martedì 28 giugno 2011

Report su presidio Antirazzista a Lecce 28 giugno '11



Report e foto su presidio antirazzista dinanzi al tribunale di Lecce, in attesa della sentenza di appello sulla strage del Canale d’Otranto del 97

http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/kater_appello.htm

Questa mattina si è tenuto un presidio antirazzista dinanzi all’ingresso del tribunale di Lecce che ha visto la presenza di esponenti delle associazioni antirazziste salentine ed in particolare delle province di Lecce e di Brindisi ( Osservatorio sui Balcani di Brindisi, Osservatorio Permanente Italia-Albania, gruppo NO_CIE di Mesagne, Comitato internazionalista Dino Frisullo, Antirazzisti salentini, ecc) che hanno testimoniato la loro solidarietà ai familiari delle vittime e i superstiti della strage del Venerdì santo del 1997, quando la nave militare italiana Sibilla impegnata in un’operazione di respingimento in mare speronò, affondando una piccola motosilurante albanese stracolma di profughi.
Una strage di un centinaio di donne e bambini della quale sino ad oggi, 14 anni dopo, si era avuto il solo giudizio di primo grado, quello emesso dal tribunale di Brindisi che condannava “salomonicamente” a miti condanne (4 e tre anni) il pilota albanese e il comandante italiano, mentre i ministri dell’allora governo Prodi , e gli ammiragli in carica allo Stato Maggiore Marina e al dipartimento di competenza dello Jonio -Taranto, erano scomparsi durante le fasi processuali dal banco degli imputati, come si conviene a ogni Strage di Stato che si rispetti in Italia.
Questa mattina il manipolo di superstiti e familiari delle vittime, che ostinatamente in questi anni ha continuato a presiedere ogni udienza , prima a Brindisi e poi a Lecce, ha partecipato con gli antirazzisti salentini al presidio di protesta, in un reciproco e toccante infondersi fiducia e coraggio nella volontà di perseguire sino in fondo l’ottenimento della giustizia.
Dalle 11.30 la camera di Consiglio della corte di Appello di Lecce è riunita per emettere la sentenza che potrebbe dire definitivamente la parola fine all’iter giudiziario italiano, ma qualunque essa sia non potrà mai restituire alla vita tante vite personali e famigliari spezzate.
“-Vogliamo un tribunale Internazionale!”- scrivevano sui loro striscioni di protesta i superstiti albanesi nel lontano 1997 quando chiedevano il recupero della Kater I rades per permettere che i corpi deoi loro cari avessero una degna sepoltura, ma anche perché sapevano che dall’esame dello scafo sarebbero scaturiti quei segni, quelle prove che avrebbero inchiodato esecutori e mandanti di quella strage alle loro responsabilità.
In effetti il numero dei corpi e i danni riscontrati confermavano quanto dichiarato sin dal primo momento dagli albanesi e negato da ministri dell’allora governo Prodi ed ammiragli:
-Vi era stata un operazione di respingimento, un vero abbordaggio che secondo trattati internazionali viola il diritto alla sicurezza marittima e quello del diritto di un profugo di fuggire dal suo paese in guerra civile e di essere accolto a braccia aperte da paese che si considerano civili.-
Questo era anche un convincimento del compianto avvocato Giuseppe Baffa di Cosenza, morto in un incidente stradale nel 2000 mentre andava al tribunale di brindisi per patrocinare la causa degli albanesi
Purtroppo il non aver potuto e voluto perseguire la richiesta di un giudizio per violazione di diritti e trattati internazionali ( anche per la debolezza dei vari governi albanesi che sino susseguiti da allora, dipendenti dagli aiuti internazionali controllati dall’Italia e che non ha visto lo Stato Albanese chiedere un giudizio internazionale contro l’Italia) ha permesso che i mandanti di quella strage non siano mai apparsi sul banco degli imputati e anzi, coloro che in quel lontano marzo 97, ( e tra questi i leghisti) auspicavano addirittura che si prendessero gli albanesi a cannonate, oggi sono al governo e chiedono ancora una volta che altre operazioni criminali di respingimento siano effettuate contro coloro che fuggono dal Sud-Mediterraneo in fiamme tra rivolte e guerre civili.
Per questo motivo oggi si manifestava dinanzi al Tribunale di Lecce, come anche per dire che le strutture carcerarie per migranti come i CIE vanno chiusi, aboliti le misure segregazioniste come quelle dei 18 mesi, ma per indicare come mandanti di stragi passate e future come quella della Kater i Rades sono coloro che per fini elettorali attuano politiche xenofobe e antiimmigrati.
Ma oggi la solidarietà di coloro che erano dinanzi al tribunale di Lecce andava anche agli uomini e alle donne che resistono in Val di Susa all’imposizione manu militari di politiche aggressive e devastanti del proprio territorio e che hanno visto il brutale intervento poliziesco contro il presidio NO-TAV, e poi solidarietà a tutti coloro sono colpiti dalla repressione di un sistema , quello capitalista dell’era della globalizzazione che non vuole ostacoli alle sue politiche predatorie e disumane, solidarietà al popolo greco che in queste ore manifestava contro l’ennesima manovra imposta dai banchieri internazionali , ma anche ai popoli del mondo arabo che in questi mesi lottano per la democrazia , ai palestinesi, ai curdi e tutti coloro che vedono negato il diritto all’autodeterminazione.
Umana solidarietà quella che oggi ha unito uomini e donne di due regioni bagnate dallo stesso Canale d’Otranto, la Puglia e l’Albania, unite da sempre da destini comuni e che ha voluto lanciare a tutti l’invito a non chiudere il cuore e la porta di casa a chi chiede solo il rispetto della dignità umana.

Osservatorio sui Balcani di Brindisi
osservatoriobrindisi@libero.it
28 giugno 2011 ore 17.30

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