domenica 3 ottobre 2010


L’ultimo saluto a pugno chiuso al compagno partigiano Raffaele De Grada ( Raffaelino)

http://www.pugliantagonista.it/archivio/raffaele_de_grada.htm

Premessa
Sono appena di ritorno dalla prima assemblea della neocostituita sezione dell’ANPI di Brindisi, il tempo di accendere il PC per uno sguardo veloce prima di correre a lavoro, quando sotto gli occhi scorre un annuncio che ti fare un balzo al cuore e ti costringe a ripercorrere idealmente 40 anni di impegno politico vissuto avendo come riferimento valori che si identificavano con uomini come De Grada.:-“ Raffaele de Grada, critico d’arte, scrittore, comunista e partigiano è morto ieri 1 ottobre 2010 a Milano”-

Raffaele De Grada Jr

De Grada, un nome che ha accompagnato la mia generazione negli anni della gioventù vissuta a passo di corsa, ma sapendo che, nel caso avessimo smarrito la strada sarebbe bastato semplicemente fermarsi, riprender fiato e chieder consiglio a uomini come “Raffaelino”.

Lui, borghese e figlio d’arte, critico e scrittore, comunista e comandante partigiano, lui, che nel periodo buio della guerra, insieme a Pajetta e Curiel fondò quel Fronte della Gioventù ( da non confondersi con l’organizzazione giovanile neofascista che negli anni 60 provocatoriamente assunse l’omonima sigla) che a Milano e Firenze fornì alla Resistenza una agguerrita generazione di giovani partigiani, lui comandante delle brigate partigiane fiorentine, lui, prima voce di Radio Milano il 27 aprile 1975, lui segretario italiano negli anni 50 a Parigi,del Comitato Mondiale dei partigiani della Pace, lui uno dei primi firmatari della dichiarazione di Stoccolma per la messa al bando dell’atomica sul Pianeta,…lui e Francesco Leonetti la coppia di intellettuali in perenne dibattito e messa in discussione di certezze e ideologie, lui che da parlamentare comunista , passò gli ultimi anni di impegno politico da consigliere comunale milanese tra i banchi di Democrazia Proletaria e che fu anche direttore del giornale dell’estrema sinistra Fronte Popolare, mentre Francesco Leonetti transitava quel che rimaneva del PC(m-l)I , e gli eredi di Servire il popolo e dell’Unione dei comunisti italiani ( marxisti-leninisti) , alla fine degli anni 70 , nell’Area dell’Autonomia Operaia.

Uno scherzo del destino, ma forse semplicemente la vera immagine di quanto gli anni 60 son stati crogiuolo di idee, sperimentazioni, ripensamenti, passioni immense e profondi capovolgimenti è proprio quello che lega Raffaele De Grada con quell’area del marxismo leninismo (che spesso è stata ritenuta semplicemente l’idiota pappagallo della retorica propaganda maoista) che il sottoscritto e tanti altri giovanissimi nel 69 abbracciammo con entusiasmo: fu in quel magma incandescente che erano gli ambienti universitari ed intellettuali “rivoluzionari” milanesi che Aldo Brandirali il discusso capo di Servire il Popolo conobbe la figlia di De Grada e la sposò, divenendo il genero che, nel 1975, fulminato sulla via di Damasco abbandonò allo sbando il suo piccolo partito maoista e tempo dopo divenne , purtroppo, uomo di punta di un altro crogiolo politico, quello che attraverso Comunione e Liberazione ha portato all’avvento a Milano di re Roberto Formigoni.

Un destino che vuole oggi, a dare l’ultimo saluto al suocero, sia stato lo stesso Brandirali con le parole che tutti noi avremmo dedicato a Raffaelino:”-… appassionato parlamentare comunista ed esempio di come si vive stupiti dalla bellezza e moralmente impegnati per la giustizia…-

Sì, occorre una nuova generazione di appassionati comunisti, amanti della bellezza della vita , capaci di gustare il profumo, sempre più difficile da trovare, dei prati in fiore, delle spighe di grano appena falciato, del sudore dei corpi di contadini e operai soddisfatti del lavoro quotidiano perché consapevoli che esso non produce mezzi di morte e di guerra ma sicuro progresso per i loro figli e non in antitesi con le esigenze delle altre specie del nostro pianeta.
La Pace e la Giustizia, due testimoni da raccogliere dall’eredità delle battaglie di Raffaele De Grada affinché, quando toccherà il nostro momento di lasciare ad altri il nostro cammino di impegno , possiamo scrivere le stesse parole con le quali , la madre di Raffaele , anche lei borghese, divenuta comunista e partigiana, Magda Ceccarelli chiude il suo Diario - di resistente- ( premiato pochi giorni fa a Pieve Santo Stefano, ultima gioia per Raffaele) narrando del primo giorno di libertà dal nazifascismo “- E' bello vivere e soprattutto aver vissuto così. Aver portato un piccolo contributo, un sacrificio di lacrime e di azione. Aver aiutato a vincere.Essere stati nel vero. Sempre,senza confusioni, senza incertezze, senza pentimenti. Aver visto chiaramente la strada e averla seguita. Essere stati onesti nella nostra fede. Lascio che i ragazzi bivacchino e mi addormento. E' la prima notte di pace”-
Un saluto a pugno chiuso a Raffaele e a mamma Magda.

Antonio Camuso
Archivio Storico Benedetto Petrone
Brindisi , 3 ottobre 2010

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