sabato 4 ottobre 2014

18 luglio 1944, il contributo di Brindisi alla vittoria partigiana di Monte Lavane di 70 anni fa.

18 luglio 1944, il contributo di Brindisi alla vittoria partigiana di Monte Lavane di 70 anni fa.




Ben pochi brindisini sanno del contributo dato dalla loro città alla Resistenza al Nazifascismo. Un vuoto di conoscenza dovuto anche alla segretazione imposta dagli Alleati sui documenti inerenti le attività delle Special Forces operanti dal 1943 al 1945 a Brindisi, nel supporto dei Partigiani .

Solo da una decina di anni quei documenti sono divenuti disponibili ai ricercatori e tra essi scopriamo particolari interessanti sul ruolo avuto dalla Puglia e dalla nostra città nell’aiuto alla guerra partigiana.

18 Luglio 1944 . La vittoria partigiana di Monte Lavane

Quarantasette uomini ed una donna ,Iris Versari, una bella mora, la ventenne fidanzata del mitico capo partigiano Silvio Corbari di Faenza, aspettano in silenzio , sul monte Lavane, nell’Appennino Tosco-emiliano, l’arrivo degli aerei alleati. La tensione è altissima poiché sanno che i tedeschi e i fascisti sono a conoscenza del lancio alleato a causa di un infiltrato, ma quelle armi che stanno per cadere dal cielo sono troppo importanti : ci sono da vendicare i venti compagni persi tra fucilati e deportati del rastrellamento di Tredozio di gennaio e, per questo, nessun rinvio è stato chiesto via radio al Centro brindisino dell’OSS (il servizio segreto USA , l’attuale CIA) .

Un rombo di motori e poi il cielo illuminato dalla luna si riempie di paracadute lanciati dagli Halifax del 1586 squadrone polacco (Special Duty Flight) , di stanza a Brindisi.

Sono 40 quintali di mitragliatrici, mitra Sten, munizioni, bombe a mano, 8 quintali di esplosivo oltre a viveri, medicinali, sigarette. Materiali che sino a poche ore prima erano stoccati nei depositi dei magazzini dell’OSS alla periferia della città di Brindisi e poi, con cura, impilati in lunghi contenitori metallici e in casse blindate, in una catena di montaggio a cui lavorano fianco a fianco operai brindisini, yugoslavi, cechi, ecc sotto la supervisione dei soldati americani.

A terra si lavora in fretta a raccogliere la manna caduta dal cielo, sparsa per un ampia zona. Alle luci dell’alba le pattuglie italotedesche appaiono , ma il partigiano Corbari ha preparato per loro una sorpresa: con una parte dell’esplosivo, appena giunto, ha trasformato un cascinale in una trappola esplosiva che fa strage dei nazifascisti. Per tutto il 18 luglio le Brigate nere e le SS risalgono il crinale del monte attaccando, ma i partigiani di Corbari rispondono dalle loro posizioni utilizzando ampiamente le munizioni appena ricevute da Brindisi.

Alla fine della giornata sono state sparate ottomila cartucce di mitra Sten e seimila di mitragliatrice . Al calar della notte, quando Corbari e i suoi possono finalmente riposarsi, duecento tedeschi e fascisti giacciono morti ed altri centodieci sono feriti. I partigiani caduti sono sei e la bella Iris che ha partecipato allo scontro ha un proiettile in una gamba.

Un’impresa straordinaria che meritò l'elogio del generale Alexander per la banda Corbari trasmesso da radio Londra, qualche giorno dopo e ricordato in un film omonimo del 1970 con Giuliano Gemma. Un successo frutto di un lungo lavoro iniziato molti mesi prima, quando il 16 febbraio 1944, nove italiani divisi in tre squadre , lasciavano il campo di addestramento del servizio Segreto americano OSS di Ostuni e si imbarcavano nel porto di Brindisi sul sommergibile Platino, messo a disposizione dalla Marina Militare Italiana alle operazioni dell’ORI (Organizzazione Resistenza Italiana).

Tra quelle squadre vi era quella comandata da Antonio Farneti un antifascista che dalla sua Romagna, dopo l’8 settembre, in bicicletta aveva attraversato il fronte e giunto a Bari era stato indirizzato da Tommaso Fiore alla nascente base napoletana di reclutamento di agenti speciali da infiltrare alle spalle dei tedeschi. Nella squadra di Farneti, in codice” Raisin”, vi era l’operatore radio Alberto Grimaldi detto Zanco. E’ lui che, insieme a Farneti, dopo lunghe traversie da film di spionaggio, tra retate naziste e tradimenti di delatori, riesce a raggiungere la Banda Corbari, tra le più audaci nella zona tra Forlì e Faenza . Grazie alla radio di Zanco, che tramette come Zella 1 alla base di Brindisi, si riesce a coordinare il fortunoso lancio di aiuti partigiani che permisero quella vittoria memorabile nella storia della Resistenza Italiana. Una storia che come brindisini possiamo esser fieri di aver contribuito .
 

Purtroppo, la storia di Corbari e della pasionaria partigiana Iris, non terminò nel classico lieto fine a cui la cinematografia ed in particolare quella holliwodiana ci hanno abituato e dobbiamo aggiungere che la loro vicenda ha degli aspetti di cui la Repubblica Italiana “nata dalla Resistenza al Fascismo” ha poco di esser fiera.


Iris, che si era unita nel gennaio 1944 alla banda partigiana di Silvio Corbari, legandosi a lui sentimentalmente, condivise con lui anche una tragica fine. All'alba del 18 agosto 1944, in località Ca' Cornio (frazione di Tredozio), la casa in cui lei e Silvio Corbari si erano temporaneamente rifugiati, assieme ad Arturo Spazzoli e Adriano Casadei (praticamente lo stato maggiore della banda), fu accerchiata dalle truppe nazifasciste, informate da una spia.

Iris, immobilizzata a causa della ferita alla gamba, riportata nella battaglia di Monte Lavane, riuscì ad uccidere il primo milite nazifascista che varcò la porta, ma, vista l'impossibilità di muoversi onde non essere di ostacolo alla fuga dei suoi compagni, si suicidò. Purtroppo il suo sacrificio fu vano, Corbari, Spazzoli e Casadei inseguiti ,vennero catturati e uccisi. I loro quattro corpi furono appesi come monito, prima , sotto i portici di Castrocaro Terme e successivamente ad un lampione in piazza Aurelio Saffi a Forlì.
 

Corbari fu catturato per la soffiata di un delatore, un certo Franco Rossi , ex appartenente alla sua formazione, che presentatosi al comandante della brigata repubblichina «IX settembre», Benito Dazzanigli indicò il luogo dov'era nascosto Corbari. Rossi seguì poi la «IX settembre» in Piemonte e quindi in Germania.

Nel dopoguerra Rossi, assieme alla madre e ad altri imputati, tutti latitanti, fu processato dalla Regia Corte d'assise straordinaria di Forlì con l'accusa di collaborazionismo e di attività spionistica a favore dei nazifascisti e condannato in prima istanza a 18 anni. Nel 1947 la Corte di Cassazione annullò senza rinvio la sentenza poiché nelle more del ricorso era sopraggiunta la famosa Amnistia Togliatti che, in nome della pacificazione nazionale, mandò liberi centinaia di torturatori, delatori e massacratori di civili e partigiani.



Antonio Camuso

Socio ANPI BRINDISI

Archivio Storico Benedetto Petrone

Brindisi 18 luglio 2014

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