante proposta Berlusconiana , in stile P_duista, di una repubblica presidenziale) occorre che in essa possano poter finalmente aver voce chi invece  continua  ad esserne estromesso nei diritti , nella dignità, nell’espropriazione della libertà. 
Parliamoci chiaro oggi la valanga di NO  arrivata dal SUD  ed in particolare dai giovani, va  presa come un ultimo avvertimento e guai a chi : partiti, intellettuali, sindacalisti, continuerà a far orecchio di mercante , illudendosi che tutto possa scorrere come prima, poiché se non sarà la “società civile”  a dare speranze, ci sarà ben presto chi seminerà illusioni  fomentando odio ed egoismo, per una svolta autoritaria.


E’ questa una riflessione  che ha fondamento nelle parole proprio del padre Costituente per eccellenza Terracini, il presidente di quell’Assemblea Costituente che il 22 gennaio del 1947, 69 anni fa , profondamente commosso diede l’annuncio dell’approvazione della Carta Costituzionale. 
La sua più che una euforica esaltazione di quel risultato fu invece  l’appello e un lascito che riteniamo sin’ora inascoltato e inesaudito  alle future generazioni e alle classi politiche che si sono susseguite nei successivi 70 anni. Terracini parla chiara affermando che  in quella carta molti ancora si sarebbero sentiti esclusi se non si avesse lavorato per loro e se ciò non fosse accaduto, il rischio di ritornare indiertro per tutto il Paese sarebbe stato  sempre dietro l’angolo. Vogliamo  oggi quindi , come Archivio Storico Benedetto Petrone, proprio il giorno della Vittoria del NO ,   riproporre  quelle parole in stile  per noi un po’ desueto di  Terracini, dopo il voto di 515 votanti, 453 sì e 62 contrari, che approvava la Costituzione:

“- Noi consegniamo oggi a chi  ci elesse il 2 giugno, la Costituzione,; noi abbiamo assolto il compito amarissimo di dare avallo ai patti di pace che hanno chiuso ufficialmente  l’ultimo tragico  e rovinoso capitolo del ventennio di umiliazione e di colpe: e con le leggi elettorali stiamo apprestando il ponte di passaggio  da questo periodo ancora anormale ad una normalità di reggimento politico  del Paese nel quale compete ad ogni organo istituzionale  il compito che gli è proprio ed esclusivo; di fare le leggi, al Parlamento; al Governo di applicarle, ed alla Magistratura di controllarne la retta osservanza: Ma , forse sì, non tacciamolo, molta parte del popolo italiano avrebbe voluto dalla Costituente, qualcosa altro ancora.

I più miseri, coloro che conoscono  la vana attesa estenuante di un lavoro a cui prodigare le proprie forze creatrici e da cui trarre i mezzi di vita; coloro che avendo lavorato per un’intera vita, fatti inabili dall’età, dalla fatica e dalle privazioni ancora inutilmente dalla solidarietà nazionale una modesta garanzia contro il bisogno; coloro che frustano i loro giorni in una fatica senza prospettiva chiudendo  ad ogni sera una bilancio senza residui , pensanti e dotati di anima di un qualche gelido  mostruoso apparato meccanico o forze brute di lavoro su terre estranee e perciò stesso ostili; essi attendevano che l’Assemblea realizzasse le loro ardenti aspirazioni, memori com’erano  di parole proclamate ed eccheggiate. Noi lo sappiamo oggi  che ciò avrebbe superato le nostre possibilità. Ma noi sappiamo di avere posto nella Costituzione altre parole che impegnano inderogabilmente la Repubblica a non ignorare più quelle attese, ad applicarsi risolutamente all’apprestamento di strumenti  giuridici atti a soddisfarle.

 La Costituzione postula senza equivoci le riforme che il popolo italiano in composta fiducia rivendica. Mancare all’impegno sarebbe nello stesso tempo violare la Costituzione e compromettere  forse definitivamente lo avvenire della Nazione Italiana…”-

ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE




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