venerdì 14 novembre 2014

Le Trummerfrauen , le donne delle macerie, dimenticate nei festeggiamenti sulla caduta del Muro di Berlino

Ma Berlino Est e la DDR erano “uno di stato di polizia” o invece erano una realtà ben più complessa e con aspetti sorprendenti ed addirittura di cui oggi nel nostro paese saremmo invidiosi? Quale è stato il ruolo delle donne e delle Berlinesi nel cammino della ricostruzione economica, morale , e politica della Germania?

http://www.pugliantagonista.it/archivio/9n1989_2_trummerfrauen.htm



Premettiamo che non vogliamo fare del negazionismo sul fatto che la Germania Est pagò per un tempo eccessivamente lungo le conseguenze dell’aver dichiarato la guerra a mezzo mondo ed in particolare all’Unione Sovietica , provocandole decine di milioni di morti. L’essere stata inglobata forzatamente nel Patto di Varsavia che si contrapponeva alla NATO, e l’essere lo stato confinario, quello che avrebbe dovuto reggere il primo impatto ad una possibile invasione delle armate occidentali, e nel quale stazionavano le migliori truppe corazzate sovietiche, fece della Germania dell’EST, un paese sicuramente anomalo, in uno stato di perenne attesa dello scoppio della terza guerra mondiale. Né ci possiamo dimenticare dei moti operai dell’estate 1953 , che furono repressi nel sangue proprio grazie all’intervento delle Forze speciali sovietiche. Si dovette arrivare all ‘Ostpolitik del socialdemocratico WillY Brandt, affinchè tra il 1973 e il 1974 Berlino-est fosse riconosciuta diplomaticamente nel mondo occidentale. Il lungo cammino quindi che ha portato alla caduta del muro inizia molto prima che Carol, il papa, o Walesa , o Gorbaciov potessero avere voce in capitolo. Figurarsi poi se noi che siamo contro ogni muro che divida gli esseri umani potremmo essere nostalgici di quel Muro che divideva Berlino e di fatto il popolo tedesco, ma…

I lungo cammino della ricostruzione e della riunificazione, porta ai piedi le pantofole delle Trummerfrauen “le donne delle macerie”

La Berlino che ieri festeggiava il 25ennale della sua riunificazione è una città profondamente cambiata dai tempi del Muro, grazie alla mole immensa di capitali investiti dalla Germania occidentale dopo l’annessione del 1990 , l’aver utilizzato manodopera con costi fortemente ridotti rispetto a quelli dell’ovest e diciamo pure anche tanto entusiasmo, ma niente ha che vedere con il miracolo che fecero le Trummerfrauen berlinesi.

Loro le donne delle macerie, in una città senza uomini dai 18 ai 55 anni, con la vanga, il martello, la carriola ed il fazzoletto in testa e spesso con solo le pantofole di pezza ai piedi, ricominciarono a ricostruire Berlino mattone per mattone, nel senso letterale della parola. Delle Trummerfrauen, rimangono soltanto sparsi per Berlino e, Dresda ed altre città tedesche , delle statue commemorative in alcuni parchi pubblici e qualche foto sul web. Eppure quelle donne che avevano visto pioversi sulla testa quasi centomila tonnellate di bombe dagli aerei inglesi, americani e russi e subito il martirio dell’assedio e della caduta della città con la vittoria dell’Armata Rossa, che furono testimoni e vittime dei tanti casi di violenza a cui gli ufficiali russi posero freno a fatica e che cessarono definitivamente solo con l’istituzione della Kommandatur e la divisione quadripartita della città, le centinaia di suicidi la maggior parte femminili in quei giorni di sgomento e disperazione, nonostante tutto , loro, le donne berlinesi, resuscitarono Berlino.

La Berlino che per un tragico scherzo del destino era stata la città che aveva negato i voti a Hitler nelle elezioni politiche del gennaio 1933 e che sei settimane più tardi, nel marzo del 1933, quando i dirigenti dei partiti politici e dei sindacati di sinistra erano stati tutti incarcerati nei lager, aveva concesso forzatamente solo il 38 per cento dei voti al partito nazista alle amministrative berlinesi, quella città il 2 maggio 1945, quando si arrese, era” il più grande cumulo di macerie al mondo”.

Facendo un totale delle distruzioni edilizie di tutte le città tedesche, Berlino risultava possederne ben un settimo di cui 48.000 edifici totalmente distrutti, 23.000 gravemente danneggiati ( e di fatto da abbattere) e 172.000 non gravemente danneggiati. Nelle strade di Berlino vi erano 67 milioni di metri cubi di macerie , fatti di travi, pietre , calcinacci, pezzi di ferro e acciaio , da rimuovere e riutilizzare, per un peso totale di 100 milioni di tonnellate da rimuovere. Furono le donne , le berlinesi, di ogni età e condizione che fecero il miracolo ( altro che quello di cui si vanta oggi la Merkel!) vivendo in comunione, nelle strade polverose di quei giorni, un momento unico, che ancor oggi dovrebbe essere un esempio e monito contro la follia della guerra e l’importanza della cultura femminile della vita come anticorpo ai disvalori dell’odio e della morte. Furono loro, con ciabatte e stivaloni ai piedi, un fazzoletto in testa e gli arnesi da lavoro a rimuovere macerie, recuperare mattoni e il ferro, salvando mobili e vestiti sepolti, mangiando un raffermo pane nero, accanto al fuoco di improvvisate collettive cucine da campo, erano loro che ritornavano la sera con il sorriso sulla bocca tra i loro figli, infondendo in essi la speranza.

Furono loro, le donne berlinesi che nell’inverno seguente per poter scaldare, i loro improvvisati alloggi e poter cucinare qualcosa, andarono ad abbattere tutti gli alberi del Tiergarten e della maggior parte dei boschi della città.(In seguito tutte le città tedesche donarono gli alberi per riforestare Berlino) E la Berlino femminile continuò a vivere e a farsi sentire nella Berlino dell’Est negli anni che seguirono. Per evitare di essere accusati di partigianeria non riportiamo cose scritte da giornali o riviste filocomuniste , ma bensì quanto scriveva nel 1975 il nostro Touring Club italiano , nella sua prestigiosa guida “Qui Berlino” :

“-Nelle strade di Berlino-Est non si vedono per lo meno di giorno , donne molto eleganti, eppure numerosi negozi offrono vestiti importati da Italia e Francia che vanno a ruba. Per spiegarlo bisogna svelare il mistero, ricordando che nella DDR vi è la più alta percentuale di donne al mondo che lavorano: il 48 per ogni cento lavoratori ( Oggi, sentire queste cifre nell’Italia che ha la presidenza europea, ci fa pensare di essere , noi all’età della pietra in quanto ad uguaglianza sociale e di genere….) Le donne della Germania dell’Est vanno in fabbrica in ufficio indossando più i calzoni che la gonna , ma nelle feste in famiglia o collettive amano esprimere la loro femminilità con dei vestiti eleganti… A Berlino –Est è molto elevato il numero di medici, ingegneri, avvocati e alti burocrati in gonnella. E vengono esercitati anche da donne alcuni mestieri che in altri paesi rappresentano il monopolio maschile. Vi sono commissioni aziendali formate da sole donne e un terzo dei deputati nazionali e regionali sono donne. Di conseguenza la posizione della donna è molto forte, lo dice tra l’altro il fatto che dieci uomini su cento accettano al momento del matrimonio di prendere il cognome della moglie…nelle pasticcerie, nelle osterie spesso si vedono tavole riservate a sole donne, cioè alle amiche che si danno convegno ogni settimana, sempre nello stesso locale e alla stessa tavola, per il loro (coroncina), l’appuntamento dei pettegolezzi…”-

http://www.pugliantagonista.it/archivio/9n1989_2_trummerfrauen.htm

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